[30/10/2008] Comunicati

Le lacrime di coccodrillo non rendono più verdi le auto europee

LIVORNO. E’ sintomatico che da una parte l’industria automobilistica europea impieghi tutte le sue armi per combattere la strategia Ue che abbasserà il limite delle emissioni medie di CO2, e dall’altra invochi crediti agevolati per investire in tecnologie in grado di produrre veicoli sempre più efficienti e sempre meno impattanti sull’ambiente.

Siamo di fatto in presenza di un secondo effetto domino: il piano di salvataggio della banche negli Usa ha fatto scattare la corsa delle altre industrie a chiedere aiuti allo Stato. Ford, Chrysler e Gm hanno ottenuto finanziamento per riconvertire a produzioni più sostenibili i loro stabilimenti sforna-Suv e a distanza di qualche giorno anche in Europa, in nome della competitività, si è andati a bussare alla porta dei governi per chiedere misure simili anche per le case automobilistiche del vecchio continente.

Cosa che puntualmente è avvenuta, visto che l’eurocommissario alle imprese Guenter Verheughen insieme a Christian Streiff presidente di turno dell’Acea (associazione dei costruttori) ha infatti rilanciato alla Banca europea la proposta di un maxifinanziamento a sostegno dell’innovazione e della ricerca finalizzata all’efficienza energetica e all’abbattimento delle emissioni.

I 40 miliardi richiesti dovranno servire secondo Streiff (numero uno di Peugeot Citroen) a garantire la liquidità necessaria per far fronte agli investimenti richiesti dalle nuove regole ambientali fissate dall’Ue: la Commissione Europea l’anno scorso ha avanzato una proposta per ridurre le emissioni di CO2 dalle automobili a 130g per CO2 per km entro il 2012. La Commissione Ambiente del Parlamento Europeo ha supportato l’obiettivo della Commissione con il voto del 25 settembre. Il Consiglio, sotto la direzione della presidenza francese, è chiamato a raggiungere un accordo con la Commissione e il Parlamento entro la fine dell’anno.

Insomma quegli stessi limiti che poi si chiede di poter ammorbidire e/o rinviare, ma visto che ora va di moda chiedere aiuto agli Stati, è sempre bene mettere le mani avanti e chiedere proprio ai governi Ue di tirare fuori dalle tasche (di Pantalone) i soldi necessari a produrre veicoli meno impattanti.

Pantalone che in realtà i soldi li tirerebbe già fuori di tasca sua per l’impatto ambientale del veicolo che va a comprare, visto che il bollo auto si basa sulla cilindrata e in molte regioni (come per esempio la Toscana che ha approvato proprio ieri la nuova norma) sono previsti incentivi e disincentivi economici in base alle emissioni prodotte dal veicolo acquistato.

Anche Greenpeace mette bene in evidenza la cosa: «L’industria automobilistica sta chiedendo ai contribuenti di pagare il conto per la loro mancanza di responsabilità e nel frattempo continua a sfornare automobili inefficienti. Le case automobilistiche continuano a lamentarsi, gonfiando i costi per ridurre le loro emissioni di CO2 e ignorando i significativi benefici per i consumatori derivanti da automobili più efficienti - sostiene Andrea Lepore, responsabile della campagna Trasporti e Clima di Greenpeace – Invece di rispondere alla crescente domanda di automobili più pulite, le case automobilistiche scelgono di continuare a pesare sui contribuenti, chiedendo sussidi ai governi».

Fino a quando le case automobilistiche ignoreranno le loro responsabilità per la riduzione della CO2, ogni prestito significherà quindi finanziare il cambiamento climatico. L’industria delle auto dovrebbe prima smettere di ostacolare l’approvazione di una legge efficace per la riduzione delle emissioni e poi chiedere che venga considerato un qualsiasi aiuto nei suoi confronti.

Torna all'archivio