[01/09/2008] Comunicati

20 anni di Ipcc, Maracchi a greenreport: «Ora la sfida è decidere come agire»

FIRENZE. Il meeting Ipcc di Ginevra, l’uragano Gustav, l’attesa per il 24° ciclo solare e i dubbi sulle ripercussioni climatiche. E soprattutto, l’estenuante dibattito in corso riguardo alla significatività del ruolo antropico nel surriscaldamento globale, ogni giorno più infuocato nonostante i sempre maggiori elementi di concordia nelle conclusioni a cui sta giungendo la comunità scientifica. Tutte questioni che pendono sull’agenda politica nazionale e mondiale, nel giorno in cui comincia ufficialmente, per i meteorologi, la stagione autunnale. Sarà un autunno caldo per il clima? E per la politica globale? Abbiamo chiesto il parere di Giampiero Maracchi, direttore dell’istituto di Biometeorologia del Cnr e tra i più autorevoli climatologi italiani.

Professor Maracchi, l’attuale stagione degli uragani in atlantico è fuori norma per il loro numero e intensità? In particolare, l’uragano Gustav è correlato con il surriscaldamento globale?
«Per quanto riguarda il numero di uragani, siamo nella norma. Riguardo all’energia, negli ultimi anni sono aumentati i fenomeni intensi, a causa delle più alte temperature del golfo del Messico rispetto al passato. Ciò è dimostrato dal Power dissipation index (Pdi, in poche parole un indice dell’energia rilasciata dagli uragani, ndA), che è cresciuto da 1 a 2».

Che estate è stata alle nostre latitudini? Un’estate da Global warming o un’estate calda e secca, ma non eccezionale?
«No, un’ estate tutto sommato normale».

Perdura l’attesa per la partenza del 24° ciclo solare. Come sappiamo, nel quarto Rapporto Ipcc il forcing solare al surriscaldamento è stimato intorno a un valore medio di 0,12 W/mq, circa 13 volte inferiore al solo forcing derivante dalla CO2 (media 1,66 W/mq), e senza considerare gli altri gas climalteranti. C’è da attendersi un ridimensionamento di questi dati in futuro?
«Non penso che ci saranno variazioni significative, salvo che alcuni eventi rimettano in discussione il tutto».

Esattamente venti anni fa nasceva l’Ipcc. Da allora, molti dubbi sono diventate certezze: su alcuni aspetti ha senso approfondire ancora, su altri il dibattito sembra ormai terminato. Come è possibile invece che la discussione riguardo alla significatività del ruolo antropico sia ancora così ideologizzata e totalizzante, quasi che certezze non ne esistessero e ci fossero solo dubbi?
«E’ una caratteristica tipicamente italiana, propria di un popolo polemico e che tende a dividersi su tutto, come su una partita di calcio. Il dibattito persiste anche negli altri paesi, ed è ragionevole che ci sia: ma qui da noi c’è il gusto della polemica fine a sé stessa. Ed è un problema ormai antico: dalla nascita dell’industria pesante si è posto un problema di gestione del pianeta sempre più difficile, che è sempre stato affrontato fermandosi sui sofismi e non andando al centro del problema. Pensiamo al ciclo dei rifiuti: il problema è che i cicli bio-geochimici non si controllano più. Gli equilibri sono modificati? Forse è il caso di preoccuparci. E invece ci dividiamo in fazioni, cerchiamo la rissa, siamo il popolo dei dibattiti su partite di calcio. E parte della stampa specula su questo.

Ritornando al clima, come si spiegano gli ingenti fondi che tutti i paesi sviluppati (pensiamo alla Germania o alla Finlandia) investono per studiare e contrastare il problema? O sono tutti pazzi, oppure il problema è reale. L’Ipcc e la comunità scientifica stanno studiando i cambiamenti climatici: ci possono essere degli errori, ma non così irragionevoli da motivare un dibattito così serrato. E lasciamo stare le previsioni per il futuro, che nessuno può seriamente dire cosa avverrà tra 100 anni: ma ciò che è già successo è sufficiente per preoccuparci».

Qual è quindi la sfida che attende l’Ipcc nei prossimi 20 anni? C’è un evidente problema di comunicazione: è l’Ipcc stesso che deve porvi rimedio o è un compito della politica?
«La sfida è domandarsi che cosa fare, quali adattamenti intraprendere. Verifichiamo che si stanno sciogliendo i ghiacci, e poi? Sia l’Ipcc che la politica devono tradurre queste questioni. Ad ogni modo, c´è un problema di utilizzo di risorse del pianeta che sussisterebbe anche se non ci fosse il surriscaldamento terrestre, un problema globale che non siamo in grado di affrontare»».

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