[29/09/2008] Comunicati

Climate change, Aea: «Crisi influisce negativamente su impegno governi»

LIVORNO. «Molte regioni e molti settori in Europa sono particolarmente vulnerabili all´impatto del cambiamento climatico. Il miglioramento delle azioni per l´adattamento è solo agli inizi e c´è una forte necessità di intensificare la prevenzione, migliorando anche lo scambio di informazioni su dati, costi ed efficienza». Lo ha detto oggi Jacqueline McGlade, direttore esecutivo dell´Agenzia europea per l´ambiente che ha presentato i risultati dell´ultimo rapporto sul cambiamento climatico.

Secondo questi nuovi dati l’Europa si sta riscaldando più velocemente rispetto al resto del mondo e i governi dovrebbero investire di più per evitare le terribili conseguenze di questo fenomeno. Dall´epoca pre-industriale – dicono le agenzie di stampa riportando quanto detto durante la presentazione del rapporto avvenuta ad Oslo - «la media europea è cresciuta di 1,0 gradi rispetto agli 0,8 di quella mondiale. Le acque dei mari europei hanno avuto un riscaldamento medio di 1,2 gradi rispetto alla tendenza mondiale di 1,0. Secondo le stime, entro la fine del secolo l´aumento delle temperature medie in Europa potrebbe arrivare anche a 5,5 gradi».

Le conseguenze di questo fenomeno, sottolinea il rapporto, si fanno sentire in tutto il continente: nelle regioni del sud aumenta il problema delle ondate di calore, della siccità, della desertificazione e cresce anche il rischio incendi. Nelle aree del nord gli inverni diventano sempre meno rigidi, ma le precipitazioni si fanno più violente e aumenta il rischio inondazioni. Il fenomeno è strettamente legato al problema dello scioglimento dei ghiacciai, 1,3 per cento di neve in meno ogni decennio, e a quello dell´innalzamento del livello del mare, con un aumento previsto tra i 18 e i 59 centimetri entro il 2100. Il cambiamento climatico inoltre favorisce la diffusione di nuovi tipi di virus che portano grandi rischi per la salute umana.

Ma c’è di più: in generale il danno economico per i paesi europei potrebbe arrivare a 3.000 miliardi di euro entro il 2100. Secondo l´Agenzia inoltre (lo riporta l’Agi) tutti dovrebbero impegnarsi di più e investire più risorse sulla prevenzione, ma l´attuale crisi economica potrebbe influire negativamente sull´effettivo impegno dei governi.

Proprio questa riflessione finale è quello che preoccupa maggiormente. Al di là delle previsioni e degli aumenti possibili della temperatura; e al di là anche delle oggettive difficoltà che i governi possono avere nel rispettare il protocollo di Kyoto e trovare un maggior accordo a livello mondiale, la crisi economica ha peggiorato drammaticamente il già pessimo quadro. Il tema di un diverso modello di sviluppo, magari semplicemente (si fa per dire) più orientato verso la sostenibilità sociale e ambientale non solo non è maturato come si poteva sperare proprio a seguito della crisi, ma addirittura è andato in cavalleria per non dire che si è fatto, su questo punto, dei significativi passi indietro…

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