[11/09/2008] Consumo

Facciamo un po´ di conti in tasca ai biocarburanti

LIVORNO. Secondo una nota emanata ieri dall’Ebb (European biodiesel board, con sede Bruxelles) non esiste nessuna correlazione tra caro-cereali e biocarburanti, come spesso lamentato dai diversi detrattori dei biocarburanti. Secondo l´associazione, infatti, questa correlazione “è stata contraddetta dai fatti” dal momento che nel 2008 la produzione di biodiesel è aumentata del 35-40% mentre quelli di mais, soia, grano si sono avviati verso una rapida discesa.

Soltanto 2 mesi fa “The Guardian” aveva diffuso lo scottante rapporto della Banca Mondiale secondo cui i carburanti di origine vegetale hanno pesato per il 75% sui prezzi alimentari mondiali. Ora invece sembra che le carte in tavola siano nuovamente cambiate. Dati precisi dimostrano come nel 2008 sia salita la produzione di biocombustibili di prima generazione e sceso il prezzo delle materie agroalimentari.

In attesa di valutare attentamente i dati elaborati dall’Ebb possiamo intanto addentrarci sullo studio (con le informazioni disponibili) del rapporto tra prospettive di sviluppo del mercato dei biocarburanti (in questo caso del biodiesel in particolare) ed i limiti imposti dalle superfici coltivate. Il fabbisogno di benzina più quello del gasolio per autotrazione è di 39 miliardi di litri all´anno.

Il potere calorifico del biodiesel è di 33175 Kj/l, mentre quello del gasolio è di 35700 Kj/l, servono quindi circa 42 miliardi di litri di biodiesel. La massa volumica del biodiesel è pari a 0.86-0.90 kg/litro (il gasolio ha densità pari a 0.83). La Coldiretti parla di rese pari a 0.85 ton/ettaro di biodiesel puro.
Servono 43.5 milioni di ettari coltivati a oleaginose (colza, soia, girasoli, ecc.).

Si arriva alla conclusione che il biodiesel ha una resa di 18.5 litri alla settimana per ogni ettaro coltivato, dove un litro di biodiesel o un litro di gasolio hanno rendimenti abbastanza simili.
Ci si pone la domanda di quanti ettari coltivabili si disponga in Italia oppure nel mondo.

Nel 2000, l´area coltivabile (SAU) nel mondo era pari a 0.11 ettari per persona mentre in Italia era 0,23 ettari pro-capite. Con il terreno coltivato nella nostra penisola dobbiamo fare pure il riso e la pasta, comunque se decidessimo di rimanere a dieta e di piantare dovunque le oleaginose i 34 milioni di veicoli italiani si dovrebbero accontentare ciascuno di 7.2 litri di biodiesel italiano alla settimana.

Ma se è stato anche detto che la colza si può piantare anche su terreni poco produttivi o semicoltivabili, tuttavia è evidente che non ci sia in Italia una superficie semicoltivabile pari a 73.5 milioni di ettari che permetta un pieno alla settimana (40-50 litri) per i 34 milioni di veicoli. In effetti considerando tutta la superficie italiana si hanno 30 milioni di ettari come insegnano i libri di geografia.
Quindi con i campi coltivati a oleaginose non possiamo fare abbastanza biodiesel per fare andare tutto il nostro parco macchine.

Se volessimo estendere l´uso del biodiesel a molti più veicoli la soluzione pratica ci sarebbe, sapendo che per fare 1Kg di carne servono 10 Kg di soia, basterebbe rinunciare alla carne e nutrirsi direttamente di leguminose per liberare una quantità elevata di terreno coltivabile che potrebbe servire per fare il biodiesel per una discreta quantità di auto. Se è evidente a questo punto che il mercato del biodiesel non potrà mai sostituire in toto il carburante da autotrazione non bisogna dimenticare che nella UE ed in Italia il suo utilizzo è ammesso solo attraverso la miscelazione fino al 20% con il comune gasolio (infatti viene chiamato tecnicamente B5 o B20 a seconda della percentuale impiegata).

Quindi se i terreni coltivabili non consentono la produzione di sufficiente biodiesel per tutti gli automezzi, attraverso la miscelazione si potrebbe “intanto” arrivare ad un risparmio del 20% sulla produzione di gasolio (che quindi scenderebbe di prezzo) e si ridurrebbero almeno del 20% le emissioni di gas serra da autotrazione in atmosfera. Se si considera che il primo motore Diesel inventano alla fine del’800 era alimentato ad olio di arachidi, si può facilmente immaginare, se si fosse perseguito su questa strada, quanta aria pulita in più avremmo avuto oggi nelle nostre città.

Dulcis in fundo, una notizia che rimane sempre celata in tutti i rapporti sui biocombustibili: perché ci si fossilizza sempre a parlare di oli vegetali prodotti su superfici coltivabili quando da anni (per l’esattezza dal 1978 al 1996), il National renewable energy laboratory (Nrel) statunitense ha sperimentato l´uso delle alghe come fonte di biodiesel, nell´ambito dell´"Aquatic species program"? In questo modo molti dei problemi sopra menzionati andrebbero a sparire. Forse quello che occorre anche sapere è che le sperimentazioni del Nrel durate 16 anni, sono attualmente terminate in quanto il programma di ricerca non è stato ulteriormente rifinanziato….

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