[24/10/2008] Comunicati

L´informazione ambientale tra crisi economica ed autocensure

LIVORNO. Rajendra K Pachauri, premio Nobel per la pace e presidente dell´Intergovernmental panel on climate change (Ipcc) ha partecipato alla recente assemblea della Society of environmental journalist Usa (Sej) ed ha detto che «i mass-media non sono sufficientemente in grado di affrontare la gravità dei cambiamenti climatici. Il tracollo finanziario è un "grave distrazione" che minaccia la volontà del mondo di affrontare il cambiamento climatico globale».

Pachauri è evidentemente preoccupato della difficoltà di giornali e mezzi di comunicazione di massa nel far capire (e capire) quanto sia urgente approvare le politiche necessarie a mitigare le emissioni di gas serra, ed ha affermato che i cambiamenti climatici in corso nei prossimi anni si ripercuoteranno sul livello dei mari, con conseguenze disastrose. Pachauri ha esortato i giornalisti ambientali americani a comunicare meglio il pericolo del cambiamento climatico e a segnalare ai propri lettori il recente rapporto dell´Ipcc sugli effetti sulle comunità locali.

«Nell´ultimo hanno e mezzo si è avuta una vera e propria esplosione di consapevolezza - ha detto il premio Nobel - tuttavia i media non hanno riferito in maniera sufficiente sull´emergenza e sulla profondità dell´azione necessaria». Intanto, i sondaggi dicono che solo la metà dei cittadini Usa sono convinti che il climate change sia soprattutto di origine umana, l´altra metà pensa che i giornali stanno ingigantendo la questione. Comunque le informazioni ambientali sono in aumento e la scorza dell´eco-scetticismo è sempre più scalfita dalle leggi ambientali comunque approvate dal governo federale e da quelli dei vari Stati e dalla risonanza che ha avuto il film di Al Gore, l´altro premio Nobel, "An inconvenient Truth", la cui credibilità è dovuta addirittura essere sancita dalla Corte suprema.

Secondo Pachauri le grandi agenzie di stampa, per le loro notizie, puntano troppo sui rapporti scientifici di alto livello o su fenomeni climatici vastissimi, invece che sugli esempi di cambiamento climatico in corso: «Abbiamo bisogno di andare oltre la ciclica copertura del climate change per enfatizzarne la pertinenza giorno per giorno».

Il presidente del Sej, Timothy Wheeler (Nella foto con Pachauri) ha ammesso che troppo spesso le notizie rispecchiano quelli che nei sondaggi di opinione sono i temi prioritari. Secondo il rapporto del gennaio 2008 Pew research center study, la preoccupazione per il riscaldamento globale era in fondo alla classifica di quelle degli elettori americani. «Quando l´economia è nello stato in cui è, e una guerra è in corso, sono queste le cose che occupano i titoli e le network news».

Diversi giornalisti presenti alla conferenza hanno espresso il timore che l´instabilità finanziaria di molti giornali degli Stati Uniti possa limitare la quantità e la qualità delle redazioni ambientali. Inoltre, molte news organization hanno già tagliato il loro personale e ridimensionato le loro pubblicazioni a causa del calo dei profitti che registra la "Internet Age". Quasi un quarto dei redattori dei giornali ha detto di aver dedicato un numero minore di report alle notizie scientifiche e ambientali di quanto faceva 3 anni fa. Il Pew research center evidenzia che solo il 10% dei redattori dei più grandi giornali Usa considera le notizie scientifiche e tecnologiche "veramente essenziali" per la qualità del loro news product.

Ma la tendenza sulla copertura delle notizie ambientali, sull´inquinamento a livello locale così come sui problemi ecologici planetari, è contraddittoria: il 17% dei redattori ha detto che il budget per le notizie ambientali è diminuito, il 22% che è aumentato. La tendenza sembra quella a dare maggiore importanza ai disastri ambientali locali, ma il rischio è quello di perdere la visione generale del Paese più inquinante del mondo, ad iniziare dalle sua centrali a carbone.

Ad esempio, uno studio della Johns Hopkins Bloomberg school of public healt sulla copertura mediatica del cambiamento climatico, sottolinea che solo lo 0,5% degli articoli sul climate change menzionano il ruolo che l´allevamento del bestiame e la produzione di carne giocano nel riscaldamento planetario. Eppure, secondo uno studio della Public healt nutrition, la produzione di derrate alimentari è stata menzionata come una delle cause nel 2,4% degli articoli sul cambiamento climatico pubblicati dal 2005 al 2008. E´ evidentemente difficile dire in un Paese di cow-boys e mangiatori di carne che, secondo la Fao, l´allevamento di animali rilascia più gas serra del settore dei trasporti, soprattutto metano, che le mucche producono deforestazione ed un gas 23 volte più potente della CO2. In questo caso forse si può parlare di autocensura da stile di vita alimentare?

Pachauri è preoccupato per i nuovi desideri che emergono nei Paesi in via di sviluppo: «sono alimentati da ciò che vedono nei paesi sviluppati. Sono sconvolto da quel che vogliono ottenere la Cina e l´India. Ognuno vuole una dannata auto per scorrazzare ovunque». Pachauri è ricorso all´umorismo nero per far capire la situazione: «Due pianeti passano nello spazio uno vicino all´altro e da li uno di loro osserva: «la Terra non sta facendo un granché bene» E l´altro risponde: «E´ stata infestata dall´uomo» . E l´altro pianeta: «vedrai: è una cosa che non durerà molto a lungo».

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