[03/10/2008] Rifiuti

Rifiuti e sviluppo sostenibile: la Toscana della costa a convegno

LIVORNO. Si è concluso stamani a Livorno il ciclo di incontri organizzato da Cgil Cisl e Uil nelle varie realtà Toscane per confrontarsi sul tema “Rifiuti e sviluppo sostenibile nella Toscana della costa” che cade proprio all’indomani della scadenza imposta dalla legge 61 della Regione Toscana per i primi adempimenti necessari alla creazione dei 3 nuovi macro Ato. Scadenza non rispettata in alcuna delle tre aree che quindi adesso rischiano il commissariamento e che per adesso hanno già ricevuto la diffida. Nei prossimi giorni probabilmente si terrà una nuova conferenza dei sindaci per cercare di ricucire in extremis lo strappo ed evitare che entri in gioco il commissario, anche se «il commissario degli Ato non deve essere visto come una punizione o vissuto male – ha provato a rassicurare l’assessore regionale Anna Rita Bramerini (Nella foto) – il commissario ha soltanto il compito di insediare l’assemblea degli Ato, che sono obbligatori, sostituendo quei comuni che per un motivo o per un altro non hanno votato lo statuto. Del resto la costituzione degli Ato è solo il primo di una serie di passaggi previsti dalla normativa che altre regioni ci stanno invidiando perché ha dato attuazione contemporaneamente al 152 e alla finanziaria 2008. Senza i nuovi Ato non possono partire tutte quelle novità connesse e che riguardano gli affidamenti, ma anche le tariffe e i contratti di lavoro».

Sul fronte impiantistico l’assessore Bramerini ha ricordato che la Toscana «è tutt’altro che una Regione virtuosa visto che manda in discarica il 60% dei suoi rifiuti e non rispetta quindi la gerarchia europea sul ciclo integrato dei rifiuti (riuso – recupero di materia – recupero di energia – e per la parte residuale discarica, ndr). Se non si fanno impianti a supporto della raccolta differenziata, è inutile poi che si vada a sbandierare percentuali record di Rd, visto che poi anche ciò che è raccolto separatamente dobbiamo magari andarlo a portare fuori regione. Questo non è fare un ambientalismo corretto, perché ognuno dovrebbe farsi carico dei rifiuti che produce».

Probabilmente il convegno di Livorno è un dei pochi appuntamenti dove non si è parlato solo di rifiuti urbani, ma anche degli speciali che vengono prodotti dalla Toscana e che «per il 36% finiscono fuori regione, come a Brescia – ha continuato Bramerini – dove il termovalorizzatore guarda caso brucia anche i rifiuti delle cartiere lucchesi».

L’assessore Bramerini si è quindi soffermata sulla polemica dei giorni scorsi con alcuni comuni della Lucchesia che hanno protestato perché pur rientrando nell’Ato Costa, per bruciare i loro rifiuti a Pioppogatto e Falascaia spenderanno più di quanto spende Firenze che è in un altro Ato, mandando i rifiuti nella discarica di Peccioli. «E’ vero che questa è un’ingiustizia – ha detto l’assessore - ma la storia non si riscrive da zero dal dicembre 2007, quando è entrata in vigore la legge 61: quegli inceneritori sono stati costruiti in project financing e i costi sono previsti dal contratto, e noi oltre a mettere a disposizione l’avvocatura regionale per rivedere le parti del contratto più penalizzanti possiamo fare ben poco».

Il sindaco di Livorno, comune capofila tra quelli che rientreranno nell’Ato costa, si rifà subito a questa polemica per spiegare il ritardo: «Abbiamo avuto un problema con una sentenza del Tar - spiega Cosimi, riferendosi al caso riguardante un impianto della provincia di Massa Carrara - e poi appunto ci sono piombate addosso queste 270mila tonnellate di rifiuti da Firenze che mi fanno venire in mente quando nel 1993-94 l’allora presidente della Regione Chiti impose per decreto il conferimento dei rifiuti nelle discariche regionali di Peccioli, Rosignano e Terranova Bracciolini. Questo purtroppo non mina solo la fiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni, ma soprattutto fa sì che alla Belvedere Spa gli abbiamo consegnato non solo le 270 mila tonnellate, ma di fatto anche la futura riperimetrazione della discarica».

Nel merito della legge 61, che Cosimi apprezza nel suo impianto generale, fa però due considerazioni importanti, la prima, riprendendo anche le parole del presidente di Aamps Filippo di Rocca che in precedenza aveva annunciato l’avvio nel prossimo gennaio delle gare per la terza linea dell’inceneritore di Livorno) riguarda la nozione di comodato: «è follia pensare che un’azienda investa 80 milioni come farà l’Aamps per costruire la terza linea e poi in caso di affidamento tramite gara, debba cedere gli impianti in comodato d’uso…. questo è il modo per non fare più un impianto ». Il sindaco di Livorno (il comune ricordiamo, ha scelto l’affidamento in house rinnovando per 20 anni la gestione all’Aamps) ha quindi lanciato la sua proposta di «finanziarizzazione del gestore unico»: «La Regione deve identificare un soggetto del mondo del credito – ha concluso – che accompagni le relazioni positive tra pubblico e privato per realizzare gli impianti. In una fase come questa ci vuole un soggetto del genere, poi la politica farà la sua parte, ma per costruire piani industriali serve un criterio prima di tutto industriale».

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