[09/09/2008] Aria

Una legge per l´Artico

ROMA. La febbre artica sale. E non solo metaforicamente. I ghiacci al polo nord si sciolgono e in questo momento – per la prima volta a memoria d´uomo – il polo nord è completamente circumnavigabile. E mentre gli orsi bianchi vanno alla deriva su iceberg sempre più piccoli, crescono il numero delle navi che solcano il più settentrionale dei mari e gli appetiti dei paesi che vi si affacciano o che vi si vorrebbero affacciare. Bastano le leggi internazionali oggi in vigore per regolare le nuove condizioni che si stanno creando nel Mare Artico, che per larga parte è terra di nessuno?

È per rispondere a questa domanda che in Islanda si sono ritrovati, a decine, studiosi di diritto di tutto il mondo in un convegno di tre giorni che si conclude proprio oggi. Le cronache ci dicono che la risposta di questi studiosi è pressoché univoca: no, non bastano.

Occorrerebbe intervenire in sede di Nazioni Unite per definire un nuovo statuto legale che regolamenti la presenza umana al Polo Nord, analoga eppure diversa rispetto agli accordi che ne governano la presenza a sud, in Antartide.

Quali sono i punti cruciali da ridefinire? Beh, sono almeno cinque. Il primo riguarda la navigazione nel Mare Artico. Oggi è regolata da norme che affidano agli stati che vi si affacciano la possibilità di sottoporla a rigida regolamentazione in condizioni climatiche particolarmente severe. Finché il mare era quasi completamente ghiacciato la navigazione era scarsa e l’interpretazione delle norme chiara. Ma oggi che i ghiacci sono sciolti e l’Artico si propone come la migliore scorciatoia per passare dall’Atlantico al Pacifico, il traffico aumenta e l’interpretazione delle norme diventa ambigua.

Un secondo punto, ancora più caldo, riguarda il petrolio. Pare che il sottosuolo dell’Artico ne sia molto ricco e molti sono i paesi che accampano diritti a cercarlo. Ma trivellare un pozzo ed estrarre petrolio in condizioni estreme e in presenza di ghiaccio è impresa difficile e rischiosa. Come impedire conflitti tra paesi e rischi di incidenti di grande valenza ecologica?

C’è il problema del turismo. Fino a qualche tempo fa in pochissimi si avventuravano a quelle latitudini, ma nel 2007 – grazie anche allo scioglimento dei ghiacci in estate – i turisti sono stati 40.000. Come regolarne l’afflusso e limitarne l’impatto ambientale?

Ci sono poi i problemi relativi alla pesca e, infine, quelli relativi alle bioprospezioni: le grandi industrie farmaceutiche vanno alla ricerca di “geni artici” che si annunciano interessanti per la produzione di nuovi farmaci. A chi appartengono quei “geni”?

Il groviglio di questi problemi ambientai e la mancanza di leggi chiare per risolverli chiama in causa, ancora una volta, le Nazioni Unite e la necessità di un negoziato tra tutti i paesi membri della comunità internazionale.

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