[08/09/2008] Parchi

La gestione dei parchi

PISA. Il dibattito apertosi un po’ alla carlona e comunque all’insegna di una sconfortante improvvisazione sui parchi e specialmente sulla loro ‘gestione’ richiede che se ne precisino le finalità ma soprattutto che sia chiaro di cosa stiamo parlando. Avviare un dibattito (si fa per dire) sui parchi descrivendoli come ‘poltronifici’, 800 soggetti spreconi di soldi e quindi meritevoli di tagli paralizzanti lasciando intendere infondatamente che tutte queste aree protette siano gestite da enti, auspicandone una ‘privatizzazione’ della gestione e altro ancora, non è infatti il modo migliore di farlo.

Intanto perché va ricordato e tenuto presente assai più di quanto è avvenuto finora che attualmente si sta discutendo di federalismo, del nuovo codice delle autonomie, della riforma del titolo V della costituzione, che non si sono ancora valutati –anzi neppure avvertiti- gli effetti del nuovo codice dei beni culturali sulla pianificazione dei parchi, che ancora non sono stati interamnete rimossi quelli prodotti dalle modifiche della legge 183 introdotte dalla commissione dei 24. Non solo, anche diverse regioni sono alle prese con i rinnovi delle loro leggi sulle aree protette.

Una discussione sui parchi che non tenga conto di questo contesto peraltro sovente assai confuso e ballerino non ha molto senso è sarebbe fatalmente destinato a complicare ulteriormente la situazione e a non giovare a nessuno.

Situazione confusa perché quel che bolle in pentola per le comunità montane, per le province, per i piccoli comuni, per lo stesso ruolo delle regioni presenta più interrogativi che certezze dovuti a una ricerca di risposte complessive che stenta a delinearsi. Lo stesso futuro dei parchi, della loro panificazione e gestione non potrà non dipendere anche da decisioni che come quelle del nuovo codice dei beni culturali, sembrano ignorare platealmente esigenze e finalità pur chiaramente fissate da leggi importanti sia nazionali che regionali, ma anche da ipotesi varie e talvolta strane che circolano sul riparto di competenze tra i vari soggetti istituzionali. Non vedere e non capire che tutto ciò non potrà non riguardare anche i parchi, quasi che una discussione sul loro ruolo si possa fare sensatamente a prescindere e indipendentemente da quel che si sta mettendo a punto nell’officina istituzionale, sarebbe un imperdonabile errore e una palese manifestazione di miopia politica, istituzionale e culturale.

E non possiamo neppure farci distrarre e fuorviare da manifestazioni e interventi che si rifanno alla peggiore tradizione a cui non è sfuggita nessuna forza politica di illudersi che con i colpi di mano in questo o quel parco per piazzare un commissario o un presidente amico che potranno forse appagare qualche appetito ma lasceranno le cose come stanno dal punto di vista generale, anzi potranno solo aggravarle.
(continua)

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