[04/09/2008] Comunicati

Stimolare il cervello con un festival? Che barba, che noia...

LIVORNO. Il festival della mente di Sarzana? Per fortuna è già finito, siete salvi. La mostra del cinema di Venezia? I film sono gli stessi dell’anno scorso. Il festival dei saperi di Pavia? Ridicolo. Il festival della letteratura di Mantova? Meno male ci sono 600 volontari in caso di overdose da chiacchiere. Il festival della filosofia di Modena? Ci vorrà molta fantasia per uscirne vivi.

L’ironia con cui Luigi Mascheroni (Nella foto) sul Giornale di oggi impallina uno a uno i festival culturali italiani è disarmante, Il titolo è “Benvenuti al festival della noia” e il sottotitolo “Tutti attaccati al tram della cultura”. Poi uno sproloquio di fango su tutto e tutti: “fiere delle vanità” piatti, tristi, tutti uguali, noiosi e poi un tentativo si spiegare perché tanta acrimonia: «la cultura è tale solo se è capace, ogni volta, ogni anno, di spiazzare e dividere, di rompere e rinnovare. Ormai invece i festival si limitano a portare la gente in piazza, che non è la stessa cosa».

Andiamo con ordine. Intanto constatiamo che per la legge della domanda e dell’offerta se i festival culturali aumentano ogni anno e se ogni anno vedono aumentare le presenze (è lo stesso giornale che ci informa che il festival della mente ha portato a Sarzana 34 mila persone, il 10% in più di un anno fa) significa che rispondono a un bisogno della popolazione. Così come in negativo dobbiamo riconoscere che se ogni anno ci ritroviamo al pronti-via di settembre, 4 o 5 reality e dozzine di fiction, questo significa che si risponde a una domanda dei telespettatori.

Però c’è una differenza. Perché in questi “festival della noia” come dice il Giornale, si fa cultura, spesso divulgazione e talvolta si approfondiscono tematiche di nicchia che altrimenti non potrebbero conoscere “la gloria” della massa.

Non solo, dal nostro punto di vista in questo particolare caso laddove anche ci fosse meno domanda, sarebbero anzi auspicabili maggiori incentivi da parte pubblica a creare eventi di divulgazione scientifica. Ma troppo spesso alla cultura, scientifica o artistica, vengono riservate solo le briciole.

Mascheroni poi se la prende in special modo con le rassegne letterarie «che non hanno prodotto nemmeno un lettore in dieci anni» (citando non meglio definite prove scientifiche) e che al massimo «hanno sviluppato l’indotto di cittadine turisticamente in caduta libera».

Forse non solo quello, visto che Luigi Mascheroni ha pubblicato Il clan dei milanesi (Booktime, 2007), raccolta di interviste ai figli dei grandi milanesi del passato, e un racconto per l’antologia Pronti per Einaudi (Coniglio, 2007) . Ce lo dice LetterAltura.it, sito ufficiale del festival della letteratura di Verbania, dove il 27 giugno scorso Mascheroni era protagonista di un noioso dialogo con Davide Longo. Mascheroni è poi tra i giurati del concorso letterario organizzato nell’ambito di MondelloGiovani, supernoioso festival di letteratura giovanile, in programma tra poche settimane.

E giusto perché il web non dà proprio scampo, potremo citare il noiosissimo Gallarate poesia festival che il 5 febbraio scorso ha messo in agenda l’incontro su “Le traduzioni della Bellezza” presentato dal solito Mascheroni oppure un incredibilmente noioso Parole nel tempo che il 22 settembre del 2007 metteva in agenda un altro intervento del nostro annoiato presenzialista di festival noiosi.

Mascheroni sta anche per pubblicare per Aliberti Alfabeto culturale, «una sorta di mappa dei luoghi comuni culturali, un vademecum su cosa dire e cosa pensare per vivere da veri intellettuali (o almeno per sembrarlo)». Appunto, ci contentiamo di aspettarlo al prossimo noiosissimo festival a cui sarà invitato.

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