[03/05/2006] Consumo

John Galbraith nel ricordo di Carla Ravaioli

MILANO. John Kenneth Galbraith, scomparso nei giorni scorsi, è stato una figura di primissimo piano nello sviluppo del pensiero economico keynesiano e post-keynesiano. Il suo pensiero ha stimolato a più riprese la discussione pubblica sui temi di politica economica, evidenziando la discrepanza fra l’ideologia della competizione e la realtà delle imprese economiche su larga scala. Carla Ravaioli (nella foto), ambientalista e saggista di fama nazionale, ha conosciuto Galbraith e nel 1992 ha pubblicato una sua intervista nel libro "Il pianeta degli economisti, ovvero l’economia contro il pianeta".

«Mi ha commosso profondamente la notizia della sua morte - dice Carla Ravaioli - pur essendo di sinistra quanto può esserlo un americano, Galbraith infatti era un punto di riferimento per tutta la sinistra. Era una persona veramente positiva, di cui era possibile fidarsi e a cui era utile chiedere un parere. Lui è stato un economista non alla maniera vincolante e rigida come gli altri, e tra l’altro è stato anche un politico, amico di Kennedy che lo ha mandato come ambasciatore in india, consulente per le campagne elettorali da Roosvelt fino all’ultima presidenza di Clinton».

Carla Ravaioli ha conosciuto Galbraith una prima volta a Roma e poi l’ha nuovamente incontrato nel corso del tour che l´ha portata in mezzo mondo per la pubblicazione del “Pianeta degli economisti”.

«Una delle domande che rivolgevo nelle mie interviste a questi grandi economisti, tra cui anche sette premi nobel, era “possibile che non vi rendiate conto del rapporto strettissimo tra crisi dell’ecosistema ambientale e sistema economico dominante?”. Molti degli economisti rispondevano nello stesso modo, ovvero come Friedman: “Ambiente? Ma io sono un economista!”. Invece la risposta di Galbraith fu: “A parte la minaccia di una guerra nucleare, il problema ambiente è la più grande minaccia per il futuro del nostro pianeta”.

Secondo Carla Ravaioli John Kenneth Galbraith lascia quindi un segno tangibile nel pensiero economico mondiale. «Nonostante molti politici ed economisti continuino a ignorare la questione ambientale – dice la saggista – Galbraith ha aperto molti occhi, cominciando dal suo libro "La società dell’abbondanza", che può essere considerato un antesignano della critica al consumismo, alla sovrapproduzione di merci fine a sé stessa e governata dal mondo della pubblicità: è stato forse il primo a intravedere il profilarsi di questa società che identificava l’affermazione personale solo con il reddito e la capacità di consumo».

L’ultimo libro di Galbraith, “L’economia della Truffa”, Carla Ravaioli l’ha letto durante l’estate scorsa: «è una forte critica al capitalismo che oggi si è deformato a tal punto da affidarsi solo alla truffa, per continuare il capitalismo può solo imbrogliare il prossimo».

Carla Ravaioli conclude il suo ricordo di Galbraith sottolineando che l’economista americano aveva «la certezza della gravità della questione ambientale, ma anche la consapevolezza della necessità di una soluzione globale. Fu anche uno tra i primi, e all’epoca mi sorprese, a capire che la contabilizzazione del Pil è una follia che non risponde minimamente alla realtà economica di un Paese, perché per esempio viene estromesso l’enorme apporto che dà all’economia il lavoro delle casalinghe, oppure a livello mondiale quello delle economie di sussistenze. E poi come è possibile calcolare esattamente la redditività di una fabbrica d’acciaio considerando gli utili e ignorando l’inquinamento degli scarichi?
Infine – conclude la Ravaioli – Galbraith era consapevole che finché il mondo occidentale continuerà a consumare così tanto non potrà pretendere che sia il sud del mondo a farsi carico della questione ambientale».

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