[08/10/2008] Vivere con cura di Marinella Correggia

Donare sangue, un piacere (e un dovere) che fa bene

ROMA. Certo c’è una categoria a cui è auspicabile non donare sangue: le zanzare. Da qui tutti i metodi per cacciarle. Fili di rame nei sottovasi contro le zanzare tigre, lozioni alla citronella, cespugli di lavanda intorno a casa e sul balcone e se possibile alle finestre, case per i pipistrelli (grandi cacciatori di insetti disutili) come già suggerito in precedente rubrica…

Tutt’altro è dare il nostro rinnovabile sangue agli umani vittime di incidenti, o malattie croniche, è davvero un piacere oltre che un dovere. In troppe regioni d’Italia questo piacere non è goduto e questo dovere non è rispettato. Chissà perché. Le paure sono del tutto incomprensibili e tante pubblicità progresso provano a sfatarle: ovviamente la sicurezza igienico-sanitaria è totale; ovviamente il sangue si riforma; ovviamente ce n’è tanto bisogno; ovviamente la donazione deve essere gratuita…

Un aspetto che le pubblicità progresso ignorano – forse perché solo con l’esperienza diretta se ne diventa certi: provare per credere – è che donare il sangue non è un necessario sacrificio. E’ anzi un utilissimo piacere. Intanto non è doloroso, a parte la punturina sul dito preventiva per la prova dell’emoglobina e quella – in genere indolore – di quando ti infilano l’ago. Ma in quelle due frazioni di secondo basta respirare a fondo (oltretutto ben altri dolori ci riserva la vita) e passa subito.

Uno slogan “pubblicitario” adatto sarebbe: “Vuoi essere felice almeno un giorno al mese? Va’ a donare sangue, plasma, piastrine, globuli rossi”. Vediamo perché. Il primo piacere è sentirsi utili, dando una parte di noi stessi. Poi ce ne sono altri. Diciamoli.

1) Intanto, in che senso il piacere è un giorno al mese visto che le donne possono donare solo una volta ogni sei mesi, e gli uomini una volta ogni tre? Perché tutti, se stiamo bene, anche una volta al mese possiamo donare gli emoderivati, utilissimi anch’essi.
2 Non è bello stare in ospedale per qualche ora coccolati e riveriti essendo però sani come pesci (anzi di più; i pesci non sono tanto sani ormai)?
3) E non è gustosa la colazione servita dalle signore che fanno le volontarie? Abbiamo il diritto di chiederla vegetale (tipo latte di soia e biscotti veg), se vogliamo.
4) E non è un piacere (utile a noi) che la nostra buona salute sia monitorata continuamente e gratuitamente?
5) E non è un piacere che lo status speciale di donatori ci induca a mantenerci in buona salute scegliendo comportamenti sani? Abbiamo una responsabilità che torna a nostro vantaggio.
6) Per chi ha il gruppo zero negativo, non è una fonte di grande orgoglio sapere di essere “donatori universali” (nel senso che il nostro sangue va bene per tutti i gruppi)? I ragazzi che cercano fonti di autogratificazione, perché non la trovano in questo anziché nello stupido calzone firmato?
6) Per i lavoratori dipendenti, non è un piacere un intero giorno di riposo dopo la donazione che può avvenire di prima mattina?

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