[17/09/2008] Parchi

Gli uccelli acquatici migratori in calo di oltre il 40%

LIVORNO. Wetlands international, un´associazione con sede in Olanda, ha preparato per conto dall´Agreement on the conservation of African-Eurasian migratory waterbirds (Unep/Aewa) il rapporto "Lo stato di conservazione degli uccelli acquatici migratori sulle rotte migratorie d´Africa-Eurasia" che è stato presentato al summit in corso a ad Antananarivo, la capitale del Madagascar, e che verrà sottoposto alll´approvazione dei delegati di più di 80 Paesi.

Lo studio è ancora più preoccupante di qual che si pensava: il 41% delle 522 popolazioni d´uccelli acquatici migratori sulle rotte che collegano l´Africa ad Asia ed Europa mostrano una tendenza al declino. Una situazione che è ancora più grave per gli uccelli che si dirigono in primavera in Asia occidentale e centrale, dove il 55% delle popolazioni sono in diminuzione.

Il calo degli uccelli migratori acquatici sembra riguardare comunque tutte le rotte Africa-Eurasia, sia per la migrazione primaverile che per quella autunnale che per gli stazionamenti invernali.

Secondo il principale autore del rapporto, Simon Delany, «Le principali cause del declino del numero di uccelli acquatici sugli itinerari migratori dell´Africa-Eurasia sono la distruzione e lo sfruttamento non sostenibile delle zone umide che si spiegano in gran parte con uno sviluppo economico poco pianificato».

Dal rapporto emerge che le origini del declino di queste specie migratorie sono complesse ma strettamente legate e che variano per specie e regioni interessate, ma la causa comune è sempre la distruzione dell´habitat, spesso provocata da attività umane non sostenibili: sviluppo industriale ed agricolo, "bonifica" delle zone umide, inquinamento crescente, caccia. A questo asi aggiunge sempre più frequentemente l´impatto dei cambiamenti climatici e di fenomeni "estremi" come l´aumento della frequenza di siccità, l´innalzamento del livello del mare, la modifica di ambienti insostituibili per la nidificazione di molte specie come la tundra artica.

Delany spiega che «Il cambiamento climatico, ugualmente causato dallo sviluppo economico non sostenibile, non fa probabilmente che peggiorare le cose. Colpirà probabilmente tutti gli ecosistemi, ma le zone umide sono particolarmente vulnerabili in ragione della loro sensibilità ai cambiamenti dei livelli dell´acqua ed ai cambiamenti delle precipitazioni e dell´evaporazione».

Secondo il segretario esecutivo dell´Aewa, Bert Lenten, «Le cifre che figurano in questo studio e i risultati di altri studi internazionali che saranno presentati ai delegati dell´Aewa Mop4 ad Antananarivo questa settimana indicano chiaramente che gli sforzi sul piano nazionale ed internazionale in favore della conservazione degli uccelli acquatici migratori e dei loro habitat devono essere rafforzati in maniera significativa».

Ad essere particolarmente a rischio sono i migratori sulle lunghe distanze, che risultano i più vulnerabili ai cambiamenti climatici e che per compiere il loro ciclo migratorio dipendono da regioni geografiche separate durante la stagione riproduttiva ed invernale, distanti anche diverse migliaia di chilometri l´una dall´altra. Per questo sarebbe necessario creare e conservare una rete di "aree di riposo" lungo le rotte migratorie, protette sia dall´impatto dello "sviluppo" umano che dalla caccia, mentre il danneggiamento e la distruzione di questi siti riducono l´integrità di questa fragile rete di salvataggio e la rendono sempre meno adatta a rispondere alle esigenze degli uccelli migratori.

Secondo numerosi esperti, una delle maniere per adattarsi ai cambiamenti climatici è quella di rafforzare gli sforzi per ridurre le altre minacce che pesano sugli uccelli acquatici e i loro habitat, aumentando gli sforzi per individuare, realizzare e gestire una rete di siti ed habitat protetti adatti a questi uccelli lungo le rotte migratorie. Più o meno l´esatto contrario di quanto si sta facendo in Italia, dove si mette in discussione la rete delle Zone di protezione speciale della direttiva Uccelli e di Rete natura 2000. Invece dall´Aewa Mop4 viene la richiesta di porsi come obiettivo quello di sforzi di gestione delle aree umide che tengano conto dei necessari adattamenti ai cambiamenti climatici e non certo delle deroghe per la caccia a specie protette.

«La cooperazione internazionale è essenziale per proteggere la rete dei siti di cui hanno bisogno gli uccelli migratori - ha detto Lenten ai delegati del congresso di Antananarivo - e l´Aewa è stata realizzata dagli Stati per promuovere questa cooperazione per gli uccelli acquatici sulle loro rotte migratorie d´Africa-Eurasia. Le prove presentate nel presente rapporto dimostrano che i Paesi devono avere una visione chiara sul modo di affrontare questa sfida e di lavorare insieme per assicurare che gli obiettivi di questo accordo siano realizzati».

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