[07/11/2008] Comunicati

I 27 dell´Ue s´incontrano aspettando Obama: prove tecniche di governance mondiale?

LIVORNO. Primi timidi tentativi europei di gettare le basi per costruire una futura governance mondiale dell’economia? Vedremo, intanto oggi i 27 leader dell´Unione europea si ritrovano a Bruxelles per preparare il summit del G20 del 15 novembre, nel quale – spiegano le agenzie - si dovrebbero fare i primi passi per riformare il sistema finanziario internazionale. Il nuovo vertice straordinario dei capi di Stato e di governo dell´Ue, voluto dal presidente di turno Nicolas Sarkozy, cade proprio al termine di una settimana ancora tormentata per le Borse europee e mondiali, e servirà a mettere a punto una posizione comune europea in vista dell´appuntamento di Washington.

Base della discussione, il documento preparato dalla presidenza francese. Documento nel quale, si legge sull’Ansa, «si sottolinea la necessità di rafforzare le regole e la vigilanza sui mercati internazionali, combattendo ogni forma di protezionismo, trasformando il Fondo monetario internazionale nella principale istituzione responsabile della stabilità finanziaria mondiale e realizzando un sistema di allerta globale in grado prevenire efficacemente i rischi di nuove crisi».

Sarkozy chiederà quindi al G20 di prendere subito, al termine della riunione del 15 novembre, degli impegni ben precisi, con l´obiettivo di presentare «proposte concrete al massimo entro 100 giorni». Certo, Sarkozy nella lettera inviata a tutti i premier dell´Ue li ha invitati a «mobilitarsi per intraprendere tutte le azioni indispensabili per sostenere la crescita e l´occupazione», ma sappiamo che almeno lui non mette in discussione né Kyoto né il Pacchetto clima nonostante la crisi e ci pare già qualcosa.

E tutto questo accade mentre la neo elezione a presidente degli Stati Uniti di Barak Obama ha creato un apparentemente buon clima internazionale. Come dice Bastasin oggi sul Sole24Ore «C’è una straordinaria opportunità dietro la comparsa sul palcoscenico della politica del primo credibile testimone dell’era della globalizzazione. Agli europei spetta il compito storico di aiutarlo a uscire dalla banale alternativa tra dare una soluzione globale alla crisi americana o dare una soluzione americana alla crisi globale e costruire invece un progetto ambizioso di governance globale».

Orientamento verso il quale nel suo piccolo greenreport da tempo individua l’unica possibile strada da percorrere per far fronte ad un’economia globale attualmente senza freni di alcun genere ed eccessivamente finanziarizzata, che brucia denaro in frazioni di secondo, allarga la forbice tra ricchi e poveri, non ha alcun criterio di sostenibilità ambientale.

Di più, greenreport si è spinto anche oltre ritenendo necessaria la creazione di un organismo di governo (che è qualcosa di più di una governance) che orienti l’economia verso la sostenibilità e che non può non avere la sede che all’Onu. Idea questa che tuttavia, dobbiamo riconoscere, non trova sponde.

Obama, pur sapendo che è meglio non illudersi più di tanto, ha però speso gran parte della sua campagna elettorale a dichiarare di voler includere standard ambientali negli accordi commerciali internazionali e ha un programma che sulla lotta al global warming e sulle energie alternative nonché sull’efficienza energetica e il risparmio punta moltissimo. Anzi si può dire che sono il cuore del suo programma.

Nonostante la crisi che durerà almeno fino a tutto l’anno prossimo, e chissà che non arrivi al 2010, Obama cerca di tenere insieme la sostenibilità sociale con quella ambientale (una cosa difficilissima).

In questo contenuto e con questi ideali ci sono sulla carta (ci pare) le condizioni per un “cambiamento epocale” del modello economico. Anche se è quasi paradossale (ma poi non troppo) che l’impulso arrivi proprio da dove è nata la malattia. Ci siamo spinti un po’ troppo oltre, lo sappiamo, lasciando da parte ad esempio il fatto che è ancora piuttosto lontana la fine del petrolio e la nascita di una strutturata produzione di energia alternativa e rinnovabile. Ma lo abbiamo fatto volutamente. Perché c’è un tempo per tutto ed ora è quello della speranza e dell´azione immediata.

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