[01/10/2008] Comunicati

Crisi & mercati: Sarkozy convoca il G4...

LIVORNO. Si svolgerà sabato a Parigi la riunione dei quattro paesi europei membri del G8, convocata dal presidente francese Nicolas Sarkozy. Lo ha detto il primo ministro lussemburghese, Juncker, ai microfoni di Europe 1, ufficializzando la notizia. «Sabato a Parigi abbiamo una riunione preparatoria del G8 allargato» ha detto, aggiungendo di «applaudire caldamente l´iniziativa del presidente Sarkozy» che in questo modo vuole «assumere la leadership» della replica mondiale alla crisi finanziaria. Sarkozy aveva annunciato l´intenzione della riunione preparatoria di un vertice per la «rifondazione del sistema finanziario internazionale» da tenersi a Parigi con i quattro paesi europei del G8 (Francia, Germania, Italia e Gran Bretagna), più Jose´ Manuel Barroso (presidente della Commissione europea), lo stesso Juncker (che è anche presidente dell´Eurogruppo) e Jean-Claude Trichet, presidente della Bce, la Banca centrale europea.

Per Juncker – si legge su Rainews24 - gli europei possono «avere fiducia nel loro sistema bancario. Non ci sono minacce che gravano sul sistema». Ecco perché, ha spiegato Junker, l´Europa non ha bisogno di un piano di salvataggio come quello elaborato dal ministro del Tesoro USA Henry Paulson. «C´è una concertazione europea», ha detto Junker, plaudendo all´iniziativa di Sarkozy per rispondere alla crisi.

Nel frattempo – dice l’Ansa - le Borse europee limano i guadagni messi a segno nelle prime battute della giornata in attesa della riunione odierna del Senato Americano, chiamato a decidere sulle sorti del piano Paulson pensato per salvare Wall Street e il sistema bancario statunitense. I mercati del Vecchio Continente vedono l´indice paneuropeo segnare un rialzo frazionale dello 0,6%, dopo che in avvio di seduta le principali piazze finanziarie si erano spinte oltre il punto percentuale. A guidare i rialzi è Londra che balza dell´1,36%, mentre Francoforte e Milano sono al palo. «Per gli investitori oggi è una giornata d´attesa -, ha commentato un operatore, spiegando che il mercato - non ha nessuna voglia di rischiare troppo in una situazione di forte incertezza: aspettiamo il Senato e poi prenderemo delle decisioni».

L’attesa, ovviamente, non è solo degli operatori di borsa, ma è ad occhio e croce di mezzo pianeta che cerca di capire come, se e quando questa crisi sarà superata. I quotidiani italiani anche oggi pullulano (e lo faranno ancora per mesi) di analisi e interventi sulla crisi del credito di grande interesse. Da qualche settimana si registrano anche indicazioni, anche precise, sulle nuove regole necessarie per superare la crisi e impedirne di future almeno di questo livello. Il Sole24Ore pubblica ad esempio i dieci pregiudizi da abbattere, ovvero quelli che secondo l’economista Antonio Foglia “se dovessero attecchire rischiano, falsando l’analisi, di portare a decisioni errate”. Tra questi pregiudizi segnaliamo quello che va sotto il titolo “Rimettere regole?”, per il quale Foglia scrive: «Il sistema aveva già un ginepraio di pessime regole scritte da autorità d’emanazione bancaria che si sono dimostrate incapaci di capire le esigenze di una finanza in evoluzione». Un’ammissione dunque sia del fatto che chi doveva regolamentare il traffico non lo ha fatto bene, sia che neppure capiva che cosa dovesse regolamentare.

Ma sempre dalla lettura dei commenti si scoprono anche complesse e per certi versi clamorose convergenze di opinioni che vedono ad esempio i liberisti irriducibili (Corriere della Sera di oggi) e Michael Moore condividere l’dea che lo Stato doveva lasciare che il mercato si salvasse da solo, per concentrasi sulla riduzione dell’indebitamento pubblico. Diceva Moore ieri sul Manifesto: «Dopo aver rubato 500 miliardi di dollari negli ultimi cinque anni per riempire le tasche dei loro sostenitori che fanno profitti grazie alla guerra, dopo avere riempito le tasche dei loro amici petrolieri al ritmo di più di cento miliardi di dollari solo negli ultimi due anni, Bush e i suoi compari - che presto dovranno traslocare dalla Casa Bianca - stanno saccheggiando le casse dello stato arraffando ogni dollaro su cui riescono a mettere le grinfie. Stanno rubando tutta l´argenteria prima di accomodarsi alla porta».

Ancora una volta registriamo, come detto, una grande varietà di posizioni con altrettante legittime analisi, tutte con qualche fondamento, ma che hanno tutte l’obiettivo di far ripartire la crescita a prescindere dalla sua qualità e far decollare gli indici azionari per mettersi il prima possibile la crisi alle spalle e andare avanti esattamente come prima. Obiettivo da raggiungere in spregio ad ogni relazione (in realtà strettissima e intrinseca) con le risorse naturali del pianeta, quasi che non contassero neppure dal punto di vista meramente economico. Come se l’economia non fosse un sottosistema dell’ambiente visto che fino a prova contraria il mercato è la più grande costruzione sociale che l’uomo abbia realizzato nella storia. Per non parlare del fatto che questa eccessiva finanziarizzazione non solo ha fatto sì che l’economia non abbia da mo i piedi per terra, ma ha creato disparità sociali ancora più acute che in passato. Da qui ci pare anche di poter osservare che Sarkozy fa bene a cercare un ruolo per l´europa ma se pensa che l’Ue da sola possa governare un mercato globale, rischia di diventare paladino di una causa persa in partenza.

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