[30/09/2008] Aria

L´impennata delle emissioni

ROMA. Il Global carbon project degli Stati Uniti ha pubblicato nei giorni scorsi il carbon budget 2007: le entrate, le uscite e il saldo dell’anidride carbonica nell’atmosfera terrestre.
Sono dati, purtroppo, che parlano da soli. La concentrazione del gas serra in atmosfera è cresciuta di 2,2 ppm (parti per milione) nel 2007, raggiungendo il livello complessivo di 383 ppm: il più alto degli ultimi 650.000 anni e, probabilmente, degli ultimi 20 milioni di anni. La crescita lo scorso anno è stata superiore alla media degli anni precedenti (+2,0 ppm in media negli anni compresi tra il 2000 e il 2006; +1,5ppm in media negli anni compresi tra il 1990 e il 1999). Rispetto all’epoca preindustriale la concentrazione di anidride carbonica in atmosfera è aumentata del 37%.

Tra il 2000 e il 2007, le emissioni antropiche di carbonio causate dall’uso di combustibili fossili e dall’industria del cemento sono aumentate in media del 3,5% ogni anno. Una velocità di crescita ben quattro volte superiore a quella fatta registrare nell’ultimo decennio del secolo scorso, tra il 1990 e il 1999 (0,9% annuo) e maggiore di ogni più pessimistica previsione valutata dagli scienziati dell’Ipcc.

Nel 1990 le due fonti antropiche immettevano in atmosfera 6,2 miliardi di tonnellate di carbonio. Nel 2007 ne hanno immesse 8,5 miliardi: un aumento del 38%.
Stazionarie, invece, le emissioni dovute alla deforestazione e alla modifica dell’uso dei terreni: pari a 1,5 miliardi di tonnellate di carbonio. In pratica, nel 2007 le attività umane hanno determinato una emissione di 10 miliardi di tonnellate di carbonio.

Secondo gli analisti del Global carbon project le cause di questo enorme e, tutto sommato, imprevisto aumento di carbonio in atmosfera sono tre: la crescita economica e la conseguente domanda di energia da fonti fossili, soprattutto dei paesi a economia emergente, responsabile del 65% dell’aumento; l’incremento, dopo anni di costante diminuzione, della carbon intensity (il carbonio emesso per unità di reddito prodotto), responsabile del 17% dell’aumento delle emissioni; la diminuzione della capacità di assorbimento del gas serra da parte dell’oceano, soprattutto nell’emisfero meridionale, responsabile del 18% dell’aumento delle emissioni.

Questi dati prefigurano una realtà peggiore del peggiore scenario previsto dall’Ipcc. C’è da attendersi quindi una probabile accelerazione dei cambiamenti climatici, un più marcato aumento della temperatura media del pianeta e di tutti gli effetti conseguenti.

Ha dunque più che mai ragione il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon: non c’è più tempo da perdere, i governi devono iniziare a negoziare subito, già dalle prossime settimane, il “Kyoto due”, un nuovo protocollo che coinvolga tutti i paesi del pianeta nel rapido abbattimento delle emissioni, se vuole evitare di sperimentare una temperatura media del pianeta mai conosciuta.

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