[10/11/2008] Parchi

Le aree protette marine agli sgoccioli

PISA. Nella recente audizione alla Commissione ambiente del Senato, Federparchi ha denunciato con forza l’agonia delle aree protette marine ormai senza più ossigeno. Qui i tagli - che pure riguardano anche gli altri parchi e aree protette - si preannunciano mortali perché la loro condizione era già agli sgoccioli. Sarà questa perciò una delle questioni centrali del prossimo congresso di Federparchi che si terrà a fine gennaio. Se è vero, infatti, che in questo momento per tutti i parchi la situazione è preoccupante più di quanto le stesse istituzioni avvertano non v’è dubbio che il caso delle aree marine meriti una particolare attenzione per i rischi a cui si sta andando rapidamente incontro. Prendiamo qualche brutto segnale che ci riguarda da vicino. La istituzione della riserva marina della Meloria è stata concordata tra i vari soggetti interessati molti mesi fa dopo più di due decenni di attesa. Ebbene la firma del decreto data per imminente non so quante volte ancora non è stata apposta. La Meloria non le Galapagos! Stessa musica ma più seria ancora l’area marina del Parco nazionale dell’Arcipelago.

Carte, progetti, perimetri, incontri, proposte che si rincorrono anche lì da anni non sono finora arrivati in porto, anzi siamo ancora in alto mare. Il governo era nuovo, il ministro pure, era estate e non bisognava avere fretta, ma ora gli ombrelloni si sono chiusi e pure le sdraie, ma dal ministero non si riesce a sapere nulla tanto è vero che non è stato finora possibile né ai parchi né alle regioni e gli enti locali ottenere il richiesto incontro con il nuovo ministro. Solo voci e di quelle bisogna la momento accontentarci anche perché sono tutt’altro che rassicuranti. Si sa, ad esempio, che il consiglio dei ministri starebbe raccogliendo elementi per mettere a punto proposte di modifica della legge quadro 394. Si sente dire – e qui torniamo alle aree protette marine e non alle aree marine protette come continua ambiguamente a dire e scrivere il ministero per differenziarle istituzionalmente a farne cosa propria. Infatti le voci dicono che il ministero sta valutando come tagliare fuori dal comparto qualsiasi presenza e iniziativa regionale già ora assolutamente marginalizzata.

Disturberebbe, insomma, la presenza – rara - di aree protette marine di tipo regionale e locale come in Liguria oltre al ruolo complessivo del sistema regionale. Del resto che il ministero voglia fare come gli pare lo si arguisce facilmente anche dal fatto che le aree protette marine non figurano ancora nell’elenco ufficiale; sono cioè clandestine e chissà che non si prenda loro prima o poi l’impronta digitale. Evidentemente al ministero delle varie e diverse pronunce di questi anni che hanno detto e ribadito nella maniera più netta e chiara che esse vanno gestite alla stesa stregua delle altre non gliene frega niente. Neppure della legge che dice chiaramente che ‘ai parchi marini si applicano le disposizioni relative ai parchi nazionali’. Ecco perché si sono inventati l’ambigua definizione di area marina protetta quasi si trattasse appunto di altra roba; roba loro.

Nel 2007 il ministero in una pubblicazione di 300 pagine dedicate alla ‘Valutazione dell’efficacia di gestione delle aree marine protette italiane’ ( Isole Ciclopi, Miramare, Penisola del Sinis, Secche di Tor Paterno, Torre Guaceto) ad un certo è detto; ‘I soggetti gestori delle varie AMP puntualizzano e pongono sotto monitoraggio verso l’esterno la loro struttura di amministrazione che dipende da un rapporto con il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare (MATTM) e da un rapporto locale con vari enti e organizzati solitamente in consorzi pubblici tra Comuni, Province ed istituzioni scientifiche’.

Non è difficile scorgere anche ad un occhio poco addestrato che mancano –guarda un po’- le regioni. Eppure poco dopo non si manca di sottolineare che questi strani enti di gestione non hanno personale proprio ad eccezione del Direttore o figure interne ai comuni, generalmente piccoli e piccolissimi e già a corto di risorse e quindi anche di personale tanto è vero che la stessa vigilanza ordinaria latita come i giornali più volte hanno scritto a fine di ogni estate. Si aggiunge, infine, che ‘Pur non essendoci un’ovvia e conosciuta solidità di governo locale nella AMP’, c’è una certa efficienza. Ora se questo è il quadro -che i tagli annunciato a parchi e enti locali non potranno che aggravare- è legittimo chiedersi; ma al ministero non hanno altro a cui pensare? Davvero si pensa che quel tipo di gestione legata a doppio filo al ministero che se ne infischia delle regioni sia quella che può garantire quella capacità di programmazione e pianificazione richiesta a gran voce anche dagli organi internazionale e comunitari che il nostro ministero regolarmente diserti come ben sappiamo? E meno male che si sta parlando di federalismo, di nuovi codici delle autonomie, di titolo V.

E per finire; dopo tanti rinvii ora che a Genova si è insediato il Santuario dei cetacei qualcuno è in grado di dirci cosa sta facendo e cosa sta facendo la famosa cabina di pilotaggio del nostro paese, ministero dell’ambiente in testa?

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