[17/10/2008] Consumo
FIRENZE. La vicenda del nuovo stabilimento della Laika, la fabbrica di camper, ha tenuto per settimane le pagine locali toscane, con uno scontro con sindacati, regione e amministratori locali da una parte e associazioni ambientaliste, comitati e numerosi cittadini dall´altra. A quanto pare il settore è uno dei più toccati dalla crisi economica esplosa nelle ultime settimane e da varie parti viene la richiesta di un ripensamento davanti alla nuova situazione.
Il consigliere provinciale dei Verdi, Luca Ragazzo e il portavoce del Sole che ride Tommaso Grassi, sottolineano che «La Laika ha presentato una proposta ai sindacati di piano aziendale che prevede il mancato rinnovo di contratti a tempo determinato e un periodo di cassa integrazione. La crisi è di tutto il settore camperistico e solo la Laika ha diminuito del 25% le vendite. Questa situazione economica non collima e anzi è completamente in contraddizione con l´obiettivo dell´azienda e del comune di S.Casciano di costruire il nuovo stabilimento a Ponterotto, dove la produzione dovrebbe aumentare da 2200 a 4000 mezzi all´anno. Fanno bene i sindacati e i lavoratori a chiedere garanzie sul futuro occupazionale, ma è un rischio legare il destino dei lavoratori esclusivamente al nuovo stabilimento. Un aumento della produzione durante un periodo di crisi, che potrebbe essere strutturale per tutto il settore, potrebbe rivelarsi un´amara illusione. La nostra opinione è che questo settore forse non ha bisogno di una nuova sede di 300.000 metri cubi di cemento. Ha bisogno piuttosto di un rilancio vero, in cui le istituzioni, comuni, province e regione, siano presenti e trasparenti insieme ai sindacati, per promuovere una riorganizzazione anche delle sedi produttive, di tutto il settore senese-fiorentino. Un rilancio che non può passare attraverso varianti urbanistiche per una nuova sede non proporzionata al mercato del settore camperistico e pure fuori proporzioni rispetto all´impatto ambientale. Gli investimenti (20 milioni di euro) per la nuova sede potrebbero essere utilizzati per dare garanzie ai lavoratori su diverse prospettive».
Nel 2006 le associazioni ambientaliste e i comitati locali avevano presentato ben 24 osservazioni sul progetto Laika, nelle quali si evidenziava tra l´altro che l´aspetto più grave della vicenda era che «si è del tutto disatteso il principio sancito dall´art. 3 comma 4 della LR 1/2005, che recita testualmente: ".. nuovi impegni di suolo a fini insediativi e infrastrutturali sono consentiti esclusivamente qualora non sussistano alternative di riutilizzazione e riorganizzazione degli insediamenti e delle infrastrutture esistenti".
Una amministrazione comunale forte e capace di resistere a possibili ricatti aziendali, avrebbe dovuto costringere la proprietà a intervenire sui fabbricati già in suo possesso, concedendo incrementi premiali ai volumi esistenti dei capannoni Laika e assoggettandoli semplicemente a ristrutturazione urbanistica. Questo avrebbe orientato l´impresa verso l´acquisizione di terreni contermini, favorendo il riuso delle aree già edificate piuttosto che l´impermeabilizzazione definitiva di altri terreni agricoli pregiati».