[03/11/2008] Parchi

Federparchi: meno burocrazia e più autonomia e risorse per i parchi

LIVORNO. Il quadro delle aree protette italiane non è certo tranquillizzante: taglio di fondi che hanno portato i parchi al limite della sopravvivenza, personale a rischio, voglia di dare la gestione in mano a non meglio definite "fondazioni", ticket d´ingresso, Aree marine protette (Amp) ormai portate all´agonia... La cura Prestigiacomo-Tremonti, o meglio quella che sembra una totale indifferenza del ministro dell´ambiente verso i destini del 10% del territorio italiano protetto dai parchi, mette in pericolo un patrimonio che sembrava consolidarsi con fatica, nonostante che anche l´ultimo governo di centro-sinistra non avesse certo riservato una grande attenzione alla aree protette.

Il presidente di Federparchi, Matteo Fusilli (nella foto), ha parlato anche di questo nella sua audizione alla Commissione ambiente e Territorio del Senato, a partire da quello dalla legge quadro sui parchi e del dibattito sulla sua efficacia ed attualità dopo 18 anni di vita.

Secondo Fusilli «Anche se la legge 394 non va considerata intoccabile va riconosciuto che molti degli obiettivi sono stati raggiunti, anche se alcuni punti restano tuttora inapplicati».

Il presidente di Federparchi ha fatto notare che l´articolo 7 della legge, che prevede la priorità di finanziamento per i comuni e le province compresi nelle aree Protette per interventi di riqualificazione dei centri storici per lo sviluppo di fonti energetiche rinnovabili, attività culturali e turistiche... non è stato sfruttato e applicato come avrebbe dovuto e potuto da parte degli enti locali (quindi dalle Comunità del parco) e che è rimasto inapplicato l´articolo 31, che affida agli enti parco la gestione delle riserve naturali statali presenti entro i propri confini, visto che i decreti che lo applicavano sono stati fatti decadere e che le riserve rimangono gestite dal Corpo forestale dello Stato, creando una dicotomia di gestione che esiste solo in Italia.

Fusilli non ritiene però che bisogna rimanere immobili, per l´assetto degli enti parco ha detto che occorre «individuare nuove e più semplici procedure di nomina dei presidenti e precisare le professionalità dei potenziali candidati, oltre a stabilire, come del resto già previsto da alcune leggi regionali, l´incompatibilità di questo ruolo con cariche di altro tipo. Si potrebbe poi pensare a una riforma dei consigli direttivi, che dovrebbero includere anche rappresentanti del settore turistico e dell´agricoltura e, per le Aree marine protette, della pesca».

Ma a tenere banco nell´audizione in senato è stata la grave emergenza finanziaria in cui versano le Amp: «Chiediamo al Senato - ha detto Fusilli - un intervento immediato per non far morire il sistema nazionale delle Aree marine protette, i cui direttori si vedono oggi costretti a licenziare i già pochi dipendenti e collaboratori». Dipendenti che, nonostante il cronico precariato e la costante scarsità di risorse, hanno consentito alla rete nazionale dei parchi marini di raggiungere risultati di grandissimo rilievo, diventando un´eccellenza del nostro Paese (un quarto delle Aree marine protette del Mediterraneo si trova in Italia)».
Per Fusilli è anche ´assolutamente necessario «snellire le procedure amministrative legate allo stanziamento delle risorse finanziarie a disposizione delle Aree protette. Oltre ad una effettiva semplificazione della burocrazia, è fondamentale che i finanziamenti vengano stabiliti su base pluriennale, per garantire agli Enti parco la certezza delle risorse e consentire loro una più efficace programmazione delle attività».

Dal Forum nazionale del Pd sulle aree protette viene invece un attacco frontale alla politica del ministro Stefania Prestigiacomo che sembrerebbe andare nella direzione contraria a quella indicata da Federparchi ed alle assicurazioni date in campagna elettorale: «Non è occorso molto tempo, solo quattro mesi, per dimostrare la falsità delle dichiarazioni svolte all´indomani del suo insediamento dal neo ministro dell´ambiente Stefania Prestigiacomo che, a proposito dei parchi nazionali, aveva parlato di poltronifici. Il tempo, per fortuna, è galantuomo e ora, dopo recentissima la nomina del commissario del parco della Val d´Agri, quelle dichiarazioni si ritorcono pesantemente contro di lei. Infatti dei due Commissari nominati dal Ministro Prestigiacomo nei Parchi nazionali, uno nel Gran Sasso e l´altro nella Val d´Agri, è riconoscibile solo la provenienza politica di entrambi e cioè di essere esponenti politici del centro destra con scarse o nulle competenza in materia di conservazione della natura. Speravamo che la musica cambiasse, dopo l´epoca del Ministro Matteoli fatta di commissariamenti, di nomine di parte e di contenziosi con le Regioni, ma non ci credevamo. I fatti, purtroppo, ci stanno dando ragione. Prima l´idea di trasformare i parchi nazionali in fondazioni private, poi i tagli dei finanziamenti per il 2009, ed ora i commissariamenti con uomini di stretta osservanza politica di centro destra e senza nessun confronto con le regioni e le istituzioni locali; regioni che ancora non hanno potuto incontrare il neo ministro, forse troppo presa a contestare l´Ue per il rispetto dei parametri di riduzione della CO2. Cosa ci aspetta in materia di parchi lo vedremo presto e non siamo affatto ottimisti, quello che faremo noi democratici lo sappiamo e cioè una battaglia nel paese perché il governo Berlusconi non mortifichi i parchi e non sfasci le politiche di conservazione della biodiversità condotte con successo, grazie all´aumento della superficie tutelata, dal nostro paese soprattutto nel corso degli anni novanta».

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