[31/10/2008] Rifiuti

In Piemonte il 5% dei detersivi è venduto alla spina, in Toscana solo lo 0,5%..

LIVORNO. Uno degli obiettivi prioritari della nuova legge toscana sui rifiuti è quello di ridurre la produzione degli stessi rifiuti, attraverso iniziative che per esempio vadano nella direzione di diminuire gli imballaggi utilizzati. In questo senso si ipotizzano accordi con la grande distribuzione, che però appena un paio di giorni fa è finita sulla stampa locale lamentandosi delle scarse performance, in termini di vendite, ottenute dai corner di detersivi alla spina installati in vari punti vendita, e nella maggior parte dei casi addirittura eliminati. Tanto che prmai i detersivi alla spina sono rimasti solo in qualche ipermercato Unicoop Firenze, più per “etica” che per altro, visto che la percentuale di venduto alla spina sul totale dei detersivi si attesta a un misero 0,5%.

In Piemonte invece questa percentuale ha ormai raggiunto il 5% e la crescita del venduto alla spina è costante da parte di tutti i grandi marchi della grande distribuzione, gruppo Coop in testa, «tanto che anche le macchine erogatrici – sottolinea l’assessore regionale all’ambiente del Piemonte Nicola De Ruggiero – vengono ormai installate regolarmente ad ogni nuovo punto vendita o restyling».

Assessore come mai tanto successo in Piemonte per le vendite di detersivi alla spina e tante difficoltà in altre parti d’Italia?
«Per le altre regioni ovviamente non posso parlare, ma in effetti da noi non solo nessuna macchina installata è stata successivamente smantellata, ma la crescita appare esponenziale: proprio ieri ho partecipato all’inaugurazione di un nuovo punto vendita Coop e il responsabile mi ha detto che ormai sono ben oltre il 5% del venduto totale e comunque ormai tutti i marchi stanno seguendo la stessa strada, chi con maggiore convinzione chi meno».

In termini di riduzione dei rifiuti prodotti, avete potuto apprezzare dei risultati?
«Questo è un dato oggettivamente troppo complicato da rilevare. Però le posso dire che dal dicembre del 2006 quando fu installata la prima macchina erogatrice al 30 settembre 2008 sono stati riutilizzati 220mila flaconi. Mi sembra un risultato molto interessante».

Qual è stato il ruolo della Regione?
«Guardi noi inizialmente abbiamo fatto soltanto una cosa: organizzato l’incontro tra due produttori di detersivi alla spina, la Solbat toscana e la Pizzolotto veneta insieme con i manager della grande distribuzione. Da allora il nostro unico ruolo è stato quello di organizzare e curare la comunicazione del progetto affidandoci a un centro studi specializzato, la Eco-logos. Poi le ripeto, una volta iniziato c’è stato un effetto di contagio un po’ per tutti i marchi».

Oggi è la giornata del risparmio e dopo il fallimento Lehman Brothers siamo entrati una fase di recessione economica molto delicata. Oggi conviene anche economicamente acquistare prodotti alla spina?
«Fermo restando il fatto che inizialmente non ci siamo interessati di questo aspetto, ma unicamente della riduzione degli imballaggi, mi dicono che ormai i detersivi alla spina sono economicamente più convenienti rispetto alla fascia normale, mentre ovviamente non possono competere né con le offerte promozionali né con la fascia primo prezzo».

La Regione Piemonte è impegnata anche sulla diffusione di altre tipologie di prodotti alla spina?
«Insieme all’assessorato all’agricoltura e ai produttori di latte sta prendendo sempre più piede la vendita del latte sfuso fresco. In questo caso gli erogatori sono quasi sempre all’esterno dei centri commerciali, in alcuni casi addirittura all’interno dei palazzi comunali oppure semplicemente per strada. Ormai nel territorio regionali ci sono diverse decine di macchine erogatrici di latte fresco. Mentre nelle prossime settimane dovrebbe partire anche la vendita del vino alla spina, in questo caso invece ancora grazie a un accordo siglato con la grande distribuzione».

Altro argomento: La Regione Piemonte e le sue amministrazioni locali rispettano gli obblighi di legge per quanto riguarda la percentuale di prodotti riciclati sul totale degli acquisti?
«Dunque. Non posso garantire che la percentuale del 30% sia rispettata, non posso dichiararmi soddisfatto perché c’è ancora molto da fare, posso affermare che la pratica degli acquisti verdi sta prendendo sempre più piede e che ormai quasi in ogni gara di appalto il parametro viene inserito. Per quanto riguarda i numeri posso dire che secondo le stime più recenti che abbiamo, ammontano a circa 15 milioni di euro gli acquisti di materiale che possono essere ricondotti alla logica del green public procurement».

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