[06/11/2008] Comunicati

I profughi ambientali di Otong Java non sono i primi e non saranno gli ultimi

LIVORNO. Oggi le agenzie di stampa lanciano la notizia dei primi profughi da global warming, si tratterebbe di 40 famiglie da un´isoletta di Ontong Java nella Isole Salomone, un atollo che si estende su 1.400 kmq di oceano Pacifico e che comprende 122 isole che, tutte insieme, raggiungono appena 12 kmq e che rischia di essere completamente inghiottito dal mare che sale entro il 2015. Sull´atollo vivono circa 2.000 persone.

Purtroppo gli abitanti di Ontong Java non hanno questo triste primato: 500 residenti delle Carterets Island, poco a nord di Otong Java, erano già stati sfollati a Bougainville, un´isola autonoma di Papua Nuova Guinea già nel 2007, da intere popolazioni di molti altri atolli dell´Oceania vengono richieste di essere ospitati in massa in Australia e Nuova Zelanda.

Il livello del mare intorno a Otong Java è cresciuto di 10 centimetri negli ultimi 10 anni,, inondando le piantagioni, ma un terzo dei 1.500 residenti dell´isoletta si sono rifiutati di lasciarla, precisa l´emittente.

Solo una quindicina di giorni fa, il segretario permanente del ministero dell´ambiente delle Salomone, Rence Sore, aveva detto al Salomon Islands Time che gli abitanti Ontong Java non sarebbero stati costretti ad abbandonare l´isola e che questo sarebbe avvenuto solo dopo intense consultazioni.

Evidentemente le 40 famiglie, circa un terzo degli abitanti, hanno preferito fuggire dall´oceano che sale gli altri preferiscono restare ad aspettare il mare che divora il loro piccolo mondo che è tutto ciò che hanno e conoscono. Sore è anche preoccupato perché l´emergenza sta aumentando in gran parte delle Isole Salomone e l´impossibilità di delocalizzare tutti quelli che saranno colpiti dal cambiamento climatico potrebbe rendere la situazione ingestibile dal punto di vista economico e sociale.

«L´intrusione di acqua salata ha devastato le coltivazioni di taro swamps sull´atollo di Ontong Java - ha spiegato Sore - una delle principali colture alimentari delle isole». Il 17 ottobre il Samoa Observer riportava la discussione avvenuta alla quarta tavola rotonda del Pacifico sui cambiamenti climatici organizzata dalla National university di Samoa. Il direttore del segretariato del Pacific regional environment programme (Sprep), Asterio Takesy, sottolineava che «Paesi come Kiribati, Tuvalu e Tokelau sono tra i più vulnerabili tra gli Stati insulari del Pacifico all´innalzamento del livello del mare. Il trasferimento della popolazione è una questione delicata e, sebbene sia in questa fase ancora un´opzione, ulteriori danni ambientali poterebbero significare per queste persone che non c´è più nulla da fare che andarsene. Il ricollocamento è un problema delicato per molti di noi nel Pacifico. In particolare per coloro che ne sono colpiti e visto che il nome climate change refugees ci trasmette un messaggio che ci riguarda tutti ... siamo disponibili ad accettarlo, piuttosto che fare qualcosa al riguardo. Eppure ciò a cui la gente dà valore come la nostra cultura è impensabile che qualcuno se la lasci alle spalle».

Ma il ricollocamento di piccole comunità insulari appare sempre più necessario, si stanno cercando Paesi disposti ad ospitarle e l´ultima speranza per gli Stati insulari del Pacifico viene da alcuni Paesi africani che si sarebbero detti disponibili. «E´ ovviamente un´opzione - ha detto Takesey - ma potremo raggiungere i Paesi Africani di sostegno. E quando c´è sostegno c´è speranza».

Patrick Nunn di Oceanic Geoscience ha spiegato al Samoa Observer che «la delocalizzazione è una soluzione di sopravvivenza». Le sfide poste dai cambiamenti climatici sono profonde e mettono in pericolo la capacità degli ambienti insulari di continuare a sostenere i loro abitanti». Secondo un rapporto presentato dallo Sprep, i piccoli Stati insulari sono di fronte a due minacce principali ed a cinque problemi trasversali i gestione.

Le minacce vengono dalla collasso della sostenibilità ambientale, in particolare a causa del global warming e dal cambiamento del ciclo delle piogge, che mettono in pericolo le risorse alimentari; l´altro pericolo è la perdita di terre fertili per l´innalzamento del livello del mare, l´erosione delle coste, la salinizzazione delle falde idriche.

I problemi di gestione sono: adozione di misure di adeguamento al cambiamento climatico; Programmi e piani di sviluppo a lungo termine; Consapevolezza che il climate change riguarda tutti gli abitanti delle isole del Pacifico, Incoraggiare le persone più importanti delle comunità locali a prendere le decisioni ambientali più opportune per il futuro; ricollocare le comunità e le infrastrutture vulnerabili.

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