[13/10/2008] Comunicati

Ecosistema Urbano, gran lavoro in attesa di vero sistema di contabilità ambientale

LIVORNO. La quindicesima edizione di Ecosistema Urbano è stata presentata oggi a Belluno, la città che per il secondo anno consecutivo si impone nella classifica della sostenibilità ambientale guidando un pacchetto di testa che tra le prime cinque vede anche Siena, Trento, Verbania e Parma. Un podio senza grandi scintillii, con un punteggio complessivo di 74,63, ben al di sotto di quel 100 preso a riferimento per individuare la città ideale (e pur sempre come giudizio arbitrario). La ricetta di Belluno sembra essere quella di avere una buona sufficienza in tutti i parametri selezionati (anche quest’anno 125), rispetto agli altri capoluoghi di provincia indagati. Le buone performance raggiunte nei 26 indicatori sulla qualità ambientale (più quelli relativi alla capacità di risposta della pubblica amministrazione) bastano quindi alla cittadina veneta, per ergersi a prima della classe, grazie al generale grigiore che si registra un po’ovunque e a uno zoccolo duro che non si modifica.

Ha una discreta qualità dell’aria (la media annuale delle polveri sottili scende da 26 a 23 microgrammi per metro cubo, ampiamente entro i limiti di legge); raggiunge buone percentuali di raccolta differenziata (il 57,4%), a fianco ad una bassa produzione di rifiuti (392,7 Kg/abitante/anno), bassi consumi di acqua (136 litri pro-capite) anche se non altrettanto può dirsi delle perdite della rete idrica (il 36%), un trasporto pubblico sufficiente (76 viaggi a testa ogni anno), una buona dotazione di spazio per le bici (4,6 metri per abitante) e una crescita costante degli spazi interdetti alle auto. Un merito sopra gli altri che ha Belluno è senza dubbio quello di non perdere il terreno conquistato, ma anzi di migliorare da un anno all’altro le sue prestazioni. Cosa che non è così diffusa tra le altre città oggetto dell’indagine, che – vale la pena ricordare - si basa sulle risposte ottenute tramite questionari compilati dai singoli comuni e interviste (quindi su autocertificazione) e sulle quali Legambiente e l’istituto Ambiente e Italia hanno costruito il rapporto Ecosistema urbano.

L’ultima città della classifica è Frosinone, che è riuscita a totalizzare un punteggio pari ad appena 28,04 rispetto ad una media italiana di 51,96 punti. «Tra la prima e l’ultima classificata (…)c’è un baratro - scrivono i curatori del rapporto, Duccio Bianchi e Michele Merla- Le distanze non si attenuano: si esasperano» e l’analisi che traggono dallo studio dei dati che caratterizzano le pessime performance delle 14 ultime, li portano ad evidenziare che la cura delle risorse è assolutamente scevra dal reddito (Frosinone ha lo stesso Pil di Verbania che occupa il quarto posto in classifica) mentre dipende fortemente dall’assenza o dalla scarsa qualità delle politiche messe in atto, dove la «distanza diventa eclatante».

Sarebbe allora interessante analizzare (e lo faremo) se il buon piazzamento generale delle città capoluogo di provincia toscane, dipende dal buon punteggio raggiunto in questi indicatori o da prestazioni eccellenti in alcuni parametri, che le hanno fatte salire in classifica o viceversa la caduta di alcuni di essi che le hanno fatte precipitare.

Clamoroso appare infatti lo slittamento dal 31° al 56° posto in classifica di Lucca (-25) o quello dal 4° al 24° posto di Livorno, come altrettanto eclatante la scalata di Grosseto dal 70° posto realizzato lo scorso anno al 46° di oggi o i 12 punti guadagnati da Prato che sale all’8° posto rispetto al 22° dell’anno passato. La Toscana nonostante questi sali e scendi, si posiziona comunque come la regione con la gran parte delle città capoluogo di provincia con punteggi sopra la media italiana (solo Pistoia e Lucca stanno sotto) nella classifica generale, che è salita quest’anno da 50,55 a 51,96 (con 18 città sopra il 60 e solo due sotto il 33) grazie all’avanzare di alcune realtà, tra cui si ritrovano anche grandi centri come Milano, Venezia e Genova. Rimane stabile invece il gruppo delle città sotto la media: erano (già nel 2006) e rimangono 40, diffuse su tutto lo stivale. Segnale della scarsa attenzione che in generale viene riposta dalle amministrazioni alle buone pratiche ambientali.

Un lavoro importante, quello di Ecosistema urbano, che oltre a porre i riflettori sullo stato delle città e sulle insufficienti politiche ambientali che le caratterizzano, mette in luce un altro aspetto che persiste nel nostro paese: ovvero la mancanza di un vero e proprio sistema di contabilità ambientale. Un modello capace di standardizzare gli indicatori (su cui Ecosistema urbano ha dato un contributo assai rilevante) e la risposta da parte delle amministrazioni, in modo da superare il carattere volontario sia della raccolta che della fornitura dei dati, così da fornire risposte omogenee a standard ed indicatori altrettanto omogenei, e sulla base di questi costruire politiche pubbliche che possano migliorare modelli e qualità della vita nelle città.

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