[02/10/2008] Comunicati

I licheni come bioindicatori della qualità dell´aria: un corso all´Arpat

LIVORNO. Da Arpat parte una nuova occasione di formazione in materia di metodologie innovative per il monitoraggio ambientale. Si tratta del corso di formazione “I licheni epifiti come bioindicatori della qualità dell’aria”, che inizia il prossimo 20 ottobre a Montecatini (PT). Giunta alla sesta edizione il corso organizzato da Arpat/Agenzia formativa con la collaborazione di Ispra (già Apat) e dell´Università degli Studi di Siena, con il patrocinio della Società Lichenologica Italiana (SLI), ha l’obiettivo di promuovere il controllo e il monitoraggio dell´inquinamento atmosferico attraverso metodiche che utilizzano organismi viventi come bioindicatori.

I bioindicatori in questo caso sono i licheni, organismi a metà strada tra funghi e batteri che colonizzano la corteccia degli alberi o sui sassi e sono sensibili ai contaminanti atmosferici, per questo utilizzati come sensori dell’inquinamento dell’aria. Le tecniche di biomonitoraggio non vanno considerate alternative a quelle del monitoraggio classico effettuato tramite centraline chimico-fisiche, ma sono complementari ed integrano le misure dirette. Ci siamo fatti spiegare le finalità e le modalità di questo corso da Simona Cerrai, responsabile del settore formazione e dell’Agenzia formativa di Arpat

Un corso a valenza nazionale sul biomonitoraggio utilizzando i licheni, da chi può essere seguito?
«Da tutti gli operatori del sistema delle agenzie Arpa, degli enti locali, delle associazioni scientifiche, degli ordini professionali e delle associazioni ambientaliste, che abbiano un curriculum formativo afferente alle scienze biologiche, ambientali e naturali. Il percorso formativo è comunque fruibile anche da soggetti con altri curricula ma professionalmente occupati nel settore del monitoraggio della qualità dell’aria o comunque competenti nelle tematiche della tutela ambientale»

Il biomonitoraggio con i licheni è un supporto al monitoraggio ma non può sostituirlo. Conferma?
«Sì è un valido supporto perché permette di individuare le aree critiche, avendo la capacità di indagare ampie zone del territorio e quindi focalizzare meglio quelle dove sarà necessario avviare la misura diretta e puntiforme dei livelli d’inquinamento. E’ una modalità consolidata a livello nazionale che si sta utilizzando da anni ormai anche in Italia. In questo settore la Toscana è considerata un centro di eccellenza e oltre ad avere il supporto di Ispra può vantare la collaborazione da oltre dieci anni con l’Università di Siena e da quest’anno anche della società lichenologica italiana».

A chi partecipa il corso sarà riconosciuta una specializzazione?
«Ai partecipanti verranno riconosciuti crediti formativi Ecm, che anche per coloro che lavorano nel sistema sanitario ha valore formativo. Non valgono invece come crediti universitari».

Come si articolerà il corso?
«E’ un corso molto sperimentale. Sono in tutto 64 ore, condotte solo in parte in aula, e il resto in campo, e questo ha un grande valore didattico per un corso di questo genere. Le ore saranno divise in due sessioni: una a ottobre e una primaverile ed è previsto alla fine anche il Ring Test, che è un ulteriore esame per il riconoscimento delle specie licheniche che è considerato un riconoscimento di capacità professionale. Tanto che ci sono persone che hanno già fatto il corso e che si sono iscritte per fare solo il Ring test. Il supporto didattico del corso è il manuale operativo dell’Apat per l’indice di biodiversità lichenica e tutta la strumentazione necessaria verrà creata ad hoc e fornita ai partecipanti».

Le iscrizioni sono aperte sino al 15 ottobre e Informazioni più dettagliate sul progetto formativo sono disponibili sul sito web dell’ Agenzia http://www.arpat.toscana.it

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