[11/09/2008] Parchi

Per i parchi serve un rinnovato e rafforzato ruolo di programmazione e di gestione

PISA. Bisogna essere molto chiari su un punto agitato strumentalmente per giustificare l’esigenza di un cambio di rotta nel sistema dei parchi e delle aree protette italiane, e cioè il ruolo dei privati. Una delle novità sicuramente più innovative introdotte dalla politica dei parchi è stata e resta infatti, proprio quella di avere posto le premesse perché il privato potesse svolgere una sua precisa funzione non ‘assistita’ secondo i vecchi canoni di una politica costosa e fallimentare.

Cosa rappresenta il piano socio-economico previsto sia dalle leggi regionali che dalla legge quadro? Cosa rappresenta l’art 7 della legge del 91 se non una opportunità offerta ai privati in alcuni dei settori più delicati della nostra vita nazionale; dal recupero dei centri storici a nuove tipi di accoglienza culturale e turistica e non dell’abusivismo poi condonabile? Se tutto non ha funzionato a dovere specie nei parchi nazionali non è questa una buona ragione per buttare il bambino con l’acqua sporca. E’ la gestione che in molti casi ha lasciato a desiderare ma non perché è stata chiusa ai privati bensì per non essere riuscita a utilizzare tutte le potenzialità pubbliche di cui un parco deve farsi carico.

Verrebbe da dire: non c’è stato troppo stato e poco privato. Al contrario c’è stata una politica istituzionale debole che ha penalizzato le competenze pubbliche e anche il privato contrariamente a quel che si è riusciti ed anche bene a fare in molti parchi. Non va cambiata strada ma innescata una nuova marcia. E si torna così a quella ‘leale collaborazione’ da cui siamo partiti.

Se si configura una allentamento o meglio un ridimensionamento del ruolo degli enti di gestione dei parchi anche ma non solo per i previsti tagli alle risorse finanziarie avremo in soldoni una minore responsabilità istituzionale nel governo delle tematiche ambientali a partire da quelle più delicate e complesse relative alla tutela.

Ma se vogliamo in ragione anche delle debolezze e dei ritardi emersi in questi ultimi anni rilanciare seriamente il ruolo dei parchi ecco che la ‘leale collaborazione’ torna da imporsi senza quegli equivoci e ambiguità ai quali ho fatto cenno. Torna più che mai, insomma, l’esigenza che tutte le istituzioni sappiano fare scelte comuni.

L’ho detto tante volte: a differenza che nei rapporti politici in quelli istituzionali non ci sono istituzioni di maggioranza o di minoranza. Al tavolo dei parchi le rappresentanze istituzionali che siedono al tavolo sono tutte di maggioranza e tutte su un piano di perfetta parità devono fare la loro parte. E qui torna anche l’altre grande questione delle riforme istituzionali che sono all’odg del paese.

La ridefinizione dei vari ruoli deve ovviamente tener conto che la ripartizione delle competenze non significa e non deve significare ‘separazione’ insomma il ritorno ad una esclusività che può prescindere da quegli intrecci che richiamavamo sulla base anche di tante sentenze della corte. E nessun soggetto istituzionale più di un parco vive oggi di quegli intrecci di competenze che le istituzioni debbono saper garantire e gestire.
Insomma quello di cui c’è bisogno oggi specie per i parchi è un rinnovato e rafforzato ruolo di programmazione e di gestione. Tutto il contrario di quel che è circolato questa estate.

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