[23/09/2008] Comunicati

Corruption percetion index: la corruzione minaccia sviluppo, ambiente e salute

LIVORNO. Sono i disgraziati Somalia, Myanmar, Iraq, Haiti, Afghanistan e Sudan ad essere percepiti come i Paesi più corrotti del Mondo secondo il rapporto "2008 Corruption percetion index" di Transparency International pubblicato oggi. Una classifica che mette in evidenza lo stretto rapporto tra miseria e guerra e corruzione. Ma i Paesi poveri sono in buona compagnia: le c attive performance di alcuni paesi industrializzati come la Russia (centoquarantasettesima) e degli emergenti Cina, Brasile ed India, attesta che crescita economica non è sinonimo di buoni meccanismi di controllo

L´Italia non è affatto messa bene: con soli 4,8 punti è cinquantacinquesima su 180 Paesi presi in considerazione, dopo il Sudafrica e prima di Seychelles e Grecia e sulla cartina del mondo è ancora nella "zona rossa". Huguette Labelle, presidente di Transparency International, spiega che «Nei Paesi più poveri, la corruzione può essere una questione di vita o di morte, quando, per esempio, tocca le risorse destinate agli ospedali o le reti di distribuzione dell´acqua potabile. La persistenza di un livello elevato di corruzione e povertà in numerosi Paesi poveri conduce ad una situazione umanitaria disastrosa e non può essere tollerata. Ma anche nei Paesi più ricchi, la messa in atto ineguale di misure di lotta contro la corruzione è preoccupante. L´adozione di politiche più strette di lotta contro la corruzione è necessaria».

L´Indice di percezione della corruzione valuta la percezione dei livelli di corruzione nelle amministrazioni pubbliche e tra la classe politica. E´ un indice composito fondati su diversi sondaggi ed inchieste realizzate da organismi indipendenti. I paesi vengono classificati con valutazioni da 0 (alto grado di corruzione) a 10 (basso grado di corruzione).

In testa alla classifica dei virtuosi ci sono Danimarca, Nuova Zelanda e Svezia con 9,3 punti (tutti Paesi con un forte Stato sociale) segue Singapore con 9,2. In fondo, Haiti è appena ad 1,4, l´Irak e Myanmar all´1,3 la Somalia ad un misero 1. A registrare un calo fortissimo rispetto al 2007 sono Bulgaria, Burundi, Maldive, Norvegia e Gran Bretagna. Miglioramenti significativi si riscontrano in Albania, Cipro, Georgia, Mauritius, Nigeria, Oman, Qatar, Corea del sud, Tonga e Turchia.

In tutti i Paesi la lotta contro la corruzione esige il buon funzionamento delle istituzioni pubbliche e della società civile, ma i Paesi poveri sono minati da sistemi giudiziari corrotti e da un´inefficace controllo parlamentare. Nei Paesi ricchi è insufficiente il controllo e la regolamentazione del settore privato, soprattutto per quanto riguarda la lotta alla corruzione da parte di agenti pubblici stranieri e il controllo delle istituzioni finanziarie e delle operazioni commerciali.

«Per soffocare la corruzione c´è bisogno di un controllo stretto esercitato dal Parlamento - dice la Labelle - l´applicazione effettiva delle leggi, l´esistenza di media indipendenti e una società civile dinamica. Quando queste istituzioni sono deboli, la corruzione ai sviluppa e sfugge a tutti i controlli con terribili conseguenze per la società nella sua interezza, con la persistenza di ingiustizie e ineguaglianza».

Nei Paesi poveri i danni della corruzione compromettono la lotta contro la povertà e minacciano l´ambiente e la salute. Secondo il rapporto 2008 «l´estensione incontrollata della corruzione potrebbe far aumentare di 35 miliardi di euro l´ammontare degli investimenti necessari per raggiungere gli Obiettivi del millennio nei settori dell´acqua e dell´igiene pubblica, sono circa la metà dell´insieme dei bilanci dell´aiuto allo sviluppo».

Secondo Johann Graf Lambsdorff, dell´università di Passau e responsabile dell´elaborazione del "2008 Corruption percetion index", sottolinea che «le cifre suggeriscono che un miglioramento del Cpi di un punto (su una scala da 0 a 10) permette di aumentare gli investimenti dello 0,5% del Pil e accresce di circa il 4 % i guadagni medi»

In tutti i Paesi, organismi di controllo più forti, un quadro legale più stringente e regole ben definite permetterebbero di far arretrare la corruzione, assicurando una partecipazione maggiore della popolazione alla vita sociale, risultati concreti in termine di sviluppo e un miglioramento delle condizioni di vita delle popolazioni. Bisogna chiedersi se non sia proprio questo che teme l´economia "canaglia" che ha bisogno di corruzione e di mani libere sull´ambiente e le risorse.

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