[17/09/2008] Urbanistica

E´ nata la Carta della vegetazione delle colline pisane

PISA. Una vera mappa delle specie arboree e floreali diffuse sui colli nord-orientali delle colline pisane. Questo in sintesi l’elaborato realizzato dal professor Emilio Tomei del Dipartimento di agronomia e gestione dell´agroecosistema dell’Università di Pisa e voluto dall´assessorato all´ambiente della provincia e dalla stessa facoltà di agraria.

La "Carta della vegetazione delle Colline Pisane" costituisce un vero e proprio atlante botanico dell´area compresa tra Valdera e Valdelsa, che abbraccia i territori di San Miniato, Montopoli, Palaia, Peccioli, Ponsacco, Capannoli, Lari, Crespina, Casciana Terme, Fauglia, Lorenzana e Pontedera.

Del progetto complessivo ha fatto parte anche una sperimentazione sulla possibilità di assicurare un futuro al piccolo gruppo di esemplari di pino laricio presenti nell´Anpil (Area naturale protetta locale) denominata appunto Stazione relitta di pino laricio, all´interno del comune di Buti.

«Si tratta di un importante tassello contenente informazioni preziose per aggiornare la Carta generale della vegetazione della provincia di Pisa», dichiara l´assessore provinciale all´ambiente Valter Picchi. Lo studio mette in evidenza una biodiversità diffusa con prevalenza assoluta di boschi di cerro e la conferma della regressione delle pinete sotto l´attacco dei parassiti, questo sotto il profilo scientifico, ma la Carta vuole essere anche uno strumento che sarà messo a disposizione dei comuni interessati per far conoscere e gestire al meglio il patrimonio verde del territorio trattato.

Tra l’altro l’amministrazione pensa in prospettiva alla stampa di una Carta degli habitat, utile ad una corretta pianificazione del proprio sistema di aree protette. Per quanto riguarda il pino laricio lo studio è stato seguito dal professor Stefano Morini del Dipartimento coltivazione e difesa delle specie legnose. Dall’università informano che la specie arborea è divenuta ormai rara in provincia, sono rimasti nei boschi di Buti, solo una decina di esemplari: pochi per la riproduzione attraverso il naturale incrocio dei semi. La sperimentazione è consistita nell’applicazione della riproduzione meristematica, tecnica che prevede il prelievo di particolari tessuti (come le gemme dormienti o gli apici dei germogli) ricchi di cellule sensibili alla stimolazione (una sorta di "staminali" degli alberi), da far sviluppare in laboratorio.

Buoni i risultati del primo periodo di lavoro, ma per capire se si potrà portare a buon fine l´indirizzo della crescita "in vitro" saranno necessari ulteriori approfondimenti. «La collaborazione con la Facoltà di agraria – conclude l’assessore Picchi - ha dato nel campo dello studio del patrimonio naturale risultati di grande rilievo: si tratta di un rapporto che la provincia conta di proseguire e sviluppare».

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