[03/11/2008] Energia

Una centrale nucleare non si nega nemmeno al Bangladesh

LIVORNO. Il Bangladesh è uno degli Stati più poveri, sovrappopolati ed esposti ai cambiamenti climatici del mondo. Recentemente è stato notato un aumento della presenza di tigri del bengala vicino ad aree abitate che è probabilmente dovuto all´avanzata del mare nelle aree costiere e in particolare nel parco nazionale delle Sundarbans dove vivono gli ultimi esemplari di questi felini. Un Paese esposto quindi agli effetti più brutali del cambiamento climatico e percorso da una sangiunosa rivalità politica (ed etnica) e da un sorgente fondamentalismo islamico che ne fanno uno delle nuove polveriere del pianeta. Attualmente il Bangladesh, in attesa di nuove elezioni, è retto da una dittatura militare che ha imprigionato ed esiliato per corruzione e crimini vari i rappresentati dei due partiti da sempre rivali: la Lega Awami e il Bangladesh nationalist party.

In un Paese come questo, che a Dacca presenta bidonville che somigliano ad un inferno in terra, indovinate a cosa si sta pensando? A costruire una centrale nucleare. Come ha annunciato Charley Causeret, l´ambasciatore francese al seminario "Gestione del settore dell´energia: la prospettiva del Bangladeh": «Il Bangladesh può beneficiare dell´esperienza della Francia per iniziare una politica di energia nucleare».

Il motivo per concedere ad un Paese che sogna da tempo di avere l´atomica per emulare gli ex padroni pakistani e gli ingombranti vicini indiani, è la penuria di elettricità che assorbe circa il 2% del suo Pil. Il Bangladesh produce circa 3.600 MW di elettricità ma secondo stime governative la richiesta arriva a oltre 5000 MW.

Al seminario di Dacca un esponente del governo militare ha sottolineato «l´esigenza di migliorare il sistema di gestione in materia di energia» e ha chiesto al futuro governo civile di elaborare «una strategia per migliorare il settore energetico».

Intanto il Bangladesh aspetta di sapere a dicembre chi lo governerà tra gli eterni rivali nazionalisti e della Lega Awami che non sono stati capaci di farlo uscire da un sottosviluppo sempre più preoccupante.

Ma anche l´Onu, che vigilerà sulla regolarità delle elezioni, è di fronte ad una situazione paradossale: ha condannato il golpe militare, ma quei soldati che lo hanno attuato rappresentano il secondo contingente per numero (9.000) dei suoi caschi blu chiamati a portare pace e democrazia negli altri Paesi.

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