[07/10/2008] Acqua

Acqua, tariffe e qualità del servizio

FIRENZE. In un momento di crisi economica come questo, e non ci riferiamo ovviamente solo al recente stato di criticità dei mercati internazionali, ma soprattutto al fatto che da qualche tempo per una buona fetta di cittadini italiani non è facile arrivare a fine mese (la crisi della quarta, terza… settimana), pagare qualche centinaio di euro l’anno per il servizio idrico può risultare “faticoso”.

Questo per vari motivi: innanzi tutto come già detto per una ragione oggettiva. Poi perché in molti non si spiegano come mai una risorsa che dovrebbe essere di tutti (un bene comune, appunto) e un diritto, costi così tanto. Altri si chiedono invece come mai un servizio che è lontano da criteri di efficienza ed efficacia senza oggettivi riscontri vantaggiosi per i cittadini abbia un prezzo così elevato.

I dati, quelli contenuti in un´indagine dell´Osservatorio prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva (sono stati presi in esame, per tutti i capoluoghi di provincia italiani, i canoni di acquedotto, fognatura, depurazione e quota fissa o ex nolo contatori) parlano chiaro: il servizio idrico è aumentato in media del 32% negli ultimi sei anni e del 4,6% tra il 2006 e il 2007, con rincari addirittura del 50% in alcune città del Nord-Ovest. Agrigento si distingue come la città più cara (445 euro annui), Milano invece risulta la più economica (106 euro), con tariffe 4 volte più basse di quelle della città siciliana. In un anno una famiglia sostiene in media 229 euro di spesa e la regione Toscana risulta la più costosa per il servizio idrico, con ben sette città nella top ten delle città più care.

Differenze notevoli si registrano tra regione e regione e anche all’interno della stessa regione tra i diversi ambiti territoriali ottimali in cui le tariffe sono applicate. Proviamo ad abbozzare qualche spiegazione. La normativa stessa (il cambiamento è stato introdotto con la legge Galli nel 1994), ha fatto lievitare i costi perché in tariffa oltre al costo di esercizio è stato inserito il costo per gli investimenti e la remunerazione del capitale investito (il guadagno del gestore).

Tutto ciò spalmato sui 20-25 anni previsti nei piani di Ambito incide in maniera marcata sulla generazione che attualmente è attiva dal punto di vista lavorativo (poi i costi dovrebbero diminuire). Viste le infrastrutture previste (anche se alcuni interventi pensando ad una gestione sostenibile della risorsa andrebbero evitati), visto che sarebbe necessario intervenire in maniera massiccia sulla manutenzione delle reti, probabilmente sarà indispensabile ricorrere, almeno in parte, alla fiscalità generale per sostenere questi investimenti. Ormai in molti sono d’accordo su questa soluzione.

Considerato poi che la fasce di cittadini più svantaggiate hanno agevolazioni in bolletta, va ancora risolto invece su larga scala il problema delle famiglie numerose. Ma soprattutto risulta ancora poco marcata la differenza in tariffa tra chi usa l’acqua e chi invece ne abusa o addirittura la spreca. Questo è il punto a nostro avviso dove è possibile incidere.

Se facciamo però un confronto con altri Paesi europei, il servizio idrico non ha costi esagerati (costa meno di un euro a metro cubo) soprattutto considerato il valore reale che ha l’acqua oggi.

Quindi la domanda che ci dobbiamo porre è un’altra. La qualità del servizio è correlata alle tariffe? Mediamente non ci sembra da nessun punto di vista. Ad esempio, quanti cittadini sul territorio possono utilizzare l’acqua del rubinetto per bere perché di buona qualità diminuendo in tal modo le spese della famiglia e le spese ambientali (dai rifiuti, all’inquinamento dei tir che trasportano le acque minerali in bottiglia)? Ancora troppo pochi a nostro avviso, al netto dei pregiudizi che ci sono verso le acque del rubinetto. A proposito di politiche ambientali efficaci, e di un qualche cambiamento da inserire nell’attuale metodo tariffario: oltre al miglioramento della qualità della acque da restituire ai nostri fiumi, miglioramento che ci chiede a voce alta anche l’Europa, è necessario ridurre i prelievi di acque di falda e superficiali per mantenere la qualità degli ecosistemi. Ciò si potrebbe attuare aumentando il canone, cioè la tassa che il gestore paga alla collettività per l’utilizzo di una risorsa pubblica, dato che attualmente si pagano cifre irrisorie rispetto ai guadagni e non solo nel servizio idropotabile. Questa modifica indurrebbe i gestori a prelievi più oculati.

Le richieste che Cittadinanzattiva ha avanzato al governo non ci sembrano così cogenti «Al Governo e al Parlamento chiediamo il blocco delle tariffe dell´acqua fino a tutto il 2009», ha dichiarato il responsabile nazionale delle politiche dei consumatori, Giustino Trincia, che ha consegnato l´indagine al ministro dello sviluppo economico Claudio Scajola. «E´ indispensabile inoltre l´istituzione di un´Autorità di regolazione del settore idrico con reali poteri d´intervento per mettere fine alla scandalosa giungla di tariffe, contratti e bollette» ha concluso Trincia.

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