[05/09/2008] Consumo

Un´economia senza governo danneggia gli obiettivi mondiali di sviluppo

LIVORNO. Nel suo "Trade and development report 2008 - Commodity prices, capital flows and the financing of investment", la Conferenza sul commercio e lo sviluppo dell´Onu (Unctad) sottolinea che le attuali turbolenze economiche e la minaccia di instabilità legata alla speculazione dimostrino la necessità di una governance finanziaria mondiale.

Secondo l´Unctad, «la produzione mondiale dovrebbe crescere del 3% circa nel 2008, si tratta di quasi un punto in meno che nel 2007». Per il rapporto, questo è l´effetto dell´incertezza e dell´instabilità dei mercati finanziari, monetari e dei prodotti di base internazionali, che si aggiungono ai dubbi sull´orientamento della politica monetaria di alcuni grandi Paesi sviluppati, questo contribuisce a rendere fosche le prospettive dell´economia mondiale e potrebbe presentate dei rischi per i Paesi in via di sviluppo che rimangono «molto vulnerabili alle fluttuazioni dei prezzi dei prodotti di base».

Il giudizio degli economisti dell´Unctad sul sistema di governance finanziaria mondiale è severissimo: «La crisi dimostra una volta di più che le regole del mercato sono incapaci di impedire fasi ricorrenti di "esuberanza irrazionale", di fatto, l´attuale quadro internazionale delle politiche monetarie e dei tassi di cambio apre la porta ad attività speculative che sono molto redditizie in un lasso di tempo limitato, ma che finiscono per destabilizzare l´insieme del sistema».

Il rapporto Unctad chiede di indurire la regolamentazione prudenziale al fine di ridurre l´instabilità dei prezzi e di attenuarne le incidenze nefaste sulle entrate, evitando allo stesso tempo il ricorso a costose operazioni di salvataggio pubblico. Ma l´Unctad fa anche notare che da qualche tempo i Paesi in via di sviluppo, anche se poveri in capitali, esportano più capitali verso i Paesi sviluppati di quanti ne ricevano, un flusso "controcorrente" che secondo gli economisti dell´Onu «rimette in questione il pensiero economico tradizionale».

il "Trade and development report 2008" chiede anche un rafforzamento dell´aiuto allo sviluppo per lottare contro la povertà: «Molti dei Paesi in via di sviluppo hanno fatto progressi negli ultimi anni. Però, per raggiungere gli obiettivi del millennio per lo sviluppo dell´Onu (Millennium development goals - Mdg), in particolare per ridurre della metà la povertà estrema entro il 2015, occorrerà aumentare di almeno 50 miliardi di dollari all´anno l´aiuto pubblico allo sviluppo per i Paesi poveri. Inoltre, le misure di alleggerimento del debito dovranno aggiungersi e non sostituirsi ad altri aiuti accordati. La crisi economica e la speculazione hanno infatti terremotato anche la "soglia di povertà" che è ormai fissata ad 1,25 dollari al giorno e, secondo la Banca mondiale, nel mondo ben un miliardo e 400 mila persone (una su quattro) vivono al di sotto di questo infimo limite. «Il mondo conta un numero più elevato di poveri di quanto avevamo pensato finora- dice una nota della World bank - anche se dei risultati importanti sono stati registrati nella lotta alla povertà estrema».

Le stime del 2004 erano di 985 milioni di poverissimi che vivevano sotto la vecchia soglia di povertà fissata ad un dollaro, nel 1981 erano un miliardo e mezzo ma con un trend in diminuzione, le nuove cifre riportano in alto la povertà, spinta dai prezzi del cibo, delle materie prime e dalla crescita della popolazione. In termini percentuali, infatti la povertà estrema è calata dell´1% all´anno dal 1981, ma non ha cessato di espandersi dal punto di vista puramente numerico, soprattutto nell´Africa sub-sahariana, dove è poverissimo il 50% della popolazione.

Ieri il segretario dell´Onu, Ban Ki-moon, ha presentato un altro rapporto intitolato "Risultati del partenariato mondiale per la realizzazione degli obiettivi del millennio" nel quale si evidenzia che i Paesi donatori devono aumentare i loro contributi per l´aiuto allo sviluppo di 18 miliardi di dollari all´anno di qui al 2010 (meno quindi delle stime Unctad che però riguardano un periodo più lungo) se vogliono onorare i loro precedenti impegni

«L´annata 2008 dovrà segnare una svolta nei progressi compiuti in vista della realizzazione degli Obiettivi del Millennio per lo sviluppo» ha detto Ban Ki-moon.

Ma la verità è che, dopo un aumento costante dal 2000 al 2005, gli aiuti sono calati del 4,7% nel 2006 e dell´8,4% nel 2007, cifre che dimostrano che le promesse fatte nel 2005 al summit del G8 di Gleneagles, dove si promise di aumentare gli aiuti ai Paesi in via di sviluppo di 50 miliardi di dollari entro il 2010 erano poco più di parole al vento.

Un aumento del flusso di aiuti allo sviluppo di 18 miliardi di dollari sarebbe appena lo 0,35% del reddito nazionale lordo dei Paesi sviluppati riuniti nell´Ocse e solo la metà dello 0,7% che l´Onu aveva fissato come obiettivo.

Il rapporto Onu sottolinea che «La rottura dei negoziati commerciali del ciclo di Doha a luglio costituisce un rovescio importante per i Paesi in via di sviluppo che cercano di beneficiare di sbocchi commerciali crescenti che offre il mercato mondiale per ridurre la povertà. Solamente il 79% delle esportazioni dei Paesi meno avanzati beneficia di un accesso in franchigia al mercato dei Paesi sviluppati. Si è lontani dall´obiettivo del 97% fissato nel 2005. Le sovvenzioni agricole hanno ugualmente fatto vacillare il ciclo di Doha»

Inoltre, la riduzione dei diritti doganali sull´esportazione dei prodotti agricoli è stata minima, mentre nei Paesi Ocse le sovvenzioni all´agricoltura restano elevate: 363 miliardi di dollari nel 2006, circa quattro volte di più degli aiuti allo sviluppo dei Paesi poveri.

Sembra andar meglio l´alleggerimento del debito che è stato accordato a 33 dei 41 Paesi in via di sviluppo che hanno le condizioni richieste, con l´annullamento di oltre il 90% del loro debito estero. Questo non toglie che nel 2006 in 52 Paesi in via di sviluppo si sia più per pagare gli interessi del debito che nella salute pubblica, mentre in 10 Paesi si spende più in interessi per il debito che per l´istruzione pubblica.

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