[24/10/2008] Comunicati

Otto grandi registi per gli otto grandi Obiettivi del Millennio: al cinema

LIVORNO. 8-Huit (Otto) è il titolo del film corale fatto di altrettanti corti, presentato al Festival del cinema in svolgimento in questi gironi a Roma. Otto perché otto i registi e otto sono i corti, ognuno dedicato a uno degli obiettivi, i goals, che la Dichiarazione del Millennium dell’Onu si è data per migliorare lo stato di vita delle persone che abitano la parte povera del mondo entro il 2015. Obiettivi che difficilmente arriveranno a meta per quella data, con una popolazione di affamati che aumenta invece di diminuire, per effetto di politiche che non vanno nella direzione giusta.

Debellare la fame nel mondo, garantire un’educazione primaria globale, promuovere l´eguaglianza tra i sessi, ridurre la mortalità infantile, tutelare la salute delle gestanti, arrestare la diffusione dell´Aidrs, raggiungere un degno livello di sostenibilità ambientale, sviluppare una partnership globale per lo sviluppo. Ad ognuno di questi obiettivi, Abderrahmane Sissako, Gael Garcia Bernal, Mira Nair, Gus Van Sant, Jan Kounen, Gaspar Noè, Jane Campion e Wim Wenders ha dedicato un corto: una corale presa di posizione nei confronti di un mondo che deve essere migliore.

Otto storie in cui – pare - nessuno dei registi abbia rinunciato ad una propria impronta ma accomunati tutti dalla denuncia riguardo alla necessità di affrontare i grandi mali che affliggono il pianeta e portarlo senza tante reti sul grande schermo. Con un unico obiettivo che è riassunto dallo slogan originale del film: «everybody knows, nobody worries», ovvero tutti lo sanno, nessuno se ne preoccupa.

Perché, come ricorda il film stesso a meno di sette anni dalla scadenza fissata dall’Onu siamo ancora ben lontani dall’aver raggiunto quegli obiettivi. Una ulteriore denuncia che viene dal mondo del cinema, che sembra riscoprire - da un po’ di tempo a questa parte - il ruolo importante dell’impegno civile. Il film è fuori concorso e forse - ma non è detto - potrebbe non finire mai nei libri di storia del cinema, ma rappresenta comunque un segnale che, anche attraverso l’impegno di questi otto registi, il cinema può dare per sensibilizzare la società.

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