[09/10/2008] Urbanistica

Edilizia Peep e seconde case, Baronti: «Indignato per il caso Elba, ma non generalizziamo»

LIVORNO. Secondo quanto scrivono i giornali e dice Legambiente, ed anche secondo la magistratura, all´Elba i Peep si stanno trasformando in una nuova occasione per costruire seconde case, magari da mettere sul mercato degli affitti estivi, e per ottenere residenze di comodo. Una situazione gravissima, che secondo alcuni potrebbe non rappresentare un caso isolato e che comunque rimette in discussione la stessa esistenza dei Piani di edilizia economica e popolare, visto che in teoria le case Peep dovrebbero essere assegnate ai soci di cooperative per assicurare il diritto alla prima casa, mentre invece è capitato addirittura che siano messe in vendita direttamente dalle ditte costruttrici o dalle agenzie immobiliari. Il tutto ovviamente a discapito di suolo e di risorse, magari senza preventivi calcoli precisi sulla disponibilità delle risorse della zona e della capacità del territorio di assorbire nuovi insediamenti.

«Mi indigna la situazione che si è verificata all’Elba – spiega l’assessore regionale alle politiche della Casa Eugenio Baronti - permettere che sul territorio si verifichino queste situazioni è semplicemente vergognoso e sono contento che la magistratura faccia chiarezza. Però non è generalizzando che si risolvono i problemi, all’Elba si è verificata una totale assenza del controllo da parte delle istituzione e chi ha sbagliato dovrà pagare. Anche perché non si tratta di grandi metropoli, ma di piccolissimi comuni, dove al dolo commesso da qualcuno, si aggiunge anche l’omertà di quanti non hanno potuto non vedere, ma se ne sono stati assolutamente zitti. E’ un fatto di una gravità enorme, perché si verifica oltretutto in piena emergenza casa, mentre cresce il disagio sociale, e si sviluppa una domanda forte di abitazioni a canone regolato e sociale».

Non le sembra che il caso Elba, che probabilmente non è isolato, sia molto pericoloso se non saranno introdotti al più presto dei correttivi?
«Ripeto che non dobbiamo generalizzare perché il caso Elba è di una gravità inaudita, però bisogna ammettere che talvolta anche in altre zone l’edilizia Peep è stata utilizzata per costruire abitazioni al di là e ben oltre le ragioni sociali. Le dirò di più. Col nuovo piano casa annunciato da Berlusconi questo rischio sarà ancora più grande perché prevede investimenti per un miliardo di euro di cui solo 150 milioni pubblici e il resto da privati: ciò significa che il piano sarà fortemente condizionato dagli interessi dei grande gruppi immobiliari. Tra l’altro noi abbiamo fatto ricorso alla Corte costituzione per un articolo ben preciso, dove si prevede che si possa realizzare l’edilizia residenziale sociale fuori anche dalle previsioni e quantità urbanistiche previste dai piani strutturali dei comuni. In questo modo si mette chiaramente in crisi il potere pianificatore del comune. Di fatto il piano casa di Berlusconi ha come priorità la casa in proprietà, al contrario di ciò che avviene in Europa, dove siamo già ultimi per patrimonio pubblico».

Cosa intende fare la Regione per verificare cosa sta succedendo in urbanizzazioni Peep che spesso vengono approvate con varianti che si sostengono sulla "pubblica necessità" e che per questo hanno corsie preferenziali?
«Con al nuova legge che stiamo facendo vogliamo chiedere ai comuni piani integrati in cui dovrà essere superata la settorializzazione. Finora cioè abbiamo avuto una separazione piuttosto netta tra edilizia residenziale pubblica, edilizia agevolata, edilizia convenzionata… Noi vogliamo che d’ora in avanti si varino piani integrati per un’offerta articolata e adeguata alla domanda che sarà sempre più articolata e seguirà le dinamiche del mercato e del fabbisogno specifico della zona. Questi piani integrati saranno finanziati dalla Regione con l’obiettivo di evitare costruzioni ghettizzanti o nel caso contrario, la realizzazione di 2 o 3 appartamenti popolari come specchietto per le allodole a fronte di tutto il resto finalizzato alla proprietà privata».

Basterà?
«Chi vuole i finanziamenti deve rispondere a questi obiettivi. Poi però è ovvio che se un comune fa un accordo con un privato dando il permesso a costruire cento appartamenti in cambio di due alloggi popolari allora lì noi non possiamo farci nulla. Questa è una scelta che non passa attraverso l’edilizia sociale regionale e se ne assume responsabilità il comune».

Torna all'archivio