[09/10/2008] Urbanistica

Clima & energia: le lacrime di coccodrillo del settore cemento

LIVORNO. Dopo che la Commissione Ambiente dell’Europarlamento ha approvato quasi all’unanimità i due schemi di direttive per l’applicazione del pacchetto venti-venti-venti rafforzandoli anche rispetto alle versioni varate a gennaio dalla Commissione, si allunga il “cahier de doleance”. Il governo italiano che si è fatto promotore di una campagna di smontaggio di quel pacchetto, ha oggi dalla sua parte anche il settore del cemento. «I costi indotti dal pacchetto clima ed energia di Bruxelles-si legge nel quotidianio di Confindustria-potrebbero mettere fuori gioco i cementifici italiani e in generale quelli europei».

Conseguenza di ciò sarebbe la loro coatta delocalizzazione nell’arco di una dozzina d’anni. L’allarme è suffragato da uno studio commissionato alla Boston Consultino da parte dell’Aitec, l’associazione confindustriale dei cementieri, e si aggiunge a quello di altri comparti industriali ad alta intensità energetica.

Nonostante che nei due schemi approvati dalla Commissione ambiente di Bruxelles, si preveda per i settori ad alta intensità energetica – proprio per evitare il rischio delocalizzazione - la possibilità di continuare a ricevere gratis fino al 2020 i permessi di emissione nell’ambito dell’Ets. Respinto l´emendamento che chiedeva che l´industria manifatturiera continuasse a ricevere gratis i permessi per emettere, lo schema approvato prevede infatti che a partire dal 2013 almeno il 15% delle quote siano vendute all’asta dagli Stati membri agli operatori dei settori interessati, per arrivare gradualmente al 100% al 2020. Con le eccezioni dei produttori di elettricità che dovranno acquistare tutte le quote già dal 2013, e dei settori ad alta intensità energetica, che potranno godere della loro gratuità fino al 2020. Nonostante il settore del cemento sia tra quelli che – malgrado la crisi economica - possa godere di un clima tra i meno recessivi. A differenza di altri settori a loro affini (parlando di impegni per il pacchetto clima ed energia) possono infatti contare su previsioni che non sembrano accennare a grandi flessioni di sviluppo. Almeno se ci riferiamo agli annunci del governo in merito a grandi opere da realizzare e a piani casa da mettere in piedi; se non bastasse quanto avviene sui territori nella realizzazione dei piani urbanistici territoriali e in aggiunta a quelli i piani straordinari di edilizia economica e popolare (Pep).

C’è poi grande possibilità di espansione del settore fuori dai confini nazionale e, se non fosse sufficiente quanto si prevede di costruire in Italia, dove il fatturato del settore è cresciuto del 7% nell’ultimo anno, l’Ance rassicura che l’attività all’ estero delle imprese di costruzione italiane è assolutamente florido, avendo un raddoppio di fatturato (+16%) rispetto allo scorso anno. Sul settore della grandi opere l’Italia ha anche incassato dai vertici della banca europea prestiti fino a 15 miliardi di euro in cinque anni per finanziare gli interventi previsti dalla legge obiettivo, che hanno subito una decurtazione ad opera di tagli in finanziaria.

Sul Piano casa, il governo ha stanziato in prima battuta circa 800 milioni di euro, con l’obiettivo di aumentare questi fondi con investimenti dei privati, grazie a strumenti di incentivo urbanistico quali diritti edificatori, sconti agli oneri edilizi, project financing. A questo si può aggiungere che l’attività instancabile del ministro Scajola di riaprire al più presto i cantieri per costruire centrali nucleari, se non vantaggi in termini energetici, porterà senza dubbio altra linfa al settore del cemento.

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