[17/10/2008] Consumo

La Cina rischia la penuria di cibo per il cambiamento climatico

LIVORNO. «Cambiamento climatico non significa solo un mondo "caldo", ma significa anche un un mondo "affamato"», parte da qui il nuovo rapporto "Climate change an food security in China" di Greenpeace che in occasione del World food day 2008 ha messo in evidenza che il cambiamento climatico minaccia la sicurezza alimentare della Cina, e quindi del pianeta.

Già a partire dal 2030, a meno che non cambi lo scenario previsto per il global warming, la Cina potrebbe non essere più in grado di produrre abbastanza cibo da poter sfamare tutto il suo popolo.

Secondo Lin Erda della China academy of agricultural sciences, che ha contribuito alla redazione del rapporto, «Il cambiamento climatico sta influenzando la produzione agricola attraverso le variazioni delle temperature, la disponibilità di acqua, le condizioni del suolo, i fenomeni meteorologici estremi, malattie delle colture e focolai di parassiti. Secondo lo scenario ad elevate emissioni di gas serra, le forniture alimentari di base saranno già insufficienti entro il 2030». Altri dati dimostrano che con l´aumento delle temperature, la perdita di terreni coltivabili e la scarsità d´acqua ridurrà la produzione alimentare globale della Cina fino a un massimo del 23% entro il 2050.

La soluzione sarebbe l´eco-agricoltura, secondo il rapporto: «I dati sulla produzione agricola di tutto il mondo forniscono la prova inequivocabile che mescolare diverse colture e varietà è un metodo affidabile e per aumentare la resistenza ai raccolto di fronte agli irregolari cambiamenti meteo.

L´agricoltura ad alta intensità di biodiversità riduce la possibilità di parassiti e malattie perchè minimizza la loro possibilità di trovare un ambiente unico adatto a loro. «Milioni di aziende agricole in tutti i continenti dimostrare che i prodotti biologici e l´agricoltura sostenibile può aumentare la sicurezza alimentare, ricostituire le risorse naturali e fornire una migliore sopravvivenza per gli agricoltori e le comunità locali».

L´agricoltura ecologica in Cina esiste già, la stanno sperimentando nelle province di Jiangsu e Guizhou e rappresenta un importante esempio di come un´agricoltura sostenibile possa portare più benefici di quella intensiva, e di come resista meglio agli eventi meteorologici estremi che colpiscono sempre più frequentemente la Cina: tempeste di neve, ondate glaciali e di caldo, tifoni e alluvioni. Una cosa che potrebbe interessare molto i molti pioccoli proprietari terrieri che nasceranno con la nuova apertura del governo comunista alla proprietà privata della terra.

«La Cina - spiega Li Yan, di Greenpeace China - è particolarmente vulnerabile agli impatti del cambiamento climatico. L´agricoltura ecologica, che lavora con la natura invece che contro di essa, può ridurre drasticamente le emissioni di gas serra».

Secondo Greenpeace, La sicurezza alimentare della Cina potrà essere garantita solo se il governo prende provvedimenti immediati per ridurre le sue emissioni di gas serra, adottando politiche più rispettosa del clima ed incoraggiando l´agricoltura ecologica.

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