[24/09/2008] Consumo

Riso italiano (basmati) e sussidi amari

LIVORNO. La crisi non risparmia niente. Neppure il riso. Le campagne vercellesi, dove si produce uno dei prodotti tipici della nostra gastronomia si preparano ad un anno horribilis, con spighe vuote e quindi magri raccolti. Dopo il tempo pazzo di agosto, con grandinate e trombe d’aria, adesso è un fungo a flagellare le risaie e a mettere in ginocchio i produttori padani, con un calo medio del 15%.

Proprio nell’anno in cui – fanno sapere gli addetti al settore - il rialzo dei prezzi nel mercato mondiale prometteva buoni affari anche per i produttori italiani. L’Italia è infatti nel panorama europeo il principale produttore di riso, anche se i suoi consumi interni sono tra i più bassi e, grazie ai meccanismi di protezione e dei sussidi, è diventato anche un esportatore netto, non solo verso gli altri paesi europei, ma anche verso quei paesi che oltre ad essere grandi produttori utilizzano il riso come base della loro sussistenza alimentare.

Per effetto di questi meccanismi i produttori italiani, ampiamente assistiti, anziché puntare sulla qualità e sulla produzione delle varietà tipiche quali il Carnaroli o il Vialone nano, hanno puntato alla selezione di varietà che godono di maggiore richiesta nel mondo, passando dalla coltivazione della specie japonica, a chicco tondo, a quella indica, a chicco lungo.

I sussidi non tutelano infatti il riso Carnaroli, ma anche se sembra
un paradosso, consentono alle risaie vercellesi di produrre e vendere a un prezzo competitivo il riso basmati e di svendere le varietà di riso comune nei mercati internazionali per la trasformazione in riso soffiato.

Ai risi tipici italiani è destinato ormai il 29 per cento delle nostre risaie: Vialone nano e Carnaroli, S. Andrea, Roma, Arborio, Padano hanno man mano lasciato spazio a risi a chicco lungo di tipo indica, come il basmati, appunto. E l’effetto che si è avuto non è stato solo quello di stravolgere la tipicità della nostra produzione, ma anche quello di introdurre specie che per il loro adattamento e la loro produttività necessitano di maggiori ricorsi a prodotti fitosanitari: pesticidi e fertilizzanti. Le piccole risaie sono scomparse e hanno lasciato il posto a vaste distese allagate, dove il consumo di pesticidi è aumentato per far fronte all’adattamento delle nuove specie.

Una politica quella dei sussidi che viene additata dagli stessi produttori perchè ha portato a far rendita e non reddito, che ha affamato intere popolazioni dei paesi emergenti e che sta portando al collasso non solo l’agricoltura italiana, e che è sintomo anch’essa della crisi di un modello economico, che sta crollando come un castello di carte.
E che dimostra ancora una volta che questo modello di sviluppo, dissipativo di risorse naturali e prodigo di profonde disuguaglianze, ha le gambe corte, oltre a soffrire di «uno sbriciolamento della sua base morale» come - ricorda Ruffolo dalle pagine di la Repubblica - aveva profetizzato Fred Hirsh qualche decennio fa.

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