[24/10/2008] Parchi

Legambiente sul Piano del parco dell´Arcipelago: «Quasi un equilibrismo... ora attenti al cemento»

PORTOFERRAIO (Livorno). Legambiente ha presentato le sue osservazioni al piano del parco nazionale Arcipelago toscano, adottato a luglio dal Consiglio regionale della Toscana.
L´associazione ambientalista sottolinea che il piano «sembra essere lo strumento pianificatorio di questo tipo che interpreta in maniera più estensiva la possibilità di interventi economici e di utilizzo territoriale ed ambientale all´interno di un´area protetta nazionale.
Si tratta sicuramente di una necessità di "equilibrio" rispetto ad una situazione delle isole abitate che tiene conto dell´equilibrio tra la realtà esistente fatta di un forte impatto turistico e della pressoché avvenuta totale cementificazione delle piane e di vaste fasce costiere, un equilibrio che nei casi di interventi edilizi, ampliamenti ed infrastrutture consentiti all´interno del Parco rasenta spesso l´equilibrismo di un difficile cammino su una corda di sostenibilità che rischia di spezzarsi se verranno fatte ulteriori concessioni (o interpretate in maniera estensiva quelle presentate), rispetto al quadro faticosamente messo insieme con questo Piano del parco, frutto di circa 8 anni di discussione e confronti con categorie economiche, amministrazioni e associazioni, che è stato redatto in una prima proposta dal Presidente Giuseppe Tanelli, poi parzialmente modificata dal Commissario Ruggero Barbetti, ed infine accolta dal Presidente Mario Tozzi».

Comunque, il Cigno verde dice che il Piano è «in gran parte condivisibile e fornisce, attraverso l´enorme quadro conoscitivo redatto dalla società Agriconsulting, una mole enorme di dati e conoscenze sul territorio, la fauna, la flora e le risorse delle Isole Toscane che rappresentano una vera e propria banca dati che tornerà utile per ogni intervento di programmazione territoriale che dovrà essere realizzato nel futuro. Un quadro che speriamo venga completato al più presto con un altro importantissimo strumento, il Piano pluriennale di sviluppo economico e sociale, la cui discussione, redazione ed approvazione avrebbe dovuto accompagnare il Piano del Parco. Purtroppo la bozza di questo strumento, già redatta e consegnata nel 2001 dall´Agriconsulting, è rimasta per troppo tempo a giacere qualche cassetto senza che la Comunità del Parco e si è, da parte delle amministrazioni locali, sentita la necessità di analizzarla e approvarla solo nel momento in cui si è capito che il Piano del Parco sarebbe stato veramente mandato in Regione per l´adozione e l´avvia dell´approvazione definitiva».

Per quanto riguarda la zonazione, Legambiente chiede che venga istuituita una zona "A" di riserva integrale anche su una parte di Gorgona e di porre una maggiore attenzione «anche in sede di recepimento delle osservazioni, alle salvaguardie, anche all´interno dell´attuazione dei vari programmi specifici, delle Norme di attuazione della Legge Regionale 56/2000 – Principali misure di conservazione da adottare nei Siti di Importanza Regionale (SIR) , pubblicate nel Supplemento al Bollettino Ufficiale della Regione Toscana n. 32 del 11.8.2004 e che riguardano anche importanti aree dell´Arcipelago Toscano comprese in Siti di interesse comunitario (SIC - Direttiva Habitat) Zone di protezione speciale (ZPS - Direttiva Uccelli) e SIR: Gorgona, Capraia, Monte Capanne-Enfola, Elba Orientale, Mola-Schiopparello, Cerboli e Palmaiola, Pianosa, Montecristo, Giglio, Giannutri. Questo appare particolarmente importante per quelle zone "B" e "C" comprese nelle Zps e per il mantenimento di incolti, aree agricole di confine e agricoltura biologica che, in particolare all´Elba, sono vitali per la salvaguardia di specie di fauna (in particolare avifauna, ma anche chirotteri) e di flora che sono in forte rarefazione proprio a causa della progressiva scomparsa di aree aperte ai confini con quelle boscate. Si tratta quindi di legare, specificandolo meglio - in particolare nell´articolo 18. Le zone B, di riserva generale orientata - le attività agricole presenti e che potranno essere attuate nel parco alla salvaguardia di Habitat prioritari europei ed alla ricostituzione e mantenimento di un paesaggio agricolo che sia anche occasione di ricostituzione e salvaguardia di un "paesaggio" faunistico e ambientale, attraverso il "restauro" di habitat che rischiano di andare persi».

Ma come sempre all´Elba, è il cemento a preoccupare: «Consentire, in modo indiscriminato ampliamenti a tutti gli immobili che si trovano all´interno del Parco, sia pure in zona C, significa permettere ai Comuni di ampliare previsioni e norme che, in zone esterne al parco ammettono ampliamenti minori. Chiediamo che questa possibilità venga strettamente legata a reali e documentate necessità di ampliamento di civili abitazioni dei residenti (giustificabile con il "presidio" territoriale svolto durante tutto l´anno) e che contenga una quota massima espressa in metri quadri di superficie, altrimenti la norma finirà per favorire chi dispone già di abitazioni confortevoli ed ampie».

E poi il Cigno verde chiede: «Sono legittimamente esistenti le baracche condonate? E allora con tale norma si consente di trasformare in mini-appartamenti i box abusivi che successivamente saranno ampliati usufruendo delle agevolazioni previste nei precedenti articoli. Così si premiano, anche all´interno del Parco Nazionale, coloro che violano impunemente le norme che regolano l´uso del territorio. Lo stesso vale per le strutture "precarie" autorizzate dal Parco negli ultimi anni e che tendono ad assumere ormai la natura di manufatti fissi, senza che il Parco esiga una scadenza di utilizzazione. L´articolo insomma va rivisto e sostanzialmente modificato perché di fatto autorizza una vera e propria sanatoria illegale all´interno dell´Area Protetta».

Torna all'archivio