[19/11/2008] Parchi

Perché togliere il nulla osta ai parchi?

PISA. Dire-Fare ha avuto il merito di rilanciare il dibattito e una più approfondita e informata riflessione sui temi del paesaggio (e non solo). Negli stessi giorni la nostra regione doveva decidere come recepire il nuovo codice dei beni culturali e in particolare chi deve rilasciare il nulla osta riguardante anche il paesaggio. Ora, per una ampia parte del territorio toscano a questo da anni ormai provvedono e bene i parchi. Bene non solo perché devono rispettare tempi stretti e quindi non possono menare il can per l’aia, ma anche e soprattutto perché possono farlo sulla base di una visione più ampia rispetto a quella comunale tenendo conto quindi – si pensi all’agricoltura - di quelle interrelazioni sulle quali si basa il piano dell’area protetta. In effetti la cosa ha ben funzionato finora nei tempi e nel merito. Ebbene, stranamente e inspiegabilmente si è preferito senza tanti discorsi saltare i parchi e tornare ai comuni il che significa agli uffici tecnici preposti che dovranno pronunciarsi spesso su qualcosa che altri hanno predisposto e stanno gestendo. Colpisce come nel dare il bel servito dato ai propri parchi (i tre regionali) non ci si sia presi neppure la briga di darne una qualche motivazione e giustificazione. E questo nel momento in cui la regione sta lavorando alla nuova legge regionale sui parchi e le aree protette. Una legge –va detto con estrema chiarezza- che sta girando a vuoto e da troppo tempo per gli uffici senza riuscire a trovare una conclusione a cui altri arrivano –come abbiamo visto -con ben altra speditezza.

Tutto ciò non può non preoccupare specialmente se teniamo conto del momento nazionale. E’ possibile che non ci si renda conto di quali sono le ragioni che stanno alla base prima dell’affondamento della legge 183 sui bacini idrografici e ora in buona misura dei parchi e della legge 394. E’ possibile scrivere con tanto compiacimento del livello del dibattito sul paesaggio in Toscana come ha fatto anche Morisi su Repubblica e poi depotenziare e marginalizzare il ruolo dei parchi (ma si potrebbe dire altrettanto dei bacini) proprio in riferimento alla Convenzione europea del paesaggio che su questi aspetti è stato ignorato dal nuovo codice? E’ possibile non vedere come il governo del territorio nella nostra come nelle altre regioni non può fare a meno di questi cruciali punti di snodo della programmazione che sono parchi e bacini? Cruciali perché operano su dimensioni solo tracciate dai confini amministrativi. E non si scomodino motivazioni che hanno fatto ormai e da lunga pezza il loro tempo, quale la elettività. I piani dei parchi sono costituzionalmente sovraordinati ai piani ordinari di qualsiasi tipo e per questo sono speciali.
Mi sono chiesto già tante volte e torno a farlo; ma davvero la programmazione in Toscana non potrà trarre giovamenti e spinte positive dai piani dei due nostri parchi nazionali –Arcipelago e Foreste Casentinesi - recentemente approvati dalla regione?

Davvero quelle delicate questioni discusse alla Fortezza da Basso su paesaggio e agricoltura; la fauna, la flora, l’agriturismo, i prodotti biologici potranno essere efficacemente affrontate ignorando quello che i due parchi tra non poche difficoltà stanno facendo per dare attuazione a quegli strumenti di pianificazione?

E senza questa presenza e ruolo si pensa davvero di rendere più credibile la giusta rivendicazione che il paesaggio come la natura e l’ambiente non debbano essere confinati nei ministeri romani magari ad esperti di Hamburger?

Si chiuda alla svelta con la bozza della nuova legge per mettere mano alla sua approvazione così potremmo anche correggere le decisioni sbagliate.

Torna all'archivio