[04/09/2008] Energia

Gli ambientalisti Usa e il petrolio offshore

LIVORNO. Gli ambientalisti americani guardano con grande preoccupazione alla piega che sta prendendo la campagna presidenziale. La candidatura di Sarah Paulin, la governatrice dell´Alaska accesa sostenitrice delle perforazioni petrolifere anche nelle aree protette come vicepresidente di McCain, è un segnale molto preciso e la tiepida reazione del democratico Obama, in difficoltà davanti alla controffensiva energetico-populista repubblicana, è un fatto preoccupante. Sarà forse per questo che l´eterno terzo incomodo, il "verde-pacifista" Ralph Nader è accreditato in alcuni sondaggi del 6% dei voti?

Quella delle trivellazioni petrolifere è un nervo scoperto del movimento ambientalista Usa, visto che il primo gennaio 1969 è considerato la data ufficiale della sua nascita. Fu infatti proprio in quella mattina che ad 8 chilometri dalle coste meridionali della California un gravissimo incidente ad una piattaforma offshore riversò 11 milioni di litri di greggio nel Santa Barbara channel, uccidendo decine di migliaia di uccelli, pesci e mammiferi marini.

La successiva opera volontaria di soccorso agli animali e di pulizie delle coste dette il via ad un nuovo movimento ambientalista più cosciente, attivo e critico verso l´american way of life. L´anno dopo venne celebrato il primo Earth day nazionale e nel 1982 il movimento riuscì ad imporre la moratoria sulle perforazioni offshore.

Ma a 40 anni dal "Santa Barbara spill" il vento sembra cambiato: il populismo energetico repubblicano titilla l´orgoglio nazionale dicendo che occorre liberarsi con il petrolio nazionale dalla schiavitù e dal rialzo dei prezzi voluto da arabi, russi e venezuelani, e Obama sembra cedere a questa disperata ricerca di risorse nazionali per combattere l´aumento del prezzo del gallone della benzina. L´opinione pubblica Usa appare molto più propensa che nel passato a considerare le tecnologie di perforazione petrolifera prive di rischi e comunque quei rischi è nuovamente pronta a correrli. Perfino la contea di Santa Barbara, dove avvenne il disastro petrolifero, si è dichiarata favorevole a nuove perforazioni offshore.

Una vera e propria tagliola per i democratici, dalla quale difficilmente riusciranno a districarsi senza farsi troppo male entro le elezioni di novembre, anche perché entro questo mese il Congresso Usa deve discutere un pacchetto energetico che prevede la possibilità della fine del bando delle perforazioni petrolifere.

Secondo Ben Block, del World watch institute, Il Congresso «potrebbe anche offrire un sostegno finanziario per le tecnologie dell´energia rinnovabile e per le politiche che riducono il consumo di combustibili fossili. Ma i politici di entrambe le camere del Congresso, che precedentemente si erano opposti alla perforazione offshore, ora esprimono sostegno verso l´ampliamento delle politiche energetiche».

Il dilemma per le associazioni ambientaliste Usa è sempre più difficile: rimanere fieri oppositori delle perforazioni offshore o sostenere (e contrattare) una legislazione che favorisca obiettivi più ampi per affrontare i cambiamenti climatici? La maggior parte dei gruppi ambientalisti rimane contraria all´offshore petrolifero e pensa che questa forte opposizione renderà impossibile approvare il pacchetto energetico prima delle elezioni e alla fine favorirà lo sviluppo di politiche di clean energy, che fino ad ora sono rimaste impantanate nel congresso Usa, da parte della nuova amministrazione Usa, che evidentemente si pensa sarà democratica.

Le associazioni ambientaliste nazionali che non si oppongono alle perforazioni offshore si devono invece sempre più scontrare con i loro gruppi locali che sono costantemente contrari.

Eric Smith, un professore di scienze politiche dell´università di California di Santa Barbara, dice sul sito del Worldwach che secondo lui «I leader locali dei gruppi ambientalisti si stanno scavando la fossa sotto i piedi. Parlano solo di perforazioni offshore. Nel frattempo, molti ambientalisti dicono che dovremmo parlare più in generale, discutere di cosa fare per il cambiamento climatico. E´ in corso una lotta. Una battaglia che riguarda le aree costiere di tutto il Paese».

Intanto, mentre gli ambientalisti litigano sulle strategie, nel Senato Usa cresce il sostegno bipartisan al progetto di legge per la ripresa delle trivellazioni offshore sia nella piattaforma continentale esterna che nel finora intoccabile Artic national wildlife rifuge. Un progetto che prevede anche l´eliminazione dei vincoli ambientali per la costruzione di nuove centrali nucleari, il sostegno a fonti alternative per produrre carburanti, incentivi fiscali per le auto a minor consumo ed emissioni e diminuzione delle tasse per le energie rinnovabili. Una specie di gigantesco bastone con appese succulente carote.

I democratici rispondono proponendo norme di qualità più rigide per i combustibili fossili, finanziamenti alle imprese che investono nelle energie rinnovabili ed in tecnologie energetiche pulite e il finanziamento del trasporto pubblico. Non disdegnano però «di prendere in considerazione la possibilità di perforazioni nella piattaforma continentale esterna, da realizzare con appropriate salvaguardie e senza sovvenzioni e contributi al ´Big Oil´ come chiamano le multinazionali petrolifere negli Usa».

Una proposta che, visto che esclude le perforazioni nell´Artico, piace alle due grandi associazioni ambientaliste Sierra Club e Environment America, anche se quest´ultima chiede ai suoi militanti di opporsi in ogni modo alle perforazioni costiere.

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