[15/10/2008] Comunicati

Se il global warming diventa social warming... Fao, Oms e Efsa insieme contro la fame nel mondo

LIVORNO. In occasione della Giornata mondiale dell´alimentazione, ieri a Roma la Fao (l’organizzazione delle Nazioni Unite per l´alimentazione e l´agricoltura), l’Oms (l’organizzazione mondiale della sanità ) e l’Efsa (agenzia europea per la sicurezza alimentare) si sono incontrate per decidere azioni comuni volte a mitigare il più possibile tanto gli effetti negativi del riscaldamento globale, quanto le disparità che potranno acuirsi tra Nord e Sud del mondo come all´interno dell´Europa.

«Siamo già al lavoro» ha detto la responsabile della divisione su cambiamento globale e salute dell´Oms, Bettina Menne. L´obiettivo è mettere i sistemi sanitari di ogni Paese in grado di affrontare con interventi appropriati le nuove situazioni che si potranno determinare, dalla comparsa di nuove malattie alle inondazioni.
Quindi quella messe di azioni di mitigazione che sembrano tanto più urgenti alla luce dell’inanità e della lentezza con cui la politica affronta il tema del surriscaldamento del pianeta.

«Interventi che finora sono stati considerati marginali sono destinati a diventare centrali» ha sottolineato Bettina Menne, tanto che si prevede, in alcuni casi, la necessità di adattare l´organizzazione interna degli ospedali.

Per il direttore della divisione Nutrizione e protezione dei consumatori della Fao, Ezzedine Boutrif, «la prima cosa da fare è cominciare a raccogliere dati reali e attivare sistemi di sorveglianza per affrontare il problema nel modo più efficiente». Posizione condivisa anche dal presidente del comitato scientifico dell´Efsa, Vittorio Silano, che si dichiara convinto della necessità di impostare sistemi di raccolta dati e monitoraggio locale, soprattutto perché, sottolinea «il cambiamento climatico è un problema globale, ma produrrà effetti diversi in territori diversi».

Ospite d´onore alla giornata mondiale dell’alimentazione Giovanni Berlinguer, anche lui persuaso che «i cambiamenti climatici in corso richiederanno l´adeguamento dei servizi sanitari» con il monito che alla salute sia da attribuire «un valore intrinseco e non utilitaristico».

Tra gli effetti che si prevede saranno prodotti dal cambiamento climatico, vi è un innalzamento delle temperature medie, che in Europa potranno aumentare fra 2,3 e 6 gradi per la fine del secolo, creando le condizioni per favorire la circolazione di virus di origine animale trasmissibili all´uomo, come quelli dell’ epatite E e della febbre della Rift Valley; oppure di batteri negli alimenti come salmonella, yersinia, listeria e leptospirosi. Crescerà la popolazione (si calcola fra 16 e 44 milioni entro il 2080) che vive in zone povere di acqua: già a rischio in Italia Puglia, Basilicata, Sicilia e Sardegna. C’è poi da mettere in conto l’aumento del numero delle persone indigenti che potranno aggiungersi agli oltre 60 milioni di persone che nell´Europa dell´Est vivono già in assoluta povertà e che potranno diventare più numerosi per le trasformazioni dovute ai cambiamenti climatici, tra cui la diminuzione della produzione agricola. Nei Paesi mediterranei, Europa orientale e Asia centrale, la riduzione dei raccolti è valutata in circa il 30% già per la metà del secolo.
Cifre che però non sembrano abbastanza significative ai detrattori delle politiche salva-clima.

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