[01/10/2008] Comunicati

Sarah Palin, gli orsi polari e lo scetticismo interessato

FIRENZE. Prosegue la querelle tra il governatore dell’Alaska e candidato vice-presidente degli Stati Uniti, Sarah Palin, e il governo federale riguardo alle popolazioni di orsi bianchi (Ursus maritimus), per le quali nel maggio scorso il department of Interiors, principale agenzia di conservazione del governo centrale, aveva proposto l’inserimento nella lista delle “specie in pericolo” in conseguenza del ritmo di scioglimento dei ghiacci marini artici. Secondo le stime presentate dal dipartimento, i 2/3 delle popolazioni di orso polare corrono un serio rischio di estinzione entro il 2050.

Il mese scorso, lo staff del governatore Palin ha aperto una causa con il governo federale, che sarà dibattuta in gennaio, presentando documenti ufficiali che minimizzano il problema e ribadendo le osservazioni che furono presentate a maggio, per cui il conferimento dello status di specie protetta agli orsi potrebbe compromettere l’esplorazione per la ricerca di nuovi giacimenti di petrolio e gas, e impedire la costruzione di un gasdotto che la stessa Palin ha soprannominato «il volere di Dio». Nel documento si afferma inoltre che «è certamente prematuro, se non impossibile», stabilire un nesso tra la crescita delle temperature in Alaska e le emissioni umane climalteranti.

Il “Guardian”, che ha esaminato il documento presentato dallo stato dell’Alaska, ha scoperto che si basa su una pubblicazione del 2007 che è stata rigettata in molti ambienti scientifici a causa della sua capziosità, e del fatto che alcuni suoi autori sono stati in passato a libro paga delle industrie petrolifere. Tra gli artefici dello studio (intitolato “Polar bears of western Hudson Bay and climate change”) figura infatti Willie Soon, precedentemente ricercatore presso il Marshall Institute, uno dei principali think-tank del negazionismo climatico: l’istituto ha ricevuto dal 1998, secondo il Guardian, 715.000 dollari di sovvenzioni dalla Exxon-Mobil. Va aggiunto che, proprio dal maggio scorso, la Exxon ha tagliato i finanziamenti al Marshall e ad altri centri di studio, al fine di evitare «distrazioni dalla necessità di garantire i rifornimenti energetici pur riducendo le emissioni» e affermando che «la compagnia non vuole orientare la ricerca scientifica».

Tra gli altri autori della ricerca che ha costituito caposaldo per il documento presentato al governo centrale, sette in tutto, figurano anche altri studiosi che già in passato hanno subito forti critiche dalla comunità scientifica: David Legates è anch’egli vicino al Marshall institute, mentre Sallie Baliunas è nota per aver pubblicato nel 2003 – insieme al già citato W. Soon - uno studio sul clima che è stato poi scoperto essere parzialmente finanziato dall’American Petroleum institute, cuore pulsante delle lobby energetiche americane. Vari scienziati citati nello studio rifiutarono di associare il proprio nome alla pubblicazione, e alcuni redattori del “Climate journal”, dove era stata pubblicata la ricerca, rassegnarono le dimissioni a causa della poca scientificità che la rivista aveva dimostrato nel pubblicarla.

Durante l’audizione della dirigenza dello stato dell’Alaska, uno dei membri del Congresso, il democratico Brad Miller, ha definito «scienza fasulla» lo studio sugli orsi polari che è stato presentato. «I tentativi di screditare gli scienziati (..) semplicemente perchè le loro analisi non concordano con il vostro punto di vista, costituiscono un cattivo servizio per il nostro paese» - è stata la replica piccata della Palin. «Rilanciare il lavoro a domicilio di scienziati che sono sovvenzionati per diffondere dubbi sul Global-warming non è onesto», ha chiosato Miller.

Ancora una volta, quindi, ci troviamo dinanzi non a un dibattito tra due idee contrapposte, ma tra una visione scientifica e una visione fumettistica del surriscaldamento globale. La stragrande maggioranza della comunità scientifica accreditata vede come “significativo” il ruolo del forcing antropico nel cambio climatico? Nessun problema, basta andare a cercare qualche studio improntato ad uno scetticismo di maniera, tra i milioni di ricerche pseudo-scientifiche rintracciabili nel web. Lo si infiocchetta, lo si rilancia, e davanti alle obiezioni si risponde con atteggiamenti vittimistici, precedentemente predisposti a tavolino: come siete arroganti, voi che sostenete il ruolo umano nel surriscaldamento, perchè non accettate semplicemente che esistano idee diverse dalle vostre?

Signora Palin, ci scusi se proseguiamo nella nostra cocciutaggine, ma se le teorie negazioniste da lei portate, oltre ad essere piuttosto fragili, provengono in buona parte da centri studi finanziati dalle lobby petrolifere, il dubbio sulla loro genuinità (e conseguentemente sulla loro attendibilità) resta: nella stessa comunità scientifica peer-reviewed esiste un ampio dibattito riguardo all’effettiva dinamica del clima nei prossimi anni, e la stessa importanza del ruolo antropico è ancora oggetto di accese discussioni. Non poteva andare a cercare, per la sua lotta contro i malvagi orsi polari che impediscono la sacra crescita dell’economia dell’Alaska e del suo sistema infrastrutturale, uno studio che fosse altrettanto incisivo, ma magari un po’ più attendibile? Forse, signora Palin, una ricerca seria che contraddicesse le indicazioni del department of Interiors sulla necessità di protezione per gli orsi non l’ha trovato, ci viene da pensare. Comunque, in attesa di sviluppi futuri, i migliori auguri per il suo dibattito di domani sera con il candidato democratico alla vice-presidenza, Joe Biden.

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