[21/10/2008] Aria

Aria di città: peacelink stila la classifica con i dati del registro Ines

LIVORNO. Taranto è la città in cui si concentra la maggior percentuale di diossina emessa nel nostro Paese. Un dato conosciuto e su cui gli amministratori regionali stanno cercando ormai da tempo di ottenere una legislazione più stringente (purtroppo senza grandi risultati), ma che suscita in ogni modo sempre una grande preoccupazione. Soprattutto per gli effetti che da quanto pubblicato oggi sul Corriere della Sera, sono di una gravità assoluta. A rimettere mano ai dati del registro delle emissioni (Ines: Inventario Nazionale Emissioni e loro Sorgenti) è stata l’associazione Peacelink, che dalle tabelle scaricabili dal sito http://www.eper.sinanet.apat.it, hanno scelto ed elaborato inquinanti considerati cancerogeni, mutageni, teratogeni e neurotossici, che comprendono oltre alle diossine, gli idrocarburi policiclici aromatici (Ipa), mercurio, benzene, policlorobifenili (Pcb), piombo e arsenico. Tutti inquinanti che richiedono una lunga ed elaborata procedura analitica e che non vengono rilevati in continuo (come molti altri macroinquinanti). I valori in questo caso sono autoprodotti, ovvero relativi ad un monitoraggio compiuto dalla stessa azienda per rilevarne le concentrazioni e inviato al registro Ines.

L’elaborazione statistica, che comprende emissioni sia in aria che in acqua, ha portato all’attribuzione di un punteggio e quindi alla stesura di una classifica delle province con i più alti valori registrati. Taranto spicca al primo posto proprio grazie a valori di diossine, tutte di derivazione dalle acciaierie Ilva, che ammontano a 91,5 grammi/anno, il valore più alto registrato tra tutte le altre aziende che hanno fornito dati relativi a questo inquinante, fra cui si evidenzia, con 3,7 grammi di emissioni annuali, anche la centrale termolettrica Endesa di Gorizia. Oltre alle diossine sono tanti altri gli inquinanti che hanno fatto totalizzare a Taranto un punteggio di 528 ed il primo posto in classifica, tra cui il mercurio (in aria e in acqua) e gli Ipa. Nella top ten delle province più inquinate, al secondo posto si trova Livorno, con un punteggio di 101, ottenuto per le concentrazioni di altre sostanze inquinanti, che sono in questo caso arsenico e piombo, rilevate rispettivamente in quantità pari a 2930 e 5495 Kg/anno all’impianto Solvay.

Al terzo c´è Nuoro, che deve questa posizione al centro di Ottana sede di un insediamento petrolchimico e di produzione di fibre tessili sintetiche e Siniscola con il suo cementificio; in questo caso gli inquinanti emessi in grandi concentrazioni sono il Pcb e l’arsenico. Segue Venezia, con il polo di Porto Marghera in cui però tra gli inquinanti presenti nel registro non compaiono né diossine né Pcb, e quindi deve questo non esaltante risultato a tutti gli altri che invece sono presenti in discrete concentrazioni.

Al quinto posto troviamo Caltanissetta per via delle emissioni della zona industriale di Gela (petrolchimico e polimeri Europa) che fanno registrare soprattutto valori elevati di benzene. Mentre è al settimo posto l’altra grande area petrolchimica siciliana di Siracusa con le emissioni degli stabilimenti di Augusta e Priolo, superata in classifica da Trieste, al sesto posto, che si distingue per il mercurio ed il piombo in acqua (489 chili all´anno il primo e 1168 chili annui il secondo).

Le ultime tre, nella classifica delle prime dieci, sono Carbonia Iglesias, provincia in cui si concentrano diversi insediamenti, dagli stabilimenti di Portovesme a quelli del Sulcis.; al nono posto un’altra provincia sarda, Sassari, per gli insediamenti di Porto Torres e della centrale termoelettrica sul fiume Santo.

Mentre Ravenna si posiziona al decimo posto dove si concentra l´11,6% di tutto il benzene italiano scaricato in aria. In questa classifica non sono stati pesati i macroinquinanti, tra cui le emissioni di anidride carbonica, che sono al centro del dibattito di questi giorni e su cui l’Italia vorrebbe ottenere sconti rispetto al pacchetto clima-energia previsto a livello europeo. L’unica realtà in cui è stato fatto il conteggio è ancora una volta Taranto in cui la somma dei dati Ines dei soli impianti dell´Ilva relativi alle emissioni di anidride carbonica hanno prodotto anche in questo caso valori impressionanti, che rapportati ai 199.000 abitanti della città producono ben 57.764 chilogrammi a testa.

Erasmo D’Angelis, presidente della Commissione Ambiente e Territorio del Consiglio Regionale, commenta così i dati ufficiali del registro Ines: «Emerge ancora una volta la necessità di investimenti pubblici e soprattutto privati da parte del settore produttivo della nostra Regione per abbattere tutti gli inquinanti. Il Consiglio Regionale ha approvato il Piano per la Qualità dell’Aria individuando alcune zone di risanamento, tra le quali alcune anche in provincia di Livorno, dove è presente un forte settore industriale ed energetico. Molto è stato fatto dalla Regione, ma occorre sicuramente aumentare in qualità e controlli sugli agenti atmosferici, rendendoli permanenti e più rigorosi».

«Il vero problema – continua D’Angelis – è che nella direzione di una politica di maggiori e più qualitativi controlli sono quasi azzerate le risorse statali. Il Governo Berlusconi ha fatto la magia di far sparire le poche risorse previste dalla Finanziaria Prodi per il disinquinamento, l’abbattimento degli inquinanti e a favore del trasporto pubblico locale”.
“Presto – conclude – chiameremo in Commissione, per un’analisi approfondita, i tecnici di Arpat e gli assessori competenti per capire, in vista del nuovo bilancio regionale, come sia possibile ottimizzare le risorse ed investire al fine di dare maggiori garanzie per la qualità dell’aria nella nostra regione».


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