[22/09/2008] Consumo

Anche gli americani pensano che la pesca si possa salvare solo con le quote

LIVORNO. La rivista Science pubblica una ricerca dell´Università di Santa Barbara-California e di quella delle Hawaii, intitolata "Can Catch shares prevent fisheries collapse?" che fornisce una road map per i responsabili federali e regionali Usa della gestione della pesca, con precise indicazioni per invertire il declino degli stock ittici e delle catture.

Il rapporto è stato pubblicamente lodato dall´Environmental defense fund (Edf ) un associazione ambientalista americana che vanta circa mezzo milione di aderenti «Questo studio dimostra che il prossimo presidente potrà affrontare il problema del sovrasfruttamento attuando quote di cattura - spiega David Festa, vicepresidente e direttore del programma oceani del Fas - Siamo in grado di trasformare questa situazione in un´enorme opportunità di promuovere una migliore sicurezza alimentare, creare posti di lavoro e rilanciare gli ecosistemi».

I programmi di cattura e le quote dovrebbero sostituire le attuali norme complesse sulla pesca negli Usa, il metodo proposto tende a rendere direttamente responsabili i pescatori nel raggiungimento dell´obiettivo fondamentale della conservazione della risorsa, determinando scientificamente i limiti di cattura dei pesci. Ai pescatori, singolarmente o in cooperative, dovrebbero essere concesse percentuali ammissibili di cattura, ma anche l´accesso esclusivo ad alcune zone marine di pesca, attraverso un sistema chiamato "territorial use rights for fishing".

I ricercatori spiegano che «Fintanto che i pescatori non superano la loro quota, hanno una maggiore flessibilità a pescare quando le condizioni meteorologiche e le condizioni di mercato sono le migliori. Occorre anche aumentare il valore delle loro quote, quando la pesca migliora, fornendo loro una maggiore partecipazione finanziaria nella gestione delle risorse.

Secondo Festa «Il trend mondiale è stato quello di pescare negli oceani fino a quando il pesce è terminato. I dati scientifici presentati oggi dimostrano che possiamo cambiare questo modello partendo dalla sua testa. CHiunque si occupi della salvaguardia della pesca e dei posti di lavoro nella pesca troverà questo studio molto interessante».

Scinziati, ambientalisti, economisti ed esperti di pesca stanno lavorando insieme in una dozzina di luoghi simbolo della pesca Usa: l´Edf ha in corso 5 progetti con le università ed aiuta i dirigenti delle organizzazioni dei pescatori a progettare sistemi di cattura e quote che salvino la pesca e soddisfino le esigenze delle loro comunità.

«Attualmente - spiegano gli ambientalisti - ci sono molte proposte per implementare sistemi di cattura e pesca sostenibili sia a livello federale che statale, incluse le specie demersali del Pacifico e e la cernia nel Golfo del Messico».

Il successo più recente per la pesca sostenibile è stato quello della nuova gestione dello sforzo di pesca al "lutianido" o red snapper (Lutjanus campechanus) del Golfo del Messico, che ha coinvolto amministratori locali, armatori e pescatori, un sistema di quote entrato in vigore nel gennaio del 2007. Con la nuova gestione dello sforzo 2007, la stagione di pesca resta aperta aperta tutto l´anno per la prima volta dal 1990 e i pescatori del Golfo del Messico ora guadagnano il 25% in più per il loro pesce e lo spreco di catture accessorie è calato di almeno il 70%.

Un rapporto dell´Edf sottolineava già l´anno scorso che sistemi di cattura più sostenibili aumentano la sicurezza economica dei pescatori, gli introiti per ogni barca e migliorano significativamente i risultati delle azioni di conservazione dell´ambiente marino con la riduzione delle catture accessorie.

Il rapporto dei ricercatori californiani ed Hawaiani sottolinea che le catture della pesca hanno raggiunto il loro picco nel 1988, da allora sono in costante calo, oggi più che mai. Quello del calo degli stock ittici è un problema colossale: un miliardo di perso si affidano alla pesca per soddisfare una parte vitale del loro fabbisogno alimentare e almeno 200 milioni di persone lavorano nella pesca o nelle industrie di trasformazione del pescato.

Ora anche gli americani pensano di affidarsi alle quote. Speriamo solo che non facciano la fine delle quote dell´Unione europea, troppo spesso eluse. E´ evidente che per le risorse marine, per il governo di un ambiente "senza padroni" come gli oceani occorre che le quote siano mondiali e che la lotta ai pirati del mare sia globale.

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