[10/11/2008] Comunicati

Il quarto rapporto Ipcc, questo sconosciuto (5)

FIRENZE. Appurato un sicuro riscaldamento in corso nel sistema climatico (0,56-0,92° C dal 1906 al 2005, come abbiamo visto), e analizzati i suoi effetti principali, abbiamo cominciato a vedere nelle scorse settimane quale sia il contributo che le attività umane hanno fornito a questa fase di riscaldamento, e al conseguente aumento dell’energia interna al sistema climatico.

In particolare, elencati gli aspetti qualitativi del contributo antropico al surriscaldamento, andiamo ora a quantificare il ruolo delle emissioni umane dei principali gas climalteranti (CO2, CH4, N2O, ozono, e il gruppo dei gas chiamati “idrocarburi idrogenati”). Il quarto rapporto evidenzia come la concentrazione della CO2, che è «salita da un valore nell’era pre-industriale di circa 280 ppm a 379 ppm nel 2005», supera di molto il range di oscillazione naturale avutosi «negli ultimi 650.000 anni».

Quanto affermato vale anche per quanto attiene al metano atmosferico, e va considerato che i dati sono riferito al 2005, mentre oggi (dati Nasa) la concentrazione della CO2 nell’aria è di 384 ppm. L’accuratezza del dato relativo al passato (cioè la fondatezza dell’affermazione riguardo ad una serie storica così lunga) è motivata dal fatto che, mentre per il rilevamento delle temperature e/o dell’estensione della banchisa è piuttosto complicato effettuare ricostruzioni attendibili riguardo al passato, la concentrazione della CO2 atmosferica è più facile da ricostruire con precisione grazie all’analisi dei carotaggi, cioè dell’aria contenuta nelle bolle intrappolate negli strati di ghiaccio accumulatisi nelle calotte e nei ghiacciai.

A questo dato contenuto nel rapporto va aggiunta una considerazione più volte sollevata dal climatologo Giampiero Maracchi, e riportata su greenreport: non solo la concentrazione della CO2 è la più alta da centinaia di migliaia di anni, ma va anche aggiunto che essa aveva oscillato, negli ultimi 400.000 anni, in un range che andava da 190-200 a 280-290 ppm, con una variabilità di circa 100 ppm. Questo range di variazione è stato ampliato a causa delle emissioni climalteranti umane, e lo stesso aumento di concentrazione di 100 ppm si è avuto in soli cento anni. Attualmente, secondo il quarto rapporto, le emissioni stanno crescendo ad un ritmo di 1,9 ppm/anno.

Occorre a questo punto chiarire che l’effetto dei fattori naturali e del fattore antropico nel cambiamento climatico è quantificabile con una certa precisione, attraverso il concetto di forcing radiativo. Con questa espressione si intende «l’influenza che un fattore esercita nell’alterazione dell’equilibrio dell’energia entrante e uscente dal sistema atmosferico», cioè in pratica quanto ogni fattore (espresso in Watt/mq) influisca sul clima terrestre, nel senso del riscaldamento o del raffreddamento. Nel quarto rapporto il contributo dei vari forcings radiativi è riferito all’era pre-industriale, cioè viene indicato quanto le varie forzanti influiscano modificando quelle che sarebbero le condizioni che avremmo in assenza di influenza antropica (cioè se la nostra specie non esistesse).

Andiamo quindi al dunque: come si vede nell’immagine, una delle più importanti nell’intero quarto rapporto, il forcing della CO2 è stimato tra 1,49 e 1,83 W/mq, con un valore più probabile di 1,66 W/mq. Altri forcing positivi di origine antropica sono la crescita della concentrazione del metano (0,43-0,53 W/mq), del protossido d’azoto N2O (0,14-0,18 W/mq), degli alo-idrocarburi (0,31-0,37 W/mq). Tra i forcing positivi va anche considerato l’ozono troposferico (0,25-0,65 W/mq), mentre l’ozono stratosferico sembra essere fattore raffreddante (forcing negativo da -0,05 a -0,15 W/mq).

I principali forcing negativi sono invece i cosiddetti aerosol, pure di origine antropica ma anche derivanti dalle eruzioni vulcaniche: nitrati, solfati, fuliggine, polveri hanno un effetto raffreddante sul sistema climatico, che avviene in due sensi: nel senso della schermatura dei raggi solari (forcing da -0,90 a -0,10), e nel senso della maggiore nuvolosità causata dalla presenza nell’aria degli aerosol (forcing da -1,80 a -0,30), che forniscono nuclei di condensazione per le precipitazioni. Ambiguo infine, è il ruolo giocato dall’uso del suolo, che ha forcing positivo per certi versi (l’accumulo di fuliggine su ghiacci diminuisce l’albedo) e negativo per altri aspetti, fino ad una sostanziale neutralità annessa a questo fattore.

Infine il ruolo della principale forzante naturale, cioè del sole, è stimato essere di un contributo al riscaldamento piuttosto basso: da 0,06 a 0,30 W/mq, con il dato più probabile attorno agli 0,12 W/mq, un valore che nella migliore ipotesi è circa un quinto del forcing antropico. Il forcing antropogenico totale, fatte le somme, sembra quindi essere positivo e andare da 0,60 a 2,40 W/mq, con un valore più probabile di 1,60 W/mq.

Ecco quindi fatte le somme precise, ecco quindi dimostrata l’esclusività della componente antropica nel surriscaldamento? Beh, occorre andarci piano: anzitutto occorre chiarire che – come si vede nella parte destra dell’immagine - alcuni dati sui forcing (per esempio quello relativo alla CO2) sono conosciuti con precisione, mentre i calcoli relativi agli altri (come i forcing negativi da aerosol) hanno un grado di affidabilità medio, in alcuni casi basso. Inoltre, occorre porre attenzione alla didascalia sottostante, dove è spiegato che i range forniti riguardo alle forzanti (per esempio il valore della CO2 da 1,49 a 1,83 W/mq) non sono sicuri al 100%, ma sono il risultato dell’elaborazione di modelli che hanno un’attendibilità dal 5 al 95%.

Quindi la tabella presentata deve essere presa come probabilistica e non deterministica, come vedremo avverrà per la gran parte dei grafici che saranno presentati da ora in poi, nel quarto rapporto. Suddivisione fondamentale, anche per ribadire quanto già affermato nelle settimane passate, e cioè che il quarto rapporto si basa sul concetto di incertezza, o meglio su diversi gradi di incertezza relativi a variabili più o meno conosciute, più o meno significative, più o meno provate.

Ciò non toglie che davanti agli studi finora compiuti e pur nella presenza di dubbi, il forcing antropico verso il riscaldamento sembra essere largamente preponderante rispetto ai forcing antropici negativi, e molto maggiore rispetto alla forzante naturale (positiva) causata dal sole: in conseguenza di ciò, nel rapporto è evidenziato come ci sia «una fiducia molto alta» - (very high confidence, cioè una probabilità superiore al 90%) - «che l’effetto medio globale delle attività umane dal 1750 sia stato un riscaldamento, con un forcing radiativo di +1,60 (da 0,60 a 2,40) Watt per metro quadrato».

continua)

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