[08/09/2008] Comunicati

A che serve orientare il mercato? Meglio i governi salva-fallimenti!

LIVORNO. Il rimbalzo in apertura, sulla scia di tutti i mercati europei, segue le nettissime perdite accusate negli ultimi giorni della scorsa settimana e l´intervento del Tesoro statunitense per il salvataggio di Fannie Mae e Freddie Mac. L´euforia dell´avvio è confermata nelle primissime contrattazioni, con l´indice Mibtel che cresce del 3,02% e lo S&P/Mib del 3,63%. Tra i titoli principali, l´incremento maggiore è registrato da Mediolanum (+7,58%), seguita da Banca popolare di Milano (+5,63%) e Unicredit (+5,53%). Molto bene anche Mediobanca e Fiat, che aumentano rispettivamente del 4,53% e del 4,41%. Sulla stessa linea Telecom Italia (+4,24%), così come Generali (+3,33%). Leggermente più cauta Eni (+2,22%) dopo l´annuncio dell´acquisizione della canadese First Calgary, ma tutti i titoli del settore energia partecipano in mondo meno evidente al boom di apertura della Borsa di Milano. In rialzo anche tutte le altre borse europee: l´indice Ftse-100 a Londra guadagna il 2,51% a 5372,20 punti, a Parigi l´indice Cac guadagna il 4,31% a 4377,67 punti, l´indice Dax a Francoforte guadagna il 2,88% a 6301,99 punti. E dopo giornate nerissime, anche la settimana sui listini asiatici e del Pacifico si è aperta in un clima di euforia, con acquisti diffusi: Tokio ha chiuso in crescita di oltre tre punti, Sidney, Bombay e Singapore ondeggiano attorno a un guadagno di quattro punti percentuali, Taiwan in una sola seduta ha recuperato oltre il 5,5%. Il piano del Tesoro statunitense per il salvataggio di Fannie Mae e Freddie Mac ha scatenato la speranza che la crisi nata con i mutui subprime sia in via di risoluzione e che le economie mondiali possano ripartire: le Borse asiatiche nel loro complesso, nonostante l´abituale controtendenza del listino cinese che sta cedendo oltre due punti, stanno mettendo a segno la maggior crescita degli ultimi sette mesi.

Che c’è di strano nel leggere queste notizie riportare dall’Ansa stamani? Che a generare questa euforia è stato appunto un pesantissimo intervento del governo Usa con la spiegazione che: «Un fallimento sarebbe un danno per la crescita e l´occupazione», come ha detto il ministro del Tesoro Henry Paulson spiegando che si potrà arrivare fino a 200 miliardi di dollari di iniezioni di fondi governativi nelle due società sotto forma di acquisto di azioni privilegiate tacendo però su quanto peserà in tasse questa operazione nelle tasche dei contribuenti.

Alla faccia delle mani libere che deve avere il mercato e del ruolo da garante che altrettanto deve avere il governo che mai dovrebbe – secondo i turboliberisti – avere un ruolo da giocatore! Lo Stato, quindi, deve starsene sempre in disparte, ma tappare i buchi dei crack delle società perché altrimenti è un danno per la crescita e per l’occupazione?

Allora se la discriminante per un intervento o meno dello Stato è quello del pericolo che il paese non cresca o che crolli l’occupazione, la nostra idea di un governo che riorienta l’economia verso l’ecologia e che quindi prende le sue scelte secondo il criterio direttore della sostenibilità ambientale e sociale ci pare molto più convincente di un ruolo del governo a chiamata salva-crack!

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