[10/10/2008] Aria

Dibattito Obama - Mc Cain: tanta energia, poco cambio climatico

FIRENZE. Com’era da aspettarsi, la formula scelta per il penultimo dibattito tra Barack Obama e John Mc Cain, cioè quel Town meeting che prevede - oltre alle e-mail dei telespettatori - domande rivolte dal pubblico in sala (e che affonda le sue radici nella cultura dei primi coloni puritani della costa atlantica), ha di fatto impedito che il confronto affrontasse in maniera organica i temi riguardanti il surriscaldamento globale. Ricorrente è stato il più generale tema energetico, tra osanna al nucleare (Mc Cain, e in misura assai minore Obama), reiterati accenni al cosiddetto “carbone pulito” (Obama), e in generale con il costante richiamo – da parte di entrambi i candidati – agli obiettivi di autosufficienza energetica attraverso l’uso di fonti rinnovabili e di processi di efficientazione.

Solo per qualche minuto, come riportato ieri dal “Guardian”, in conseguenza di una domanda posta dal pubblico i due candidati hanno affrontato specificatamente il tema: gentili candidati, abbiamo visto che il Congresso si è mosso abbastanza velocemente davanti alla crisi economica. Cosa fareste nei primi due anni di governo per essere sicuri che il Congresso si muova alla stessa velocità riguardo alle questioni ambientali, come il cambio climatico e i “green jobs”?

La domanda era rivolta a entrambi i candidati, e la prima risposta è giunta da Mc Cain: «sono stato in forte disaccordo con l’amministrazione Bush su questo aspetto. Ho viaggiato per tutto il mondo osservando gli effetti delle emissioni climalteranti. (..) Qual è il miglior modo di contrastarle? L’energia nucleare. Il senatore Obama dice che essa deve essere sicura o disponibile o qualcosa del genere, ma io sono stato su navi della Marina che montavano centrali nucleari. L’energia nucleare è sicura, ed è pulita, e crea centinaia di migliaia di posti di lavoro». Il candidato repubblicano ha poi proseguito esponendo la sua ricetta energetica, che prevede un mix di rinnovabili e nucleare, citando ripetutamente Obama con lo stesso tono sprezzante con cui si è rivolto al candidato avversario, in un altro momento del dibattito, chiamandolo “that one”, cioè “quello lì”.

Obama, giunto il suo turno, ha come al solito alzato il tiro: «questa è una delle più grandi sfide dei nostri tempi. Ed è assolutamente essenziale che noi comprendiamo che non è una sfida, è un’opportunità, perchè se creiamo una nuova economia energetica, possiamo creare 5 milioni di nuovi lavori, facilmente, qui negli Stati Uniti. Può essere un motore che ci guida verso il futuro, allo stesso modo in cui il computer è stato il motore della crescita economica negli ultimi due decenni. E possiamo farlo, ma dobbiamo compiere un investimento. (..) Dobbiamo capire che questa è anche una questione di sicurezza nazionale. Ed ecco perchè dobbiamo fare degli investimenti e mi riferisco a investimenti nel solare, eolico, geotermico. Contrariamente a quanto continua a dire il senatore Mc Cain, io sono favorevole all’energia nucleare come componente del nostro mix energetico». Successivamente, Obama ha citato le «23 volte» in cui in questi anni mc Cain «ha votato contro i carburanti alternativi».

Il discorso, da queste considerazioni generali riguardanti posizioni già note da tempo, si è poi approfondito. Riguardo alla volontà dei repubblicani di estendere le trivellazioni petrolifere off-shore, Obama ha citato dati per cui gli Stati Uniti hanno il «3 per cento delle riserve mondiali di petrolio, e usano il 25% del petrolio mondiale» e sostenuto che non possono uscire dalla crisi climatica se l’unica soluzione è «usare più combustibili fossili che causano il surriscaldamento globale».

Successivamente, in conseguenza di un’altra domanda riguardante i «sacrifici che saranno richiesti al popolo per ricreare il sogno americano», il candidato democratico è parzialmente ritornato sui suoi passi: «io credo alla necessità di aumentare la produzione di petrolio. Dobbiamo esplorare nuove strade per ottenere più petrolio, e ciò include le trivellazioni off-shore. Ciò include» – e qui il tono si è fatto più ispirato e ha assunto tinte più popolari – «dire alle compagnie petrolifere, che attualmente posseggono 68 milioni di acri che non usano, che o li utilizzano oppure li perderanno. Dobbiamo sviluppare la tecnologia per il carbone pulito e modi sicuri di stoccare l’energia (le scorie, ndr) nucleare. Ma ognuno di noi può cominciare a pensare a come salvare l’energia nelle nostre case, nei nostri palazzi».

Mc Cain ha infine cercato di recuperare andando a stuzzicare esplicitamente il portafoglio e la voglia di sicurezza degli americani: «le trivellazioni off-shore e l’energia nucleare sono due elementi vitali dell’autosufficienza energetica. Io le ho sostenute, e so come risistemare l’economia, eliminare la nostra dipendenza dal petrolio straniero, e smettere di spedire 700 miliardi di dollari l’anno oltreoceano», cioè agli stati fornitori di petrolio, spesso peraltro ostili agli americani. La cifra di 700 miliardi è stata spesso citata da mc Cain nel dibattito, con l’evidente volontà di far supporre agli americani un legame (pur effettivamente individuabile, ma in mezzo ad altri fattori ben più influenti) tra la dipendenza dal petrolio straniero, la crisi finanziaria e il fondo stanziato dall’amministrazione Bush per salvare le banche americane.

Il prossimo confronto televisivo, l’ultimo tra i due candidati, si terrà il 15 ottobre, e nelle previsioni dovrebbe essere incentrato sulla politica interna. Molto probabilmente le questioni energetiche si affacceranno, come è avvenuto mercoledì, dietro ogni domanda a cui i candidati risponderanno. Sarebbe auspicabile che le questioni inerenti la lotta al surriscaldamento globale scendessero ad un livello di maggiore dettaglio, così da capire l’effettivo pensiero dei due candidati riguardo alla significatività del ruolo antropico nel Climate-change. Ciò è anche auspicato dall’articolo del “Guardian” dove è trascritto il dibattito dell’8 ottobre, e fornirebbe all’elettorato la possibilità di valutare le effettive posizioni dei candidati a riguardo, al di là dei concordanti propositi di riduzioni delle emissioni, in modo analogo a quanto avvenuto nel dibattito tra i candidati vice-presidenti Palin e Biden a cui è stato chiesto (con risultati piuttosto scarsi da parte di entrambi, in un senso o nell’altro) di esprimere il proprio dettagliato parere in proposito. (rm)

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