[21/10/2008] Consumo

Ci sarà ancora il pesce sulle tavole europee?

BRUXELLES. Secondo la Fao, ogni anno si pescano 90 milioni di tonnellate di pesce ed oltre 30 milioni finiscono nella rete accidentalmente, mentre 30 milioni provengono dal traffico illegale, cioè dalla pesca di frodo e dalla pirateria internazionale della pesca.

Anche in Europa gli stock ittici sono ai minimi storici e, se vogliamo pensare ad un futuro nel quale sulle nostre tavole c´è ancora il pesce, occorre un rapido cambiamento di rotta per ricreare un ecosistema sostenibile per la riproduzione e lo sviluppo dei pesci.

Di questi temi ne discute oggi il Parlamento europeo ed il relatore della proposta per la ricostituzione degli stock di merluzzo bianco è l´eurodeputato francese Philippe Morillon (Nella foto) del gruppo dell´alleanza dei democratici e dei liberali per l´Europa (Alde) e comandante delle truppe Onu in Bosnia-Erzegovina dal 1992 al 1993, che sottolinea: «Dobbiamo preservare la capacita del continente di alimentarsi, pensando in particolare alle future generazioni. Va però cercato un compromesso fra pesce e uomo».

Occorre cioè miscelare bene i divieti di pesca per ricostituire gli stock ittici e forme di pesca più sostenibili delle attuali. «I pescatori iniziano a capire che è nel loro primo interesse preservare questa risorsa, magari comportandosi come i cowboy nel loro far attenzione alle risorse, non solo catturarle», dice Morillon, che propone anche «metodi artificiali per ricreare ambienti favorevoli alla riproduzione della flora marina, o all´acquacoltura».

E´ ormai noto che le specie più minacciate in Europa sono merluzzo e tonno: «In Giappone esiste un vero e proprio business criminale, per un grande tonno si può guadagnare fino a 10 mila euro - spiga l´eurodeputato - Il pesce dovrebbe essere coltivato e pescato "in modo sostenibile", rispettando ad esempio i pesci a formato piccolo. Al supermercato troviamo molti prodotti con etichette che informano esaurientemente sulla natura del pesce, e come consumatore ritengo occorra pagare di più per un pesce migliore».

Torna all'archivio