[26/09/2008] Aria

Pacchetto energia europeo, per Legambiente governo e Confindustria gonfiano i dati

LIVONO. E´ scontro sulla richiesta del governo italiano all´Unione europea di rivedere gli impegni del nostro Paese sulla cosiddetta direttiva "20-20-20", pacchetto energetico dell´Ue che prevede entro il 2020 una riduzione delle emissioni di anidride carbonica nell´Ue del del 20%.
Per il governo Berlusconi e Confindustria quegli impegni sarebbero insostenibili per l´industria italiana, con costi aggiuntivi tra i 20 e i 30 miliardi di euro, provocando una perdita di competitività . A Legambiente quei conti non tornano e dice a chiare lettere che «gli oneri menzionati sono gonfiati. Governo e Confindustria rendano pubblici gli studi che citano».

Edoardo Zanchini, responsabile energia di Legambiente chiede: «Secondo quali stime? Perché il governo non rende pubblici i dati alla base di questi calcoli? I numeri forniti dalla commissione Ue sono altri e assolutamente differenti da quelli sparati dal Governo in questi giorni. Secondo la commissione europea infatti l´adeguamento alla direttiva 20-20-20 costerà all´Italia 8 miliardi di euro l´anno, senza contare i vantaggi in termini di riduzioni delle importazioni e di risparmio rispetto alle attuali spese per i danni da inquinamento, oltre ai benefici relativi all´efficienza e all´ammodernamento industriale. Un totale quindi di gran lunga inferiore ai 20-30 miliardi di euro l´anno citati recentemente anche dal ministro Prestigiacomo e mai esplicitati pubblicamente».

In effetti, lo scorso gennaio, la Commissione europea rese noti dati che si basano sui costi di investimento previsti per lo sviluppo di rinnovabili, abbattimento dei gas a effetto serra, efficienza energetica e sulle riforme strutturali del sistema elettrico necessarie, «senza considerare però i benefici economici del pacchetto - spiega Legambiente - che vengono stimati a parte».

Secondo i dati della Commissione Ue resi noti da Legambiente, L´italia per rispettare il pacchetto energia 20-20-20 dovrebbe investire lo 0,49 del suo Prodotto interno lordo (media Ue 0,58), con un costo di investimento totale di 8 miliardi (Ue 91), mentre il taglio all´import di carburanti porterebbe un risparmio di 4,4 miliardi (Ue 50) e un minore inquinamento valutabile in o,9 miliardi (Ue 10). Così il costo effettivo del pacchetto tanto temuto da governo e Confindustria scenderebbe a 2,7 miliardi (Ue 31 miliardi).

E´ evidente che in Italia ormai è diventato uso, più che moda, scaricare gli oneri sulla collettività e lasciare al privato i guadagni. Una filosofia che va, in questo hanno ragione i ministri del governo Berlusconi, nella direzione opposta a quella ambiziosa e innovativa del pacchetto energia, che pure è stato frutto di un compromesso pensato da una Commissione Ue retta da un conservatore come Barroso e non certo dominata da pericolosi estremisti ambientalisti.

Zanchini spiega che, dati dell´Ue alla mano, «In proporzione per l´Italia si può stimare un risparmio di 4,4 miliardi di euro per i costi degli idrocarburi e di 0,9 miliardi di euro per i costi dell´inquinamento. I costi effettivi quindi scendono fino a un decimo delle stime paventate per l´Italia». Senza contare che già oggi i ritardi nell´adeguamento al protocollo di Kyoto ci stanno costando 1 miliardo e 100 milioni l´anno senza alcun beneficio in termini ambientali e di sviluppo economico, e che al 2012, i costi sulle spalle dei contribuenti potrebbero arrivare a 7 miliardi di euro.

«E´ evidente la strategia che vuole portare a rivedere gli impegni sul clima, ma certo non è accettabile farlo utilizzando dati non verificabili pubblicamente. Le uniche stime certe sono quelle fornite dalla commissione Ue e bene farebbe il governo ad acquisirle per cercare di adeguarsi al più presto alla direttiva, come stanno facendo tutti gli altri paesi europei, invece di continuare a pietire sconti imbarazzanti».

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