[14/10/2008] Comunicati

L´eterna ingiustizia della sanità nel mondo che cambia

LIVORNO. L´Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha reso noto oggi ad Almaty, in Kazakistan, il suo "rapporto sulla salute nel mondo 2008" che valuta in modo molto critico l´organizzazione della salute pubblica, rilevando disparità tra ricchi e poveri, fallimenti e insufficienze gestionali che hanno introdotto squilibri pericolosi per lo stato di salute di molte popolazioni, tanto all´interno dei vari Paesi che fra di loro.

«Il rapporto - spiega la direttrice dell´Oms, Margaret Chan - descrive la maniera per venire a capo dell´ineguaglianza e dell´inefficacia delle cure sanitarie e le sue raccomandazioni devono essere tenute di conto. Un mondo fortemente squilibrato in materia sanitaria non è né stabile né sicuro». Il rapporto intitolato "Primary health care – now more than ever", mette in evidenza le ineguaglianze crescenti in campo sanitario: accesso alle cure e costi delle medicine per i pazienti; differenza di speranza di vita tra i Paesi ricchi e quelli poveri che oltrepassa ormai i 40 anni; sui circa 136 milioni di donne che resteranno incinta quest´anno, 58 milioni non avranno assistenza sanitaria né durante la gravidanza né dopo, mettendo così a rischio la loro vita e quella dei nascituri.

Nel mondo le spese pubbliche per la salute variano da i 20 ai 6.000 dollari pro-capite: per il 5,6 miliardi di abitanti dei Paesi a basso e medio reddito più della metà delle spese sono rappresentate da pagamenti diretti. Il paradosso è che con le nuove e miracolose scoperte della medicina aumentano anche i costi e la disorganizzazione della sanità e dei sistemi assicurativi sanitari, anche se le spese private per la sanità portano ogni anno almeno 100 milioni di persone sulla soglia della povertà. Le differenze tra poveri e ricchi diventano abissali, il rapporto fa l´esempio di Nairobi, dove nel quartiere dei benestanti il tasso di mortalità è inferiore al 15 per mille e in quello più povero arriva al 254 per mille.

La direttrice dell´Unicef, Ann M. Veneman, ha fatto notare che «Una mortalità materna e infantile elevata sotto i cinque anni rivela una mancanza di accesso ai servizi di base come l´approvvigionamento di acqua pulita e i servizi igienici, la vaccinazione e il nutrimento appropriato. Le cure sanitarie primarie includono dei servizi integrati a livello collettivo che possono contribuire a migliorare la sanità ed a salvare delle vite». A questo vanno aggiunti le ripercussioni del cambiamento climatico sulla salute umana ed animale, la modifica dell´ambiente, la scarsità di cibo...

Per il rapporto numerosi sistemi sanitari hanno smesso di mettere l´accento su sistemi equi di accesso alle cure, hanno perso la capacità di investire risorse in maniera giusta e di rispondere ai bisogni ed alle attese ella popolazione e dei gruppi sfavoriti e marginali: «condizioni di accesso inique, costi che impoveriscono ed erodono la fiducia nelle cure della sanità costituiscono una minaccia per la stabilità sociale».

Per migliorare le performances dei sistemi sanitari occorre un ritorno alle cure sanitarie di base ed un approccio globale al problema che riduca le differenze entro 30 anni. «Il paragone tra Paesi che hanno lo stesso livello di sviluppo, dimostra che quelli dove le cure sanitarie sono organizzate secondo i principi della sanità di base assicurano un livello sanitario più elevato con gli stessi investimenti. Tali insegnamenti rivestono un´importanza particolare in periodo di crisi finanziaria mondiale».

La struttura sanitaria sembra tropo spesso destinata a favorire le cure specialistiche per i ricchi, che solitamente hanno accesso ai migliori medicinali e alle migliori cure, e «Le cure mediche sono sovente dispensate secondo un modello che si concentra sulle malattie, sulle tecnologie di punta e e sulle cure specializzate, la salute è considerata come il risultato di interventi bio-medicali e l´importanza della prevenzione è largamente ignorata».

L´Oms stima che un migliore ricorso alla prevenzione permetterebbe di ridurre il tasso mondiale di malattie del 70%. Ma l´ineguaglianza maggiore deriva dal fatto che la salute sia sempre più considerata una merce e le cure profitto: «I risultati sono prevedibili: ricerche e procedure superflue, ospedalizzazioni più frequenti e più lunghe, costi globali più elevati ed esclusione delle persone incapaci di pagare».

Una critica alla sanità privatizzata dei ricchi che diventa dramma nei Paesi in via di sviluppo e nelle aree rurali, con i pazienti ridotti a «obiettivi di programmi» ed una sanità sempre meno in grado di rispondere alle attese sociali crescenti, centrate sulla persona, sull´equità e sull´accesso per tutti.

Solo così, secondo il rapporto, si possono affrontare i «tre mali del XXI secolo: globalizzazione dei modi di vita malsani, urbanizzazione rapida e anarchica, così come l´invecchiamento della popolazione. Queste tendenze contribuiranno all´accrescimento delle malattie croniche quali le cardiopatie e problemi vascolari e cerebrali, cancro, diabete ed asma, che creano nuove richieste di cure di lunga durata ed appoggi a livello collettivo». Ma il sistema da solo non evolve verso la giustizia e l´equità, occorre una spinta politica.

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