[09/09/2008] Consumo

Almunia: «Il 2008 sarà un anno difficile per la crescita europea»

LIVORNO. «Secondo le ultime previsioni pubblicate dall´Ocse e dalla Bce le prospettive di crescita della zona euro per la seconda metà del 2008 e per l´inizio del 2009 non sono molto buone. E sfortunatamente domani non credo che il mio messaggio sarà differente». Lo ha detto oggi, alla vigilia della pubblicazione delle nuove previsioni sul Pil 2008 della Commissione europea, il commissario Ue agli affari economici e monetari, Joaquin Almunia.

Per il commissario – dice l’Ansa - «il 2008 si avvia ad essere un anno difficile», visto che «le turbolenze finanziarie si sono trascinate più a lungo del previsto e ci sono solo piccoli segnali di miglioramento». La situazione resta dunque caratterizzata da una «inusuale incertezza» e «il dubbio - aggiunge - è che la resistenza della nostra economia debba essere ancora messa alla prova». Le ultime previsioni della Commissione Ue, dello scorso aprile, erano di una crescita del Pil di Eurolandia dell´1,7% nel 2008. La scorsa settimana la Bce ha rivisto la sua stima al ribasso all´1,4%.

Insomma, par di capire che anche per Almunia bisogna resistere e aspettare tempi migliori che arriveranno a metà del 2009. E per tempi migliori si intende quelli che dovrebbero riportare l’Europa a crescere. Ma cosa dovrebbe crescere? «Molto probabilmente l´inflazione nella zona euro ha raggiunto il suo apice – ha detto il commissario Ue agli affari economici e monetari - ma restano i rischi legati ai possibili effetti secondari, come l´innescarsi di una spirale prezzi-salari». Tutto il pericolo starebbe nel fatto, certamente non secondario, che i prezzi restino alti o peggio salgano e i salari perdano ulterioremente potere d’acquisto.

«I prezzi – spiega sempre Almunia - specialmente quelli dell´energia e dei generi alimentari, sono balzati a livelli record negli ultimi mesi, alimentando l´inflazione e mettendo sotto pressione la crescita».

L´indice dei prezzi al consumo in Eurolandia ha raggiunto il 3,8% in agosto - ricorda Almunia - «ed ha probabilmente raggiunto il suo picco. E la recente caduta del prezzo del petrolio dovrebbe aiutare ad allentare la pressione sui prezzi. Ma questo - avverte il commissario - non significa che dobbiamo sottovalutare i rischi di effetti di secondo round».

Riassumendo, prospettive di crescita tout court basse; prezzi di materie prime e, conseguentemente, di prodotti alimentari a rischio aumenti; salari stazionari; ancora possibili contrazioni nei consumi; paura per un secondo round che ci riporti ai mesi di crisi del 2008. Che cosa questa situazione porti sul piano sociale lo sappiamo (molto poco di buono), mentre su quello ambientale nessuno pare interessarsene.

Come se l’economia nulla avesse a che fare rispetto ai flussi di materia e ai flussi di energia. Ci domandiamo ad esempio se per l’Italia la crescita nel risparmio energetico (di cui l’Autorità dell’energia ha dato notizia ieri sulla base dei dati sui certificati bianchi) dia Pil; se il maggior utilizzo di biciclette con conseguente crescita della riduzione delle emissioni di gas inquinanti venga calcolato; se la maggiore coscienza da parte delle aziende sia pure per mero greenwashing verso una riduzione dei propri impatti ambientali non sia un qualcosa di cui tener conto.

In Europa l’economia ecologica non è sconosciuta, anzi, ma ci pare che se ne discuta in certe stanze, mentre in altre, dove comunque ci si occupa di economia, la si ignori completamente. Come se la lotta ai cambiamenti climatici o il rispetto del protocollo di Kyoto o la gestione dei rifiuti o la mobilità più sostenibile non fossero questioni soprattutto economiche i cui impatti sull’ambiente ci permettono o non ci permettono di migliorare la qualità della vita (nostra e del pianeta) e dell’economia di tutti.

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