[21/11/2008] Aria

I militari esperti in armi chimiche ci salveranno dall´ozono?

LIVORNO. Australia, Olanda ed Usa hanno già detto di essere disponibili a mettere a disposizione le loro Forze armate per assistere le agenzie della Nazioni Unite a mettere i sicurezza gli stock di sostanze pericolose e dannose per l´ozono. I loro esperti forniranno suggerimenti su come rendere più celere il trasferimento dei prodotti chimici nocivi nei depositi sparsi in tutto il mondo.

La partnership, guidata dalla Environmental protection agency (Epa) Usa e dal Department of Defense di Washington, potrebbe ridurre di due terzi i costi di smaltimento dei clorofluorocarburi (Cfc) e degli idroclororofluorocarburi (Hcfc) fortemente dannosi per lo strato di ozono che filtra le radiazioni solari nocive.

«In molti Paesi i militari sono stati spesso in prima linea negli sfoirzi per eliminare gradualmente le ozone-depleting substances (Ods) – spiega Marco Gonzales, segretario dell´Ozone secretariat dell´ Progamma ambientale dell´Onu (Unep) – La loro esperienza può essere preziosa nei Paesi in via di sviluppo che si trovano di fronte a sfide simili».

Quel che non spiegano l´Unep e i 150 governi che fanno parte del Montreal Protocol e della Vienna Convention, per la protezione dello strato di ozono, che si sono riuniti a Doha, in Qatar, è da dove viene questa esperienza delle forze armate, cioè dal possesso, utilizzo e stoccaggio di armi chimiche e di uranio impoverito. Proprio questo consente a molti eserciti di fare contratti competitive per lo stoccaggio le sostanze chimiche nei loro impianti già pronti ed utilizzati e che, almeno questa volta, più che ad ammassare sostanze per realizzare armi mortali serviranno a smaltire il restante 10% di queste sostanze "buca-ozono" presenti ancora in vecchie apparecchiature non ancora smaltite.

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