[04/09/2008] Comunicati

Il bracconaggio anticoloniale del Congo

LIVORNO. Le Potentiel, un giornale della capitale della Repubblica democratica del Congo Kinshasa, solitamente molto attento alle tematiche ambientali, ha pubblicato il 3 settembre un editoriale provocatorio a firma Ben-Clet che è un vero e proprio colpo nello stomaco per chi vuole difendere la natura. Uno sguardo estremo, quasi alieno, completamente diverso da quello con il quale i nostri occhi occidentali guardano all´Africa. Un punto di vista sconvolgente, anche per greenreport, sul rapporto uomo-natura in Africa, probabilmente più diffuso di quanto pensiamo e sintomatico di una reazione al vecchio e nuovo colonialismo.

Ve lo proponiamo come contributo alla riflessione sul rapporto natura, uomo, povertà. Tenendo conto di due cose: l´agghiacciante editoriale di Le Potentiel non si rivolge certo ai poveri che dice di difendere, che spesso sono analfabeti e che comunque non hanno i soldi per comprarsi un giornale e che vivono in luoghi dove internet è un mistero più profondo dell´ombra delle foreste pluviali, ma ad un´elite africana che, proprio in Rdc, si è macchiata di crimini contro l´umanità e la natura, e che gioca al neocolonialismo a tutti i costi, ne rifiuta ogni eredità ma nasconde le evidenti complicità e le colpe nella svendita delle sue enormi risorse. Inoltre il giornale congolese non spiega cosa accadrà all´uomo quando ogni animale dell´Africa sarà stato divorato.

Ecco l´inno di Le Potentiel al bracconaggio ed alla caccia, intitolato "Animali selvaggi": La legislazione in vigore, che il tiranno colonialista ha imposto ai Congolesi dal 1908, enumera, tra gli altri doveri, la protezione (!) di alcuni animali e uccelli delle nostre contrade. Divieto quindi, per gli indigeni affamati, di cacciare o mangiare elefanti, rinoceronti, antilopi, gorilla. Divieto, anche, di catturare soprattutto una bufaga, un fenicottero. Il contravventore si espone ad una forte ammenda e/o a un soggiorno memorabile in galera.

L´indipendenza non ha per niente modificato l´incongruità dei divieti coloniali. I giovani politici indigeni hanno sempre paura di cassare una legislazione coloniale manifestamente illegale. Chissà! Un toubab ferito da un indigeno può attaccare la rabbia canina. Eh, op! Pericolo.

Questi scrupoli sono, oggi, antidiluviani. Una legge che sacrifica i bisogni carnali vitali dell´uomo sull´altare dei capricci di spirito turistico o contemplativo, è immorale, scandaloso, inumano. Peggio, impedire all´essere umano di nutrirsi di selvaggina, così abbondante in natura, è evidentemente peccare contro la volontà divina. Il Creatore non ha, nella sua infinita generosità, messo il regno animale e vegetale a disposizione di Adamo ed Eva, per sfruttarlo?

C´è da dubitare del fondamento filosofico di una legge che protegge gli animali e minaccia gli umani. La storia dimostra che l´uomo erectus, compresi i "nostri avi i galli", è un sapiente miscuglio di carnivoro ed erbivoro. Impedirgli di giocare sui due tavoli, come fa la legge, è farne un falso vegetariano. Un complotto! Bisogna essere pragmatici. La caccia, prima della domesticazione, è stata la via percorsa da tutte le civilizzazioni per nutrire qualitativamente la specie umana. Ai giorni nostri, i Paesi del Nord investono massicciamente nell´agricoltura e nell´allevamento. Al Sud, le priorità sono politiche. Allora, come fare a distogliere dalla caccia e dal bracconaggio le popolazioni malnutrite dai raccolti?

Attendendo un ipotetico colpo di acceleratore all´allevamento, il pragmatismo esige che i Paesi poveri decretino fuori legge le leggi che proteggono gli animali. Questa dichiarazione è sovversiva. E parlarne corrosivo. Sì, milioni di malnutriti della terra hanno bisogno di un avvocato. I governi devono depenalizzare il bracconaggio. Abbasso gli apostoli della contemplazione di elefanti, rinoceronti, bonobo, e fenicotteri rosa nei parchi. Il popolo affamato obbedisce solo alla legge della sopravvivenza.

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