[25/09/2008] Energia

Gli Usa, gli esperimenti nucleari e le cattive compagnie canaglia

LIVORNO. Quando si dice le cattive compagnie... Gli Stati Uniti d´America sono stati chiamati dal segretario generale dell´Onu Ban Ki-moon a ratificare, senza attendere oltre, il Trattato che vieta gli esperimenti nucleari, permettendo così la sua entrata in vigore. Insieme agli Usa dietro la lavagna sono finiti quelli che Washington indica come i due più pericolosi stati canaglia: Corea del nord ed Iran, ma anche Cina, Egitto, India, Indonesia, Israele, Pakistan, con i quali gli americani e le altre potenze atomiche sono evidentemente molto più indulgenti rispetto agli esperimenti nucleari.

Ban Ki-moon è intervenuto ad un incontro convocato a New York da Australia, Austria, Costa Rica, Finlandia ed Olanda, durante il quale ha detto che «A 12 anni dall´apertura della firma il Comprehensive Test Ban Treaty (Ctbt) ha beneficiato di un´adesione praticamente universale. Ma malgrado i progressi compiuti, delle 44 ratifiche necessarie, 9 mancano ancora. Questo è fonte di grave preoccupazione». Recentemente il Trattato è stato ratificato da Barbados, Colombia, Malaysia ed Iraq. Ban Ki-moon ha anche sottolineato che «ridurre l´arsenale nucleare ridurrebbe i rischi che dei terroristi se ne impossessino» ed ha chiesto di progredire sulla via del Trattato di non proliferazione nucleare (Tnp).

Per il ministro degli esteri austriaco, Ursula Plassnik, «Gli esperimenti nucleari sono una minaccia, è a questo che servono e non possono più far parte del linguaggio politico attuale». Una denuncia condivisa anche dall´ex segretario di Stato Usa alla difesa William Perry e dall´attore Michael Douglas, messaggero per la pace dell´Onu, dal ministro degli esteri del Costa Rica, Bruno Stagno Ugarte , e dal segretario esecutivo dell´Organizzazione del Ctbt , Tibor Toth che hanno rivolto un appello solenne ai 9 Paesi che non hanno ancora ratificato il Trattato. La Plassnik ha detto senza mezzi termini «Questi Stati non possono continuare a tenere il mondo in ostaggio».

Perry non si aspetta «che l´attuale amministrazione del presidente George W. Bush agisca in questo senso. Spero che il prossimo presidente degli Stati Uniti prenda questa decisione che è sostenuta da molti ex segretari di Stato alla difesa».

I ministri hanno anche chiesto a tutti gli Stati di proseguire nella moratoria sugli esperimenti nucleari, anche se questa sospensione volontaria non avrà lo stesso effetto giuridico permanente dell´entrata in vigore del Ctbt che punta a vietare tutte le esplosioni nucleari sulla terra e che è già stato firmato da 179 Stati e ratificato da 144, ma che non può entrare in vigore senza la firma dei r 44 Stati "nucleari", tra i quali i 9 che fanno orecchi da mercante.

Intanto uno dei cattivi, la Corea del nord, rifiuta ogni contatto con gli Usa e il vice. segretario di Stato americano Christopher Hill, ha detto: «Siamo pronti ad avere dei contatti con Pyongyang per la verifica della lista di tutti i programmi nucleari, e converrebbe ai nordcoreani avere contatti con noi, per ora non rispondono alle nostre telefonate».

La Corea del nord continua a mostrare la faccia dura nonostante le voci di un ictus cerebrale che avrebbe colpito il leader supremo Kim Jong-il. Il 26 agosto scorso la Corea del nord aveva reso noto di aver sospeso lo smantellamento delle sue installazioni nucleari concordato con Cina, Corea del sud, Giappone, Russia ed Usa, e ieri il governo di Pyongyang ha espulso gli ispettori dell´Iaea dall´impianto nucleare di Yongbyon, messo fuori servizio nel 2007, dicendo di voler reintrodurre materiale fissile entro una settimana.

Per quanto riguarda la riapertura di Yongbyon, Hill ha detto che si tratta unicamente «di atti destinati a far tornare indietro il processo di smantellamento dei siti nucleari. Viviamo un momento molto difficile. I nordcoreani prendono misure che mirano a capovolgere il processo di smantellamento dei siti nucleari. Le difficoltà sono in gran parte legate alle numerose speculazioni fatte circolare dai dirigenti del Paese». Forse una maggiore coerenza Usa in campo nucleare aiuterebbe anche in questa difficile e pericolosa trattativa.

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